Addio Valter. Muore Bata Zivojinovic, attore cult dei film jugoslavi

E’ morto per la seconda volta Valter, il mitico difensore di Sarajevo durante l’occupazione nazista. Il primo, quello vero, Vladimir Peric, leader partigiano serbo, non fece in tempo a vedere la fine vittoriosa della guerra perché una granata lo uccise proprio nel giorno della liberazione della capitale bosniaca, il 6 aprile del 1945.

Il secondo, Velimir “Bata” Živojinović, è invece morto a Belgrado lo scorso 22 maggio. Aveva 82 anni; attore serbo assai prolifico (interpretò ben 340 ruoli in film e serie televisive), merita di essere ora ricordato perché contribuì notevolmente a quella filmografia jugoslava voluta dal regime (spesso prodotta negli stabilimenti di Avala, vicino Belgrado, la cosiddetta “Hollywood jugoslava”) in cui si creò ex novo la mitopoiesi socialista, partigianocratica e titoista utile per dare la necessaria coesione ideologica alla fragile repubblica federale socialista. Si veda, su questo, l’ineguagliabile Cinema Komunisto della giovane belgradese Mira Turajlic in cui – utilizzando spezzoni di 56 lungometraggi – racconta con amarezza e precisione la storia di un Paese “che non c’è più se non nei film”.

In questo contesto il contributo più noto di Zinojinovic è quando nel 1972 interpreta Valter nell’epico film Valter brani Sarajevo (Valter difende Sarajevo), film che sarà una pietra miliare nella costruzione dell’ideologia resistenzialista e terzomondista che doveva connotare il delicato ruolo di cerniera della Jugoslavia di Tito. E che in effetti renderà famoso Zinojinovic anche in Cina, dove Valter divenne perfino una marca di birra. Mentre oggi Das ist Valter (“ecco Valter”, con tanto di stella rossa sullo sfondo, dalla risposta finale che nel film dà l’ufficiale tedesco indicando la città di Sarajevo) è una catena di cucina bosniaca diffusa nella ex Jugoslavia.

Com’è noto, nemmeno la “settima arte” in chiave jugoslavista riuscì ad evitare che il Paese si disintegrasse. Perfino il nome di Valter – Mi smo Valter, noi siamo Valter, è scritto sui cartelli durante le manifestazioni per la pace nell’aprile del 1992 – non riuscirà più a difendere Sarajevo da un lungo assedio. Ed anche il mito panjugoslavo di Zinojinovic si ridimensionò seguendo le fratture nazionalistiche. Nel 1991 ruppe pubblicamente con il suo migliore amico Boris Dvornik, attore croato (si riconciliarono 15 anni dopo) mentre l’anno prima divenne deputato del nuovo partito socialista serbo di Milosevic, l’ex Lega dei comunisti. E nel 2002 si presentò alle presidenziali ottenendo solo 120 mila voti.

La sua scomparsa ha avuto risalto non solo sui media serbi (con il cordoglio del primo ministro Vucic e del presidente della repubblica Nikolic), ma anche su quelli delle altre repubbliche ex jugoslave. Zinojinovic ci ricorda il tentativo generoso quanto ingenuo di costruire attraverso i film (eccessivamente edulcorati) sulla lotta partigiana un sentimento unitarista che sarà poi sconfessato dalla storia degli anni novanta. Ma almeno se oggi si può raccontare di un Paese “che non c’è più se non nei film” questo lo si deve anche a uomini come Zinojinovic.

Chi è Vittorio Filippi

Sociologo, docente Università Ca’Foscari e Università di Verona, si occupa di ricerca sociale, soprattutto nel campo della famiglia, della demografia, dei consumi. Collabora nel campo delle ricerche territoriali con la SWG di Trieste, è consulente di Unindustria Treviso e di Confcommercio. Insegna sociologia all’Università di Venezia e di Verona ed all’ISRE di Mestre. E’ autore di pubblicazioni e saggi sulla sociologia della famiglia e dei consumi.

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