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MACEDONIA: Giornalisti aggrediti dalla polizia

L’International Federation of Journalists (IFJ), organizzazione internazionale per la libertà di stampa, ha accusato la polizia macedone di aver aggredito alcuni giornalisti e fotoreporter che stavano riprendendo le proteste che da alcuni giorni stanno infiammando la Macedonia. Secondo l’IFJ, il giornalista Goran Naumovski di Plusinfo e i fotoreporter Tome Georgiev di Fokus, Ognen Teofilovski di Vest, Borce Popovski di Sloboden Pecat e Nake Batev di Vecer sarebbero stati feriti dalla polizia in tenuta antisommossa nonostante esibissero chiaramente i propri documenti da giornalisti. Inoltre, secondo quanto si apprende dal giornale kosovaro Gazeta Express, tre suoi giornalisti sarebbero stati arrestati dalle forze dell’ordine macedoni mentre questi stavano riprendendo il parlamento macedone.

Un paese semi-libero

Il rapporto tra informazione e stato in Macedonia è molto complicato. La libertà d’informazione non è garantita nel paese, molti giornali sono controllati direttamente dal partito di governo, la VMRO-DPMNE, tanto che alcune associazioni internazionali come Freedom House o la stessa missione OSCE/ODIHR, che monitorò lo svolgimento delle elezioni del 2014, dichiarano che la Macedonia è un paese “semi-libero” e non vi possono essere dibattiti politici equi se il partito di governo controlla la maggioranza dei quotidiani d’informazione e dei canali televisivi.

Questa è una delle tante cause che hanno portato al riesplodere della crisi politica, momentaneamente congelata con la sottoscrizione, e l’iniziale rispetto, dell’accordo di Pržino firmato dai principali partiti politici macedoni. La libertà di informazione – congiuntamente con l’analisi dei registri elettorali, ritenuti fortemente inquinati dall’opposizione socialdemocratica guidata da Zoran Zaev – ha portato al boicottaggio delle elezioni. Queste erano infatti inizialmente previste per il 24 aprile ma sono state successivamente spostate al 5 giugno. Ciò che però ha scatenato le proteste di piazza di questi giorni è stato la decisione del presidente Gjorge Ivanov, appartenente alla VMRO, di concedere la grazia a tutti i politici indagati per brogli elettorali.

Una crisi che dura da un anno

La crisi politica era nata nel maggio 2015, a seguito della pubblicazione da parte di Zaev di numerose intercettazioni nelle quali emergeva come la VMRO controllasse le comunicazioni di circa 20.000 persone – un cittadino macedone su 100. L’accordo di Pržino aveva quindi portato alla creazione di una procura speciale per indagare sulla fondatezza di queste trascrizioni. La procura aveva scoperto numerosi casi di brogli che avevano messo sotto accusa molti esponenti di spicco del partito di governo come Gordana Jankuloska, ex ministro dell’interno, e Mile Janakieski, ex ministro ai trasporti. Questa decisione ha di fatto bloccato ogni possibile risoluzione della crisi politica, radicalizzando lo scontro tra governo e opposizioni.

Le aggressioni ai giornalisti non sono tuttavia ascrivibili a un disegno governativo di punire chi non si allinea al regime, ma piuttosto rappresentano il tentativo di intimorire chi poteva riprendere alcune scene che forse era meglio non trasmettere. Solamente Goran Naumovski, Tome Georgiev e Borce Popovski appartengono a giornali vicini alle opposizioni e contro il sistema instaurato da Gruevski e la VMRO, mentre Vest e Vecer sono due portali fortemente filo-governativi. La denuncia dell’IFJ cerca tuttavia di portare alla luce il difficile mestiere dei giornalisti in Macedonia: questa verrà presentata anche al Consiglio europeo affinché possano essere prese delle contromisure per tutelare la sicurezza dei giornalisti. Nel frattempo Reporter senza Frontiere, in una sicuramente discutibile classifica, è stato posizionato in 118° posizione su 180 stati analizzati, contribuendo a denunciare la grave mancanza di libertà nel paese.

L’Unione Europea anche in questo caso viene chiamata in causa. Dopo la mediazione svolta dal commissario Johannes Hahn, dal mediatore europeo Peter Vanhoutte, dall’ambasciatore UE Aivo Orav e dal suo omologo statunitense Jess Baily, per cercare di risolvere la crisi politica, i rapporti tra UE e Macedonia si erano improvvisamente congelati. Seppur le speranza di integrazione nell’Europa della Macedonia – che è paese candidato all’adesione dal 2005 – si stanno progressivamente allontanando, Hahn spera ancora di poter incontrare venerdì a Vienna tutti i rappresentanti dei partiti politici per giungere a un compromesso e portare il paese verso le prossime elezioni politiche, la cui data a questo punto è ancora tutta da decidere.

Chi è Edoardo Corradi

Nato a Genova, è dottorando di ricerca in Scienza Politica all'Università degli Studi di Genova. Si interessa di Balcani occidentali, di cui ha scritto per numerosi giornali e riviste accademiche.

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