Venerdì 25 maggio, in Irlanda, si è concluso con una vittoria del “sì” il referendum costituzionale sull’abrogazione dell’ottavo emendamento, che permette alle donne di interrompere la gravidanza solo se la loro vita è in grave pericolo.
I dati del referendum
Il conteggio delle schede è iniziato alle 9:00 di sabato 26 maggio, con oltre 3.2 milioni di persone registrate per votare al referendum. L’affluenza alle urne è stata del 62.2% – un incremendo del 2% rispetto al referendum del 2015 sulle unioni civili – e oltre il 66% ha votato per abrogare l’emendamento.
La vittoria del “sì” implica che l’ottavo emendamento verrà sostituito con una clausola secondo la quale “la regolamentazione dell’interruzione di gravidanza sarà disciplinata secondo la legge”: la legislazione irlandese si conforma così a quella della maggioranza dei paesi europei.
Un elettorato diviso
L’elettorato irlandese ha dunque deciso di abrogare la dura legislazione, introdotta tramite referendum nel 1983. L’ottavo emendamento costringeva le donne intenzionate a interrompere la gravidanza a recarsi all’estero, spesso nel Regno Unito e in Olanda – una pratica considerata indebitamente estenuante e faticosa dai sostenitori del “sì”.
Tra coloro che hanno votato “no”, invece, molti hanno ritenuto la nuova legislazione eccessivamente permissiva, dal momento che si garantirebbe un accesso illimitato all’aborto fino a dodici settimane dall’inizio della gravidanza. Mantenere la legislazione vigente, tuttavia, avrebbe significato vietare l’aborto anche nel caso in cui la donna sia stata vittima di uno stupro, il feto sia malformato o la gravidanza si sia originata da un rapporto incestuoso. La scelta dell’elettorato irlandese è stata accolta con favore dal ministro della Salute Simon Harris: “Invece di dire [alle donne che intendono interrompere una gravidanza] di prendere una barca, stiamo ora dicendo loro di prendere la nostra mano perché ci prenderemo cura di loro”.
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Triste giorno per l’Irlanda….