Si svolge oggi a Riga il 4° Summit fra la UE e i paesi del partenariato orientale (Eastern Partnership, EaP), uno degli appuntamenti di maggior rilievo fra quelli nell’agenda del semestre di presidenza lettone. L’obiettivo del summit è quello di proseguire nella collaborazione fra la UE e i paesi d’Europa orientale, anche attraverso accordi di associazione e altri tipi di partnership, sia a livello politico che economico.
Nell’incontro di Riga la UE conferma gli accordi di associazione con tre paesi, Georgia, Ucraina e Moldavia, mentre ad Armenia, Azerbaigian e Bielorussia verranno proposte “speciali offerte” di collaborazione.
Da questo tipo di summit è difficile attendersi novità particolari, anche se le aspettative dei paesi orientali sono alte. Il summit nello specifico deciderà sulle linee di collaborazione fra i partner nel corso dei prossimi due anni. L’obiettivo complessivo è comunque quello di avvicinare ancora i paesi partners orientali alla UE.
Le decisioni sui visti Schengen
Fra le decisioni attese quella di un accordo di facilitazione per i visti fra UE e Bielorussia. La Bielorussia dovrebbe diminuire la tariffa per il visto verso i paesi Schengen da 60 a 35 euro, cosa che potrebbe facilitare le visite dei cittadini bielorussi verso l’Europa.
Difficile che invece venga decisa l’eliminazione del visto per i cittadini di Georgia e Ucraina, in ingresso nei paesi UE, dato che nessuno dei due paesi è per ora riuscito a soddisfare i criteri per l’eliminazione del visto. (La Moldavia ha ottenuto la liberalizzazione dei visti nel 2014, ndr)
Non ci sarà Lukashenko
Non sarà a Riga insieme agli altri leader dei paesi orientali, il presidente bielorusso Lukashenko. La delegazione bielorussa sarà rappresentata dal ministro degli esteri. Alla presenza di Lukashenko a Riga si sono opposti alcuni stati membri della UE, e neanche l’offerta di Minsk di liberare dal carcere alcuni oppositori politici ha fatto cambiare idea ai paesi della UE che erano contrari all’arrivo di Lukashenko.
Per Mosca è un summit contro la Russia
Nel frattempo il ministero degli esteri russo Lavrov parla apertamente di un “summit in chiave antirussa”, a cui seguirà da parte russa una “forte e principale reazione”. Mosca ha ammonito la UE a non compiere passi azzardati che possano compromettere ulteriormente le relazioni fra l’Europa e la Russia. Mosca da sempre vede con grande preoccupazione i tentativi di integrazione e collaborazione fra la UE e i paesi orientali un tempo nell’orbita dell’Unione Sovietica.
A Riga, in occasione del summit, sono previste misure di sicurezza straordinarie ed anche diverse variazioni nella circolazione stradale nel centro della capitale lettone.
In cosa consiste il partenariato orientale?
Il partenariato orientale è un’iniziativa congiunta tra l’UE e alcuni paesi dell’Europa dell’est: Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina. Lanciato nel 2009 al summit UE di Praga, all’interno della Politica europea di vicinato (ENP), il partenariato orientale ha cercato di avvicinare l’UE allargata ai suoi nuovi paesi vicini. Esso è nato per sostenere il processo di riforme nei paesi del partenariato a beneficio dei loro cittadini. Quello di oggi in programma a Riga è il 4° summit fra la UE e il partenariato orientale.
La partnership si basa su precisi principi di diritto internazionale e su determinati valori fondamentali tra cui democrazia, stato di diritto, rispetto per i diritti umani nonché economia di mercato, sviluppo sostenibile e buon governo. L’Ue, nell’accordo di partenariato ha differenziato l’approccio con i paesi partner. I rapporti con Georgia, Moldavia e Ucraina hanno raggiunto un livello già soddisfacente tramite gli accordi di associazione firmati nel 2014, che includono una zona di libero scambio globale e approfondito. Con gli altri Paesi del partenariato – l’Azerbaijan, l’Armenia e la Bielorussia – l’UE sta cercando di avviare degli accordi di natura più specifica.
Stato di diritto, promozione della mobilità fra cittadini dei paesi partner e la UE, migliori opportunità di commercio, cooperazione sulle infrastrutture energetiche e cooperazione finanziaria sono le aree di intervento del partenariato.
Come funziona in pratica?
Il partenariato prevede due riunioni annuali dei capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi UE e dei paesi partner e una riunione annuale dei ministri degli affari esteri che analizza lo status di avanzamento dei lavori e detta le linee guida politiche.
I lavori vengono svolti attraverso 4 piattaforme tematiche (democrazia, buon governo e stabilità; integrazione economica e convergenza con le politiche dell’UE; sicurezza energetica e trasporti; contatti con i cittadini) sostenuti da diversi panel di esperti, da 4 iniziative-faro e da progetti specifici. I lavori delle piattaforme prevedono due sessioni l’anno, e i contenuti sono poi discussi alle riunioni dei ministri degli affari esteri.
In parallelo alle riunioni politiche tra i membri dei vari governi, si riunisce anche il Forum della Società Civile, con organizzazioni non governative dei paesi UE e dei paesi partner.