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CALCIO: Sparta Praga in missione impossibile a Roma

Stasera lo Sparta Praga avrà davanti a sé una matassa decisamente ingarbugliata da sbrigliare: dovrà andare all’Olimpico e battere la Lazio oppure imporle un pareggio con almeno due reti per superare il turno di Europa League. L’incontro di andata nella capitale ceca, infatti, si è concluso con il risultato di 1-1 che darà ai padroni di casa biancocelesti un indubbio vantaggio per la partita di ritorno. Il risultato di andata è stato molto soddisfacente per i tifosi di casa, dato che il passivo poteva essere ben più pesante per lo Sparta. Alla Generali Arena, infatti, la Lazio ha dominato la partita ma ha segnato soltanto un gol – seppur fondamentale in trasferta – e ha dato una prova di forza piuttosto inaspettata per quanto visto sui campi di Serie A.

Il gol di Parolo non era stato il primo dell’incontro. I cechi erano passati in vantaggio in apertura, con una grandissima rete al volo a incrociare sul secondo palo, realizzata da Martin Frýdek, omonimo e figlio d’arte: suo padre, infatti, era stato a sua volta bandiera dello Sparta Praga e della nazionale, negli anni d’oro del calcio ceco.

Negli anni ’90, Frýdek senior faceva parte della stessa nazionale di Poborský e Nedvěd che arrivò sul ciglio dell’Olimpo calcistico europeo prima di essere bruscamente riportata per terra dal golden gol di Oliver Bierhoff nella finale di Wembley. Era, per chi non dovesse ricordarlo, la finale di Euro ’96. La generazione d’oro della Repubblica Ceca sembrava veramente poter ricalcare i fasti della nazionale Cecoslovacca che aveva scritto pagine importanti nella storia del calcio internazionale. L’ossatura delle squadra del 1996 era composta dai calciatori provenienti dalle due squadre principali di Praga: Slavia e Sparta. Dalla prima provenivano il difensore Suchopárek, Karel Poborský e Vladimír Šmicer; dalla seconda, oltre a Martin Frýdek, anche il portiere Kouba e Pavel Nedvěd. Una generazione di talenti che avrebbe meritato decisamente miglior sorte e una migliore bacheca di quella avuta negli anni a venire.

L’egemonia interna dello Sparta Praga – durata per i 15 anni in cui ha vinto 13 titoli dal 1986/87 al 2000/01 – sembrava riflettersi anche in ambito internazionale. Particolarmente soddisfacente sembrava poter essere la stagione 1990/91 in cui la fase Champions League aveva una struttura differente da quella attuale, e lo Sparta arrivò vicinissima a giocarsi la finale del torneo con la Sampdoria. La formula di quel torneo non prevedeva le semifinali a eliminazione diretta, ma le finaliste si qualificavano vincendo un torneo composto da quattro squadre. Lo Sparta arrivò secondo in uno dei due, dietro il Barcelona che avrebbe poi vinto il torneo.

In quegli anni, ben diversi da quelli attuali, il destino dello Sparta Praga è stato decisamente simile a quello della nazionale ceca: le competizioni ufficiali sono rimaste impresse per le ottime prestazioni sfoggiate durante sconfitte onorevoli. E dunque negli albi d’oro delle competizioni internazionali non esista traccia tanto dello Sparta quanto per la nazionale della Repubblica Ceca, un trend che difficilmente sembra poter cambiare in questa stagione.

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Chi è Matteo Marchello

Nato a Lecce, vive a Londra. Scrive di calcio per Trappoladelfuorigioco.it ed East Journal.

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