Arte o apologia del totalitarismo? Il controverso caso della Neue Slowenische Kunst

In tempi in cui gli spettri del nazionalismo, della destra radicale e di muri fisici e mentali si aggirano per il mondo, le attività di un controverso e sfaccettato collettivo artistico fondato oltre trent’anni fa in terra jugoslava mettono in guardia da eterni ritorni. Si tratta della Neue Slowenische Kunst (NSK) – nuova arte slovena, nata nel 1984 dall’unione di tre gruppi di arti visive, musica e teatro, quali rispettivamente Irwin, Laibach e Scipion Nasice Sisters. Vi si uniranno in seguito altri tra cui il Dipartimento di Filosofia Pura e Applicata e il Nuovo Collettivismo relativamente alla grafica.

Il legame tra arte e politica, la visualizzazione dei parallelismi tra i regimi totalitari, l’analisi della relazione complessa tra storia, cultura e identità nazionale e la successiva critica al capitalismo sono le chiavi di lettura del movimento, definito dalla critica come retroavanguardia. L’uso del tedesco intendeva sottolineare il rapporto ambivalente degli sloveni con la Germania: da un lato stato oppressore e invasore, dall’altro patria di Goethe e della rivista Der Sturm, riferimento per le avanguardie berlinesi durante la Repubblica di Weimar. Proprio in relazione alle avanguardie in generale, il loro lavoro è concepito come Gesamtkunstwerk, opera d’arte totale, e fa largo uso di citazioni e appropriazioni.

Miran Mohar, co-fondatore del collettivo e membro di Irwin, parla della NSK come di una risposta alle varie politiche nazionaliste aggressive nei Balcani occidentali. Distorcendone la stessa retorica ed iconografia ed esaltandone al contempo gli elementi di fascinazione, il collettivo partiva dall’assunzione che la repressione della simbologia totalitaria e nazionalista, e quindi del trauma passato, contribuisse al suo rafforzamento. Slavoj Zizek vede nel loro approccio un esempio di “sovraidentificazione con l’osceno super io dello stato”.

Nel 1987 il Nuovo Collettivismo realizzò il manifesto per la giornata della gioventù jugoslava, scatenando polemiche e facendo rischiare il carcere agli stessi autori quando lo si scoprì essere una copia modificata di un manifesto nazista degli anni Trenta. I Laibach invece, dal nome di Lubiana sotto austro-ungarici e Terzo Reich e oggi espressione più conosciuta della NSK tanto da essere il primo gruppo occidentale ad esibirsi in Corea del Nord, vantano tra i principali successi cover di Rolling Stones e Queen.

Il progetto più interessante legato alla NSK nasce nel 1992 rispetto alla dissoluzione della Jugoslavia e dell’Unione Sovietica. A partire da questa data il collettivo diviene Stato NSK nel Tempo creando ambasciate e consolati temporanei, giungendo l’anno seguente a rilasciare passaporti, con la leggenda che il pittore bosniaco Edin Numankadic se ne fosse servito per viaggiare a Seul nel 1996. Questa micronazione non ha tuttavia alcuna rivendicazione territoriale né si identifica con uno stato realmente esistente. L’esperimento, evolutosi negli anni in maniera sempre più autonoma dai suoi iniziatori e definito come il “primo stato globale dell’universo”, conta attualmente circa 14.000 cittadini in tutto il mondo, tra cui Marina Abramovic e lo stesso Slavoj Zizek. Nel 2007, in seguito alla richiesta di oltre 2.000 nigeriani, il ministero degli esteri sloveno si vide costretto a pubblicare un’avvertenza sul proprio sito per specificare la non validità del passaporto della NSK per entrare nello spazio Schengen. Il sito non ufficiale NSKSTATE.COM creato dal grafico Haris Hararis, connette questa società “post nazionale”, riunitasi per la prima volta nel 2010 in un apposito congresso a Berlino.

Lo Stato NSK nel Tempo ha ottenuto, come già nel 1993, il suo padiglione indipendente alla Biennale di Venezia di quest’anno. Oltre al rilascio di nuovi passaporti ha dato vita in tale occasione ad una riflessione sulla nozione di statalità e sulla visione dell’Europa. Con transnazionalità e pensiero critico come principi cardine, questo stato intende infatti, secondo Mohar, aprire nuovi spazi di organizzazione sociale, ripensando la cittadinanza e tutto il corollario ad essa legato a prescindere dall’appartenenza ad un determinato territorio.

Da apologetica provocazione senza precedenti la NSK è celebrata oggi dalle autorità slovene per il suo contributo al processo di democratizzazione del Paese e al posizionamento della stessa Slovenia a livello internazionale.

Foto: MMC/Miloš Ojdanić

Chi è Francesca La Vigna

Dopo la laurea in Cooperazione e Sviluppo presso La Sapienza di Roma emigra a Berlino nel 2009. Si occupa per anni di progettazione in ambito culturale e di formazione, e scopre il fascino dell'Europa centro-orientale. Da sempre appassionata di arte, si rimette sui libri e nel 2017 ottiene un master in Management della Cultura dall'Università Viadrina di Francoforte (Oder). Per East Journal scrive di argomenti culturali a tutto tondo.

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