Differenziale salariale di genere, la situazione in Europa orientale

Fonte: UN campaign

Secondo le stime di Eurostat che si rifanno ai dati del 2013, e alla più recente indagine di Expert Market che si basa sui dati dell’Unione Europea del 2015, le donne europee sono pagate meno delle loro controparti maschili. Se la notizia in sé non è una novità, conoscere l’entità della differenza tra paghe maschili e femminili nei vari paesi europei è rilevante.

La situazione nei paesi europei

Qual è il giorno dell’anno in cui le donne europee possono smettere di lavorare? Nella classifica tra i paesi europei con la maggiore differenza tra la retribuzione femminile e maschile il paese a risultare più virtuoso è la Slovenia, dove il gap è pari al 3,2%. Questo significa che a differenza degli uomini, le donne slovene durante l’anno smettono di essere retribuite il 18 dicembre. Anche il paese europeo più virtuoso risulta essere sostanzialmente discriminatorio nei confronti della propria popolazione femminile, per la quale la paga oraria è talmente inferiore a quella maschile da rendere irrilevanti 15 giorni di lavoro durante l’anno.

La situazione diventa peggiore scorrendo la classifica. La Polonia, paese in cui le donne occupano gran parte delle posizioni manageriali, il gap è al 6,4%. L’Italia si colloca sorprendentemente in alto, con un 7,3% di differenza che significa che le donne italiane lavorano a titolo gratuito nel mese di dicembre. Molti paesi est europei si collocano davanti a quelli occidentali, tra questi la Croazia, subito dietro l’Italia, la Romania all’ottavo posto, la Serbia, la Moldavia e la Bulgaria. Quasi metà dei paesi ha un gap che si aggira intorno al 15%, cioè in questi paesi le donne, rispetto agli uomini, smettono di essere pagate negli ultimi due mesi dell’anno.

Tra i peggiori troviamo la Gran Bretagna con il 19,7%, la Germania con il 21,6% e l’Austria con il 23%. L’est Europa apre e chiude la classifica. Infatti la Slovacchia si colloca poco prima della Germania con un gap del 19,6%, e la Repubblica Ceca poco prima dell’Austria con il 21,6%.

Il peggior paese dell’Unione Europea è l’Estonia, con un gap del 29,9%. Alle ultime posizioni troviamo Georgia, Ucraina e Bosnia ed Erzegovina. Quest’ultima colpisce in modo particolare con una differenza del 46%. Ciò significa che a parità di condizioni le donne bosniache lavorano per la metà della paga degli uomini.

Le ragioni

Secondo Luboš Sirota, CEO e presidente dell’agenzia di consulenza in risorse umane McROY, la differenza di paghe si deve a stereotipi di genere consolidati storicamente. Tutto ciò avviene nonostante le donne siano più istruite degli uomini. Infatti, secondo uno studio di Sberbank Slovacchia il 36% delle donne tra i 25 e i 34 anni ha conseguito un titolo universitario contro il 24% degli uomini.

Per Ladislava Molnárová, senior manager all’Amrop, la differenza si deve anche alla mancanza di flessibilità dovuta al periodo di maternità. Spesso le donne accettano paghe ridotte per poter avere orari più flessibili. Come confermato da Anna Klimáčková, membro del board esecutivo della Piattaforma Donne Slovacchia, il gap più grande si ha nella fascia di età tra i 35 e i 39 anni: “il che denota gli sforzi delle giovani madri ad accettare qualsiasi lavoro pur di avere un reddito.” A differenza della Polonia, dove le madri hanno diritto alla totalità del loro stipendio durante le prime 24 settimane di maternità, in Slovacchia nello stesso periodo lo stipendio viene ridotto al 60%.

La questione di genere è da tempo sull’agenda dell’Unione Europea. Nel 2010, a Bruxelles, è stata approvata la Carta delle Donne, che propone soluzioni e descrive le misure necessarie a garantire l’uguaglianza di genere nelle politiche sociali. Ciononostante i paesi membri sembrano incapaci di metterla in atto. Non valorizziamo più di metà dell’intera popolazione, inconsapevoli del ruolo fondamentale che le donne hanno nelle nostre società.

Fonte: Euromarket
Fonte: Euromarket

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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