L’Ossezia del Sud sarebbe pronta a indire un referendum per l’annessione alla Russia; almeno secondo quanto emerge dalle ultime affermazioni di Leonid Tibilov, presidente dell’autoproclamata repubblica caucasica.
L’annuncio è stato fatto nel corso di un recente incontro tenutosi a Tskhinvali, capitale sud-osseta, tra Tibilov e Vladislav Surkov, uno stretto consigliere di Putin; nel corso del quale il presidente sud-osseto ha affermato che l’unificazione alla Russia sarebbe “il sogno di tante generazioni di osseti, che hanno sofferto nel corso di due secoli di lotte contro lo sciovinismo e il fascismo georgiano”. Per Tibilov è tempo che gli abitanti dell’Ossezia del Sud facciano una scelta storica: “la realtà politica è arrivata a un punto dove dobbiamo fare la nostra scelta storica, decidendo se unirci con la nostra sorella Russia e garantire la sicurezza della nostra repubblica e della nostra gente per i secoli a venire”.
Nonostante non abbia direttamente parlato di referendum, il presidente sud-osseto ha però voluto far capire come il paese e la sua classe politica siano pronti a compiere lo storico passo. Già nei mesi scorsi Tibilov, un ex agente del KGB alla guida del paese da più di tre anni, aveva dichiarato che da entrambe le parti ci sarebbe stata la volontà di portare a termine l’unificazione; ipotesi gradita dalle autorità di Tskhinvali e diventata sempre più concreta in seguito agli accordi stipulati negli ultimi anni con la Russia, che hanno portato l’Ossezia del Sud a legarsi in maniera sempre più stretta a Mosca.
In seguito al crollo sovietico, dal 1991 al 1992 l’Ossezia del Sud intraprese una sanguinosa guerra contro la Georgia, terminata soltanto grazie ad un cessate-il-fuoco mediato dalla Russia, che congelò il conflitto lasciando alle milizie ossete il controllo di due terzi della regione. L’Ossezia del Sud diventò così una repubblica de facto indipendente, non riconosciuta però a livello internazionale. Nel 2008 la Georgia tentò di rimpossessarsi della regione e attaccò la capitale Tskhinvali, scatenando però l’immediata reazione della Russia, che intervenne militarmente a sostegno dell’Ossezia, fermando le truppe georgiane e spingendosi fino alle porte di Tbilisi. In seguito Mosca riconobbe ufficialmente l’Ossezia del Sud, insieme all’Abkhazia, iniziando a intensificare i rapporti con i due paesi.
Mosca frena sul referendum
Nonostante le audaci affermazioni di Tibilov, per evitare di sollevare ulteriori tensioni in una regione di per sé già instabile, Mosca ha preferito minimizzare le parole del presidente sud-osseto, negando che all’incontro tra Tibilov e Surkov si siano poste le basi per la realizzazione di un referendum sull’unificazione dell’Ossezia alla Russia. Secondo il Cremlino, nel corso dell’incontro Tibilov non avrebbe fatto esplicitamente riferimento a un referendum, ma si sarebbe semplicemente limitato a esporre la posizione di un’ampia parte dell’opinione pubblica sud-osseta riguardo ai rapporti con la Russia.
Attraverso le parole di Dmitry Peskov, l’addetto stampa di Putin, il Cremlino ha dichiarato che “è ben noto che in Ossezia del Sud ci sono molti sostenitori favorevoli all’integrazione con la Russia”, facendo sapere che Tibilov si sarebbe semplicemente voluto riferire a questo nel corso del suo discorso. Ha invitato alla riflessione invece Leonid Slutsky, deputato della Duma, secondo cui “l’adesione alla Federazione Russa è il prossimo passo, ma bisogna valutare attentamente e discutere se questo è necessario. Dobbiamo capire che la risposta della comunità internazionale sarà assolutamente esplosiva”.
Una progressiva integrazione
L’idea che si potesse arrivare a indire un referendum per l’annessione dell’Ossezia del Sud alla Russia era comunque da tempo nell’aria. Dopo gli accordi dello scorso novembre stipulati tra la Russia e l’Abkhazia riguardanti la difesa e la sicurezza dei confini, a gennaio il presidente sud-osseto Tibilov annunciò l’imminente firma di un secondo accordo tra Tskhinvali e Mosca, che avrebbe legato l’Ossezia del Sud alla Russia più di quanto non avessero fatto gli accordi con l’Abkhazia.
L’accordo venne firmato ufficialmente il 18 marzo scorso in seguito ad un incontro tenutosi al Cremlino tra Putin e Tibilov, e riguardò “l’alleanza e l’integrazione“; con Mosca che promise di fornire all’Ossezia del Sud un maggiore sostegno sia dal punto di vista economico (con una serie di finanziamenti) che militare (con un rafforzamento della presenza ai confini con la Georgia). Nell’accordo venne deciso inoltre di accorpare le milizie sud-ossete con quelle russe, creando un vero e proprio esercito unico, togliere i controlli alla frontiera tra Russia e Ossezia del Sud, per agevolare il transito delle persone, e attuare un’unione doganale tra i due paesi, per venire incontro all’economia sud-osseta. Tutti provvedimenti che apparsero a molti il preludio a un possibile congiungimento con Mosca.