GEORGIA: Il paese al voto per eleggere il nuovo presidente

Domenica 28 ottobre in Georgia si terranno le settime elezioni presidenziali della storia del paese caucasico. I cittadini saranno chiamati alle urne per eleggere colui che prenderà il posto dell’attuale presidente uscente, Giorgi Margvelashvili, in carica dal 2013, fermatosi per scelta al primo mandato.

Le ultime elezioni dirette

Sarà l’ultima volta che i georgiani potranno eleggere direttamente il proprio presidente, poiché, al prossimo giro, l’elezione del capo dello Stato sarà indiretta. Infatti, in virtù degli emendamenti costituzionali approvati nel 2017, a partire dal 2024 il presidente della repubblica caucasica verrà scelto da un collegio speciale composto dai 150 parlamentari e da altrettanti rappresentanti delle autorità regionali e municipali, e i suoi poteri saranno ulteriormente ridotti.

Il voto di domenica rappresenta dunque l’ultimo atto del semi-presidenzialismo georgiano, sistema destinato a evolversi progressivamente in parlamentarismo puro proprio grazie alle ultime riforme costituzionali volute e approvate dal Sogno Georgiano; tutto ciò nonostante la tenace opposizione di Margvelashvili, critico nei confronti di tali emendamenti poiché approvati “a porte chiuse” e mirati a fare l’interesse esclusivo dell’attuale maggioranza.

Il passo indietro di Margvelashvili

Ormai da tempo ai ferri corti con il partito di governo, col quale entrò in contrasto fin dai primi mesi del suo insediamento, l’attuale presidente georgiano lo scorso agosto ha fatto sapere di non volersi ricandidare per un secondo mandato.

Margvelashvili, che nel 2013 venne candidato proprio dal Sogno Georgiano, si sarebbe potuto ripresentare al voto come candidato indipendente; alla fine però ha ritenuto più opportuno fare un passo indietro, conscio della forte resistenza che avrebbe incontrato se riconfermato, preferendo dunque ritirarsi, almeno momentaneamente, dalla vita politica.

Pur defilandosi, il presidente uscente ha voluto comunque rifilare un’ultima stoccata al Sogno Georgiano e al suo capo politico, Ivanishvili, il quale tempo fa lo definì “il suo più grande errore”, ricordando che “colui a cui verrà assegnato il prossimo mandato dovrà essere al servizio dei cittadini, e non dipendere da qualche persona o gruppi di persone particolarmente influenti”.

Record di candidature

Le elezioni che individueranno il successore di Margvelashvili saranno ricordate per essere le più affollate della storia della repubblica caucasica. Le candidature pervenute sono state infatti 46, sebbene le domande di 21 di questi aspiranti presidenti siano state respinte dalla Commissione elettorale centrale (CEC), organo incaricato dell’organizzazione di elezioni nazionali e referendum.

Alla fine, a presentarsi al voto saranno quindi 25 candidati: si tratta del numero più alto di sempre dal 1991, anno in cui in Georgia si tennero le prime presidenziali. Tuttavia, tale statistica non sorprende più di tanto: negli ultimi anni infatti sempre più persone hanno tentato la scalata alla presidenza del paese: se nel 2008 i candidati erano “solo” 19, nel 2013 arrivarono a 23.

Dei 25 candidati, 19 sono stati nominati da partiti politici, mentre i restanti 6 sono candidati indipendenti supportati da vari gruppi di iniziativa. Per essere eletto presidente già al primo turno un candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti; nel caso questo non accada i due candidati più votati andranno al ballottaggio.

Verso il primo presidente donna?

Questa volta, dopo quanto successo con Margvelashvili, il Sogno Georgiano ha preferito non presentare al voto alcun proprio affiliato, decidendo invece di supportare l’indipendente Salome Zurabishvili, rendendola di fatto la principale candidata alla presidenza del paese.

Nata a Parigi da una famiglia di emigrati politici, prima di prendere la cittadinanza georgiana Zurabishvili fu ambasciatrice francese in Georgia. Dal marzo 2004 all’ottobre 2005, nei primi anni di presidenza di Saakashvili, ricoprì l’incarico di ministro degli Esteri del paese caucasico, mentre nel 2006 fondò il partito La Via Georgiana, abbandonandolo tuttavia nel 2010, quando si trasferì all’estero per lavorare al servizio delle Nazioni Unite. Tornata in Georgia, si presentò alle parlamentari del 2016 come indipendente, venendo eletta nel distretto di Mtatsminda proprio grazie al decisivo sostegno del partito di governo, che per favorirla decise di ritirare il proprio candidato.

Lo scorso agosto Zurabishvili ha annunciato di volersi candidare alle presidenziali, ottenendo fin da subito il supporto della maggioranza. Allo stesso tempo però, la vicinanza al Sogno Georgiano le ha attirato le critiche dell’opposizione, che nel corso della campagna elettorale ha messo più volte in dubbio la sua reale indipendenza politica, accusandola di essere l’ennesimo burattino pilotato da Ivanishvili. In caso di vittoria, la candidata appoggiata dall’establishment sarebbe il primo presidente donna della Georgia.

L’opposizione fatica a trovare unità

Se Zurabishvili si presenta da favorita, l’opposizione arriva al voto divisa e indebolita dai contrasti tra il Movimento Nazionale Unito, fondato nel 2001 da Saakashvili, e il partito Georgia Europea, nato nel gennaio del 2017 in seguito a una scissione interna allo stesso MNU, verificatasi al termine di una lunga lotta tra fazioni rivali. Fallito sul nascere il tentativo di creare un fronte unico in vista delle elezioni, lo scorso luglio i due partiti avevano tuttavia promesso di collaborare, arrivando persino a firmare un accordo dove si impegnarono a non farsi la guerra in campagna elettorale e a sostenere ognuno il candidato dell’altro nel caso uno di essi arrivasse al secondo turno. Tuttavia la tregua non è durata a lungo, con i leader dei rispettivi partiti che già alla fine di luglio sono tornati a lanciarsi reciproche accuse.

Tornando al voto, il candidato del Movimento Nazionale Unito è Grigol Vashadze, già ministro degli Esteri tra il dicembre 2008 e l’ottobre 2012. Ex cittadino russo, rinunciò a tale passaporto nel 2008, in seguito alla Guerra russo-georgiana. Nel 2017 partecipò alle elezioni comunali di Kutaisi, venendo però sconfitto da Giorgi Chighvaria, candidato del Sogno Georgiano.

Georgia Europea ha invece candidato il proprio capo politico, Davit Bakradze, già ministro degli Esteri e presidente del parlamento dal 2008 al 2012. Ex delfino di Saakashvili, come leader del MNU (partito di cui ha fatto parte dal 2002 al 2017) Bakradze già corso alle parlamentari del 2012 e del 2016 e alle presidenziali del 2013, arrivando però in tutte e tre le occasioni alle spalle dei candidati del Sogno Georgiano.

Il fatto di correre con due candidati diversi penalizzerà probabilmente l’opposizione, che anche presentandosi unita avrebbe comunque dovuto sudare contro la candidata appoggiata dal partito di maggioranza.

Gli altri candidati

Ancora meno possibilità hanno gli altri candidati, tra cui spiccano Davit Usupashvili, presidente del parlamento dal 2012 al 2016 e leader del Movimento per lo Sviluppo, che in vista delle elezioni aveva tentato invano di ottenere l’appoggio di Margvelashvili, il quale però ha preferito non schierarsi; Zurab Japaridze, leader del partito Girchi, distintosi negli ultimi anni per la lotta a favore della depenalizzazione del consumo di cannabis, e Shalva Natelashvili, leader del Partito dei Lavoratori.

Presenti in lista anche Otar Meunargia, candidato del partito L’industria salverà la Georgia, formazione presente in parlamento, seppur con un solo seggio, Kakha Kukava, di Georgia Libera, e Akaki Asatiani, ex presidente del Consiglio Supremo tra il 1991 e il 1992 e leader dell’Unione dei Tradizionalisti Georgiani. Non mancano nemmeno personaggi folkloristici, come Mikheil Saluashvili, candidato del movimento Il Signore è la nostra verità, secondo il quale alla Georgia sarebbe stato assegnato un ruolo speciale nella battaglia finale tra le forze del bene e quelle del male; battaglia che Saluashvili sembra collegare alla Guerra russo-georgiana, con Putin e Saakashvili paragonati rispettivamente ai re del nord e del sud menzionati in una profezia contenuta nel Libro di Daniele.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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