GEORGIA: Depenalizzato il consumo di cannabis

Era l’inizio dell’estate quando la Corte costituzionale georgiana si è pronunciata in favore della depenalizzazione del consumo di cannabis. La sentenza ha fatto notizia in quanto la Georgia è uno dei paesi membri del Consiglio d’Europa con la legislazione più severa in tema di consumo e possesso di stupefacenti.

Nel novembre 2017, la Corte aveva già dichiarato incostituzionali le pene detentive legate al consumo di marijuana. Con il secondo pronunciamento del tribunale costituzionale scompaiono anche le sanzioni amministrative.

Le due sentenze hanno rappresentato una vittoria per il movimento di opposizione extraparlamentare “Girchi”, promotore del processo il cui leader, Zurab Japaridze,  definiva la battaglia legale per la depenalizzazione del consumo di cannabis come “una lotta per la libertà, non per la marijuana”.

L’azione governativa

L’azione della Corte costituzionale ha reso legale il consumo di marijuana qualora non avvenga in luoghi quali scuole, mezzi pubblici o in presenza di bambini. Restano illegali, invece, la coltivazione e la vendita.

La coalizione di governo del Sogno georgiano si è occupata di riempire nel corso dell’estate il vuoto legislativo che si è venuto a creare a causa delle sentenze del tribunale costituzionale, nel definire i limiti e le sanzioni legate al commercio di cannabis.

Un primo disegno di legge, emerso nei primi giorni di settembre, sembrava addirittura legalizzare la produzione di cannabis per l’esportazione. In base al nuovo sistema, il commercio di marijuana sarebbe rimasto illegale in Georgia, mentre per aziende in possesso di una speciale licenza sarebbe stato possibile la produzione per l’estero, se legata a scopi terapeutici o per la produzione di cosmetici.

L’intervento della chiesa

Una proposta legislativa di questo genere era destinata a trovare l’opposizione della Chiesa ortodossa georgiana. Il patriarcato si è sempre opposto alla legalizzazione della marijuana e aveva espresso la sua contrarietà nei confronti delle sentenze della Corte costituzionale.

Secondo quanto dichiarato dal patriarca Ilia II in un sermone del 16 settembre, “la produzione di cannabis non deve andare nelle mani dei privati perché ciò renderebbe impossibile controllarla, diffondendo la dipendenza da droga in Georgia”. Nonostante il ministro delle Finanze Ivane Matchavariani avesse sottolineato l’importanza economica del commercio di cannabis, il capo della chiesa ortodossa ha concluso il discorso spiegando che “il futuro dei nostri figli è più importante dell’economia”.

Il disegno di legge finale

L’opposizione della chiesa non poteva rimanere inascoltata in un paese religioso come la Georgia, in cui il patriarca è la figura statisticamente più ascoltata dalla maggior parte della popolazione.

Il disegno di legge elaborato da una commissione parlamentare – in presenza di una dozzina di preti ortodossi – lo scorso 19 settembre prevede di rendere legale solo l’uso domestico per i maggiori di 21 anni e all’interno di spazi privati, mantenendo illegale la produzione. Il consumo in luoghi pubblici prevede sanzioni amministrative e penali, nel caso del consumo in presenza di bambini o alla guida.

La seconda parte del disegno di legge, riguardante la produzione per l’esportazione è stata sospesa di fronte all’intervento della chiesa. Si è trattata quindi di una depenalizzazione, ma non di una vera e propria piena legalizzazione.

Resta in vigore la già menzionata legislazione che punisce con pene tra gli otto e i vent’anni di reclusione il possesso di 207 sostanze stupefacenti. Secondo una statistica del Consiglio d’Europa, un terzo dei detenuti in Georgia risponde a condanne proprio legate al possesso di droghe.

Nel recente passato ci sono poi stati casi di personaggi politicamente scomodi detenuti grazie alla severità di questa legislazione. Un caso emblematico in tal senso, è quello del duo rap Birja mafia. Dopo aver usato un’espressione ingiuriosa nei confronti della polizia in una delle loro canzoni, sono stati condannati alla prigione per possesso di MDMA. La tempistica del ritrovamento della sostanza stupefacente – quantomeno sospetta agli occhi di molti georgiani – ha fatto pensare a una vendetta delle forze dell’ordine.

La depenalizzazione del consumo di cannabis è, quindi, solo un piccolo progresso nel mitigare un sistema di leggi che ha gravi ricadute sociali e politiche.

Immagine: Voanews

 

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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