ALBANIA: Tahir Veliu, un volto nuovo per il nazionalismo albanese

L’estate ha visto emergere una nuova figura politica nei Balcani, ultima espressione del nazionalismo albanese. Si tratta di Tahir Veliu, fondatore del Movimento per l’Albania Unita. La nascita di questo soggetto politico, che si propone come obiettivo l’unificazione di tutte le terre dove vivono gli albanesi in un unico Stato, era stata annunciata a marzo. Ma è tra luglio e agosto che il suo leader è venuto alla ribalta sui media regionali, grazie a un tour di presentazione che ha destato molte reazioni.

La fondazione ufficiale del Movimento è avvenuta a Pristina, Kosovo, il 16 luglio, dove Veliu ha presentato il suo libro, “Piattaforma per un’Albania Unita”. Secondo Veliu, è arrivata l’ora di riparare il torto subito nel 1912, quando, all’atto di fondazione dell’Albania, molte terre abitate da albanesi rimasero al di fuori dei confini statali. Oggi, difatti, troviamo popolazioni albanesi non solo in Albania e in Kosovo, ma anche in Macedonia orientale, nel sud del Montenegro, nella Grecia settentrionale e nella regione di Preševo in Serbia. Veliu sostiene che riunire questi territori in un unico Stato è un processo inevitabile, che stabilizzerebbe l’intera area. I paesi interessati, ovviamente, la pensano diversamente.

Se a Pristina e a Tirana, dove il movimento e il libro sono stati presentati pochi giorni dopo, le attenzioni sono state minime, più scalpore ha fatto la tappa successiva, a Skopje. Qui Veliu ha dichiarato che la Macedonia non esiste e che gli albanesi sono l’unico popolo originario della regione. Per evitare il ripetersi di tali espressioni, la Serbia e la Grecia hanno dichiarato Veliu persona non grata, bloccandolo ai confini e impedendogli di tenere comizi a Preševo e Ioannina. L’intensa estate del nuovo volto del nazionalismo albanese si è conclusa in Montenegro, dove Veliu ha tenuto l’ultimo comizio a Tuzi. Non sono mancate le consuete accuse al Paese ospitante di essere invasore delle terre degli albanesi e oppressore dei loro diritti.

Al momento il clamore mediatico creato da Veliu sembra superiore al reale peso del suo movimento. Gli eventi non hanno visto grandi numeri di partecipanti e proposte concrete non si sono viste. Se l’obiettivo di Veliu, oltre a vendere qualche copia del suo libro, è quello di presentarsi alle elezioni, ad oggi gli spazi non sembrano essere molti. In Albania il tentativo di proporre un partito nazionalista è stato già fatto con l’Alleanza Rosso Nera di Kreshnik Spahiu: lo 0.59% raccolto alle elezioni fa capire come sia molto difficile far breccia nell’elettorato, storicamente diviso tra Partito Socialista e Partito Democratico.

Anche in Macedonia la scena politica della minoranza albanese è polarizzata su due partiti, uno dei quali al governo. Molto meglio ha funzionato l’esperienza di Vetëvendosje in Kosovo, che ha guadagnato il ruolo di principale partito di opposizione, difficilmente intaccabile da una nuova forza. I numeri della minoranza albanese in Montenegro, Serbia e Grecia, infine, sono troppo minimi per avere un’influenza rilevante.

Nonostante la scarsa incidenza in termini elettorali, secondo un sondaggio il 62% degli albanesi, l’81% dei kosovari e il 51% degli albanesi di Macedonia sostengono la formazione di una Grande Albania. Al momento, però, questa sembra un’aspirazione lontana, più ideale che politica, controbilanciata dall’amicizia degli albanesi verso l’Europa occidentale e gli Stati Uniti. Le posizioni europeiste e atlantiste sono una garanzia contro un nazionalismo albanese di consistenti dimensioni. I prossimi mesi diranno se Veliu è solo un abile venditore o un politico in grado di intercettare i consensi di una fetta di elettorato, generando, in questo caso, preoccupanti conseguenze per la stabilità regionale.

Chi è Riccardo Celeghini

Laureato in Relazioni Internazionali presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, con una tesi sui conflitti etnici e i processi di democratizzazione nei Balcani occidentali. Ha avuto esperienze lavorative in Albania, in Croazia e in Kosovo, dove attualmente vive e lavora. E' nato nel 1989 a Roma. Parla inglese, serbo-croato e albanese.

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