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SPORT: Oină, il “papà” del baseball dalla Romania

Tutti gli sport maggiormente praticati al giorno d’oggi non hanno un percorso di nascita lineare e spesso derivano da sport inventati precedentemente o da attività che un giorno qualcuno trasformò in svago con l’aggiunta di qualche regola.

Il calcio per esempio ha origini ancestrali che si mescolano tra il cosiddetto calcio fiorentino e altre discipline simili che si giocavano un po’ dappertutto tra Asia ed Europa. La versione moderna nacque in Inghilterra quasi per caso, tra un adattamento del rugby e la naturale evoluzione di una disciplina che, quanto riportano alcuni storici, fu portata dai romani durante il periodo di conquista. Il basket ha ugualmente radici che affondano in un’altra attività chiamata duck-on-a-rock. Il seme da cui nacque il baseball, sport americano per eccellenza, arriverebbe invece dalla Romania.

Infatti nel diciannovesimo secolo alcuni immigrati che avevano lasciato la Transilvania avrebbero esportato quello che al tempo era lo sport tradizionale della Romania, la oină. I primi documenti attestanti l’esistenza della disciplina risalgono al 1300 e pare che la creazione fu promossa da Vladislav I di Valacchia. Si diffuse rapidamente in tutta la nazione e rimase per secoli la più importante disciplina sportiva praticata in Romania, tanto che si racconta che il referendum del 1866 sul principe reggente Carlo Ludovico di Hohenzollern-Sigmaringen non si poté tenere nella città di Ploiești perché la popolazione andò a vedere una partita.

Nel 1890 il ministro dell’Istruzione Spiru Haret decise che la oină dovesse essere praticata in tutte le classi di educazione fisica. In seguito lo stesso organizzò anche la prima competizione ufficiale (la federazione di oină nacque solo nel 1932). Anche durante il periodo comunista lo sport continuò a essere fortemente praticato, con svariate società sotto il controllo dello Stato, spesso affiliate all’esercito, alla polizia o alle grandi fabbriche.

Le regole sono decisamente simili a quelle del baseball. Il gioco si basa molto sulla velocità e sul dinamismo dei giocatori: l’obiettivo è quello di conquistare il maggior numero di basi possibile e, per avere il tempo necessario a conquistare le basi, si deve colpire una palla con una stecca, tentando di allontanarla il più possibile. I giocatori sono undici per squadra, divisi in ala offensiva e ala difensiva. Le partite durano mezz’ora. Il campo, delle dimensioni di 70×32 metri, è diviso in tre zone: la zona di gioco, la zona di battuta e la back-zone (zona de fund).

Le fasi del gioco in cui si possono trovare le squadre sono sostanzialmente due: quella di battuta e ricezione. All’inizio della partita la squadra che batterà per prima è scelta tramite una procedura che prevede il lancio della palla in alto da parte dell’arbitro e il tentativo da parte dei giocatori di conquistarla: il giocatore che riuscirà ad avere almeno quattro dita sulla palla regalerà la battuta alla propria formazione. Nei campionati alla squadra vincente vengono assegnati tre punti, mentre per pareggio e sconfitta si guadagnano rispettivamente due e un punto.

Questo sport negli ultimi trent’anni è stato però quasi totalmente dimenticato, venendo rimpiazzato in gran parte dal calcio e rimanendo vivo solo nelle campagne. Nel 2014 è riuscito a tornare agli onori della cronaca grazie al progetto fotogiornalistico di Bogdan Boghițoi and Sorin Vidis, due giovani che decisero di documentare questo fenomeno basato interamente su passione e sforzi, dal momento che non vi è alcun indotto finanziario. I ragazzi decisero di imbarcarsi in un questo progetto a seguito della decisione del governo di rendere la oină sport nazionale romeno, con lo scopo di rinverdire la tradizione riportandola in tutta la nazione.

Chi è Mattia Moretti

Nato nel 1994 ad Alghero. Studente di Filosofia presso l'Università di Padova. Collabora con la Pagina Sportiva di East Journal e con il sito dedicato alla pallacanestro BasketUniverso.

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