MACEDONIA: In sessantamila in piazza per Gruevski. Un paese spaccato in due?

Da SKOPJE – Si è tenuto nella serata di ieri, 19 maggio, il raduno nazionale a supporto del governo di Nikola Gruevski e del suo partito, il VMRO – DPMNE, come risposta alla manifestazione di domenica organizzata dalla rete civica “Protestiram” e appoggiata dal principale partito dell’opposizione, il SDSM (Partito Socialdemocratico) di Zoran Zaev.
Secondo le stime, sarebbero state oltre 60mila le persone accorse presso il palco, allestito di fronte l’imponente arco di trionfo “Porta Makedonija”, per dimostrare il proprio supporto al premier macedone, il cui nome -“Nikola” – è stato scandito più volte dalla folla. Il livello di partecipazione è stato dunque alto, segno dell’ottima capacità del governo di saper mobilitare i propri sostenitori, provenienti da diverse città della Macedonia, nonostante l’ondata di proteste che da inizio mese ne chiede le dimissioni in virtù degli scandali di intercettazioni, corruzione, controllo di media, crisi economica e nazionalismo crescente.

Il raduno dei sostenitori, così come quello di domenica dell’opposizione, si è svolto in modo pacifico e non violento, come riflesso anche delle parole del discorso di Gruevski e degli altri membri che sono saliti sul palco a parlare. Il premier, infatti, ha fatto diversi appelli a tutti i gruppi nazionali – macedoni, albanesi, turchi, serbi, bosgnacchi, rom – per preservare l’unità nazionale e la compattezza attorno al partito di governo, le cui bandiere erano, insieme a quella macedone, serba e russa, in maggioranza. Il discorso di Nikola Gruevski è stato caratterizzato dall’uso di appellativi quali “fratelli e sorelle” per rivolgersi alla folla, secondo i suoi consueti canoni paternalistici e da ripetuti attacchi all’opposizione, in primis Zoran Zaev, il quale “non solo non diventerà primo ministro, ma nemmeno sindaco di Strumica [una piccola città macedone]”.

L’obiettivo era dunque quello di dimostrare quanto fosse saldo il governo – al netto dei fatti di Kumanovo e delle successive dimissioni di tre persone chiave dell’entourage del premier – e di come il VMRO – DPMNE stia consolidando il proprio ruolo di “partito-stato” per tutta la Macedonia.

L’attenzione del governo è stata focalizzata sulla lotta al terrorismo e contro coloro che vorrebbero distruggere la Macedonia dall’esterno, attraverso infiltrazioni di cellule terroristiche o manipolazioni da parte dell’opposizione. I fatti di Kumanovo sono stati dunque al centro del discorso di Gruevski, che ha anche elencato i nomi degli 8 poliziotti ammazzati nell’operazione anti-terroristica dello scorso 9 maggio suscitando applausi di commozione da parte della folla.
L’impressione è quindi che il governo abbia rafforzato il proprio sostegno in seguito all’operazione anti-terrorismo di Kumanovo.
Inoltre, in molti sembrano temere il ripetersi di uno “scenario Ucraina” per il piccolo paese balcanico, paventando il pericolo di ingerenze da parte di forze straniere per destabilizzare il governo.
Il paragone tra le proteste macedoni e quelle di Kiev dello scorso anno sembra infatti riproporre molte analogie – quali l’insoddisfazione di parte della società civile verso gli scandali che coinvolgono il governo e la crescente crisi economica – ma per il momento mancano quegli elementi che metterebbero a rischio interessi nazionali, soprattutto considerando che c’è bisogno di fare chiarezza nella relazione tra le proteste antigovernative e i fatti di Kumanovo.

Da ieri sera, i sostenitori filo-governativi hanno annunciato di volersi accampare con tende e ripari di fortuna nei pressi del palazzo del governo, seguendo dunque l’esempio dell’opposizione, che continuerà il proprio sit-in ogni giorno alle 18.
Dopo il raduno di ieri sera è chiaro che la società macedone sembra spaccata in due, secondo linee non etniche ma politiche.
Se da un lato infatti Gruevski sembra continuare a godere della maggioranza che da nove anni lo tiene al governo, dall’altro lato l’opposizione sembra divisa tra l’azione civica di Protestiram e il ruolo di Zaev, quale capo dell’opposizione intenzionato a cavalcare l’onda delle proteste, ovvero a voler strumentalizzare l’insoddisfazione politica e sociale a beneficio del proprio partito.
Se le due anime principali dell’opposizione, Protestiram e SDSM, non troveranno un terreno comune, le problematiche politiche e sociali del paese rimarranno irrisolte e il potere di Nikola Gruevski del tutto intatto.

Chi è Giorgio Fruscione

Giorgio Fruscione è Research Fellow e publications editor presso ISPI. Ha collaborato con EastWest, Balkan Insight, Il Venerdì di Repubblica, Domani, il Tascabile occupandosi di Balcani, dove ha vissuto per anni lavorando come giornalista freelance. È tra gli autori di “Capire i Balcani occidentali” (Bottega Errante Editore, 2021) e ha firmato due studi, “Pandemic in the Balkans” e “The Balkans. Old, new instabilities”, pubblicati per ISPI. È presidente dell’Associazione Most-East Journal.

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