STORIA: Perasto, perla del Mediterraneo che fece la gloria della Serenissima

Le Bocche di Cattaro sono un autentico paradiso in terra. Si trovano sulla costa montenegrina e hanno una conformazione frastagliata che rendono questo golfo unico al mondo. Non a caso, le Bocche di Cattaro rientrano tra i patrimoni dell’umanità protetti dall’UNESCO.

Nel cuore delle Bocche, inoltre, dopo aver oltrepassato il punto più stretto del golfo, si trova la piccola cittadina di Perasto (Perast, in lingua locale). Abitata oggi da poco più di 300 anime, quel che colpisce subito di Perasto, oltre che la pietra bianca con cui sono costruiti i suoi edifici, è il suo posizionamento proprio nel centro del golfo.

Ed è proprio qui, in questa cittadina apparentemente insignificante che venne resa grande la gloria della Serenissima Repubblica di Venezia.

Perasto fu parte di Venezia ininterrottamente dal 1420 al 1797, ma anche nel periodo precedente la città ruotò attorno all’orbita della repubblica marinara, dato che sin dal 1336 vantava uno dei più importanti cantieri navali di tutta la regione.
Nel periodo veneziano, la città conobbe un incredibile sviluppo economico, politico e militare. Nel momento di maggior splendore per la repubblica di San Marco, Perasto arrivò ad avere ben quattro cantieri navali e nello stesso periodo vennero costruite le sue diciotto chiese, di cui sedici cattoliche e due ortodosse.

Potere e invincibilità di Perasto

La gloria di Perasto inizia ufficialmente nel 1368, grazie all’aiuto spontaneo dei suoi cittadini in favore della flotta veneta nel corso di un assedio ottomano. Da allora, la città si guadagnò il titolo di “fedelissima gonfaloniera” e le venne riservato l’onore di custodire il gonfalone militare della Serenissima. Tale titolo, insieme al gonfalone stesso, rimarranno privilegio esclusivo della città fino alla fine della Repubblica.

Anche la guardia militare personale del Doge era composta da dodici persone tutte provenienti esclusivamente da Perasto, dove venivano nominate dalle 12 casate nobiliari locali. Ben 8 di loro moriranno nella Battaglia di Lepanto.

Il potere militare della città si consolidò parimenti al suo sviluppo economico, dovuto alla tradizione marinaia e ai suoi cantieri navali.
Basti pensare che l’imperatore russo Pietro il Grande era solito spedire i figli delle casate nobiliari russe a studiare presso Marko Martinović, famoso matematico e capitano di vascello di Perasto.

La città vanta inoltre il fatto di non essere mai stata conquistata dagli ottomani, nonostante non sia mai stata cinta da mura. Il motivo della sua invincibilità va individuato nel genio architettonico veneziano che consentì alla città di preservare la sua posizione strategica in funzione difensiva. Chi approcciava la città via mare doveva infatti passare per “lo stretto delle catene”, nel punto più stretto della Bocca, esattamente di fronte alla città, sul quale venivano tese delle catene da una costa all’altra. Questo sistema era funzionale anche come dogana e venne utilizzato in molte altre città veneziane, come a Verona, dove accedendovi via fiume si doveva passare per “la torre della catena“, posizionata in mezzo all’Adige.

Perasto venne poi dotata di 9 torri d’avvistamento, nonché di una fortezza in cima alla città (risalente al 1570), per la difesa in caso di attacchi dall’entroterra. Essendo a lungo stata circondata da territori ottomani, questa servì per proteggere i capitani veneziani, come accadde durante l’assedio del maggio del 1654.

La leggenda

Di fronte a Perasto ci sono due isolotti, che portano il nome delle chiese che vi furono costruite – San Giorgio e Madonna dello Scalpello.
Mentre San Giorgio è un’isola naturale, la Madonna dello Scalpello è un’isola artificiale, formatasi nel tempo per via delle imbarcazioni affondate presso lo scoglio che stava all’origine dell’isolotto.

Secondo la leggenda, il 22 luglio 1452, venne rinvenuta un’immagine di una Madonna col bambino, la quale venne portata da due marinai presso la chiesa di San Nicola. Nella notte, l’icona scomparve e venne rinvenuta l’indomani nuovamente sullo scoglio. I perastini decisero quindi di costruire un luogo di culto dedicato alla madonna e di ritorno da ogni viaggio in mare, lanciavano dei sassi presso lo scoglio, accrescendone così le dimensioni. Da allora, ogni 22 luglio, al tramonto, gli abitanti di Perasto si recano via mare presso l’isola, verso la quale vengono lanciati dei sassi, di modo da contribuire alla sua estensione.

All’interno della chiesa si trovano oltre 2.000 “ex voto”, che rappresentano le difficoltà superate dalla città di Perasto, tra i quali il terremoto del 1667, che distrusse la stessa chiesa.

La storia gloriosa della repubblica marinara termina nel maggio 1797, con l’abdicazione del Doge Ludovico Manin che, minacciato dall’invasione di Napoleone Bonaparte, dichiarò che la Serenissima Repubblica di Venezia era decaduta.
I perastini, tuttavia, decisero di rimanere fedeli alla repubblica, i cui vessilli sventolarono fino all’arrivo degli austriaci nell’agosto del 1797.
Questi vennero quindi consegnati, mentre il gonfalone venne sotterrato sotto l’altare della chiesa di San Nicola con una cerimonia solenne, passata alla storia per il discorso del Capitano Giuseppe Viscovich, che pronunciò la frase celebre “ti con nu, nu con ti”.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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