CALCIO: Lech Poznań tra Europa League ed estrema destra

L’auspicio dei tifosi fiorentini per il giovedì di coppa è quello di non vedere la schiena dei tifosi avversari per i 90 minuti dell’incontro di Europa League. Questo augurio, per quanto bizzarro possa sembrare, non è insolito tra gli avversari del Lech Poznań. Infatti, il modo di esultare dei tifosi polacchi ha fatto scuola in Europa, tanto da essere identificato proprio con il nome di Poznań nel vocabolario calcistico del Regno Unito. Quando la squadra polacca segna una rete, ciascuno dei suoi tifosi, posizionati dietro una delle due porte, si volta dando le spalle al terreno di gioco e mette le braccia sulle spalle dei vicini di posto e tutti insieme cominciano a saltellare abbracciati all’unisono. L’effetto visivo è gratificante: un intero settore che salta sullo stesso ritmo fino a formare un’onda omogenea. Nonostante quest’esultanza abbia acquisito il nome della squadra polacca, non manca la polemica sulla paternità, dato che dalle parti del Celtic Park si pensa che siano stati proprio i biancoverdi di Glasgow ad averla inventata. I tifosi del Manchester City, in barba all’osservanza della storia, continuano a chiamarlo Poznań e ne hanno fatto il loro marchio di fabbrica.

Sicuramente meno apprezzabile dell’insolita esultanza, il segno di riconoscimento che il Lech Poznań porta con sé in ogni trasferta, europea o nazionale che sia, è la fama dei gruppi organizzati al seguito. Calorosi e in grado di mettere in scena coreografie magnifiche, gli ultras del Lech sono allo stesso tempo riconosciuti come uno dei gruppi più pericolosi e violenti nel panorama europeo. Gli ultimi episodi che hanno reso celebri i personaggi in questione risalgono a fine luglio. In una normale serata estiva a Sarajevo, dove il Lech era impegnato per il preliminare di Champions League, gli ultras del Poznań e quelli locali a supporto del FK hanno dato vita a una vera e propria guerriglia urbana sotto l’albergo dove alloggiavano i gruppi ospiti. Al termine di quella che è stata un’autentica battaglia, sono stati una trentina i tifosi, di entrambe le fazioni, ad essere ricoverati. La partita si è giocata il giorno dopo come se nulla fosse successo.

Gli ultras del Poznań provengono da uno scenario sottoculturale piuttosto complesso da decifrare, dove nazionalismo e tifo organizzato vanno molto spesso di pari passo. Questa caratteristica è piuttosto comune a tutti i gruppi al seguito delle squadre polacche. Della piaga del nazionalismo e dell’associazionismo di estrema destra non sono affatto esenti neppure le altre squadre principali del paese. Gli ultras del Wisła Cracovia, per esempio, hanno dato dimostrazione dell’ospitalità laziale nell’ultimo derby con la Roma, presenziando con magliette d’ordinanza e braccia tese nelle curva nord dei biancocelesti. Altrettanto nazionalisti sono i tifosi dello Śląsk di Breslavia che da anni hanno un conto aperto con gli ultras del Siviglia che non sono intenzionati a chiudere. Durante una partita in Spagna, la Biris Norte – principale gruppo organizzato degli andalusi – rubò uno striscione ai tifosi ospiti, infliggendo loro l’onta massima nel codice ultras; gli spagnoli rifiutarono di difendere ciò che avevano conquistato in patria nella partita di ritorno in trasferta, disertando l’incontro. Da allora è stata giurata loro vendetta, e i polacchi inseguono gli spagnoli in qualsiasi trasferta europea facciano, pur di rendere loro pan per focaccia e pareggiare i conti.

Come si sarà intuito, il panorama ultras polacco racconta scenari abbastanza inquietanti caratterizzati da violenza e nazionalismo. A Poznań queste dinamiche sono piuttosto note ed entrambe hanno avuto risonanza internazionale in occasione dell’esordio interno di Europa League con il Belenenses lo scorso settembre. In piena emergenza migranti, i tifosi del Lech hanno pensato bene di boicottare la partita in risposta alla decisione dell’UEFA di devolvere un euro per ogni biglietto acquistato all’emergenza umanitaria in corso. Contrariamente alle iniziative portate avanti dalle principali squadre d’Europa, i tifosi del Lech hanno pensato bene di ostacolare l’iniziativa, decidendo di disertare l’incontro pur di non acquistare il biglietto. Lo stadio, che di solito occupa 20 mila tifosi a sostegno della propria squadra, ne ospitava circa 3 mila, praticamente un decimo. La gran parte della tifoseria aveva, infatti, deciso di non oltrepassare i tornelli e reggere uno striscione che recitava Stop Islamization. Un episodio in grado di caratterizzare fedelmente questa tifoseria e mostrarne il suo lato sociale. In sostanza, i tifosi del Lech Poznań hanno un repertorio piuttosto vasto da esibire ai fiorentini e, tutto sommato, la vista delle proprie spalle potrebbe non essere la cosa peggiore che hanno dimostrato di poter fare il giovedì sera.

Foto: pyrusy.pl

Chi è Matteo Marchello

Nato a Lecce, vive a Londra. Scrive di calcio per Trappoladelfuorigioco.it ed East Journal.

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