POLONIA: Tusk nella tempesta perfetta

di Davide Denti


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A VARSAVIA – Il 2011 non è iniziato bene per il governo polacco di Donald Tusk. I sondaggi di gennaio danno il partito di governo, Piattaforma Civica (PO) in flessione tra il 9 e il 16%; a luglio avrà inoltre inizio il semestre polacco di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, durante il quale ad ottobre il governo affronterà le elezioni. La decisione di tenere le elezioni durante il semestre di presidenza, presa in un momento in cui il sostegno al governo sembrava stabile, inizia a preoccupare più d’uno tanto a Varsavia quanto a Bruxelles.

Tre fattori per una tempesta perfetta

Cosa ha causato un declino tanto rapido quanto significativo per Tusk? Almeno tre fattori sono entrati in gioco contemporaneamente in questo inizio d’anno.

1) In primo luogo, il fiasco del nuovo orario ferroviario, messo in atto il 15 dicembre, ha costretto masse di polacchi in rientro per Natale a ritardi ed attese al freddo; in un paese in cui le principali arterie autostradali sono ancora in costruzione, le ferrovie continuano a rappresentare uno dei maggiori mezzi di spostamento per la popolazione. L’opposizione ha chiesto le dimissioni del ministro delle infrastrutture, ma la maggioranza le ha rifiutate, dando un’impressione di arroganza del potere.

2) In secondo luogo, sono risultate controverse le conclusioni della commissione interstatale russo-polacca dell’aviazione (MAK) sul disastro aereo di Smolensk dell’aprile 2010, in cui persero la vita il presidente della repubblica Lech Kaczynski assieme ad altri 90 membri dell’elite politico-culturale polacca. Il rapporto è apparso notevolmente sbilanciato, dando la colpa del disastro ai piloti polacchi senza riconoscere alcun errore da parte della torre di controllo di Smolensk, e ha sfiorato l’oltraggio e il ridicolo nel citare la presenza di alcool nel sangue del capo di stato maggiore polacco, passeggero sul volo e anch’egli morto nel disastro. Il governo di Tusk è stato accusato di essere troppo accondiscendente verso i russi, e di aver accettato un’umiliazione per la Polonia.

3) Infine, Tusk è stato attaccato da parte dei liberali per il suo piano di riforma delle pensioni. Leszek Balcerowicz, già ministro delle finanze nel 1989-91 e autore della transizione della Polonia al capitalismo, ha rigettato il piano di riforma, definendolo a rischio di diminuire la crescita economica e le pensioni future. La querelle è stata definita una “guerra nel campo della modernizzazione” e ha diminuito la credibilità del governo di fronte ai liberali, che già gli rinfacciano il ritardo nelle tanto promesse riforme.

Più di un giornale ha iniziato a speculare su un possibile rimpasto nel governo Tusk nei prossimi mesi, al fine di recuperare popolarità prima delle elezioni d’autunno.

Il vento delle elezioni

Il dibattito politico resta infiammato: Jaroslaw Kaczynski, leader del maggior partito di opposizione Legge e Giustizia (PiS), è intenzionato a spingere sulla retorica populista e sul sentimento anti-russo. Il suo riferimento sembrano essere le manifestazioni di piazza che, nel 2006, spinsero alle dimissioni il governo Gyurcsany in Ungheria, aprendo la strada al ritorno elettorale del partito di destra Fidesz che era stato marginalizzato nel 2002. Kaczynski si candida al ruolo di nuovo Orban per la Polonia, proprio nel momento in cui questi, alla presidenza semestrale del Consiglio dell’UE, è nel mirino dell’UE per le nuove leggi contro la libertà di stampa e le tasse sulle banche straniere.

L’arma principale di Kaczynski resta la tragedia di Smolensk, a cui riferirsi continuamente per attaccare il governo e la sua supposta mancanza. Tuttavia, anche Smolensk inizia a logorarsi come strategia di mobilitazione dell’opinione pubblica, quantomeno tra i giovani: un evento lanciato su Facebook per il 3 febbraio, “One day without Smolensk”, ha velocemente raccolto un ampio numero di adesioni.

Il calo di PO nei sondaggi preoccupa più di un deputato, anche visto che solitamente PO raccoglie nelle urne meno consensi di quanti i sondaggi tendano a registrarne. Nelle ultime settimane sono riapparse le chiamate a riprendere il cammino delle riforme prima del termine della legislatura: progetti di legge sulla sanità, sull’educazione superiore e sulla semplificazione burocratica sono da tempo all’esame del Sejm.

Tuttavia, proprio la retorica aggressiva e populista di Kaczynski e le sue concezioni economiche stataliste lo rendono inadatto a raccogliere il consenso dei delusi da Tusk; né i partiti minori (agrari del PSL o socialdemocratici del SLD) hanno la statura per proporre candidati premier alternativi credibili. Tusk pertanto continua a mostrarsi sicuro della prospettiva di rielezione. Ma il rischio è che un calo dei consensi per PO, causato dall’astensione dei suoi supporter liberali, possa forzarlo nella prossima legislatura ad una coalizione che accolga, oltre al PSL agrario, il SLD socialdemocratico o i liberal-conservatori di PJN, mettendo così a rischio le prospettive di una riforma finanziaria di ampia portata.

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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2 commenti

  1. Interessante articolo, con alcune imprecisioni relative al parallelo con l’Ungheria. Le manifestazioni del 2006 non provocarono affatto la caduta di Gyurcsany, anzi lo rafforzarono nonostante la repressione del 23 ottobre, tanto che questi dovette dimettersi in tutt’altro contesto economico e politico solo nel marzo 2009. Inoltre, mi sembra improprio accomunare Kaczynski a Orban, ovvero il PiS e la Fidesz. Fidesz infatti raccoglie stabilmente il 40-45% dei voti da oltre 10 anni a tutte le consultazioni elettorali ed è il partito che per anni, fino all’apparire dei radicali di Jobbik, ha unificato tutta la destra ungherese, compresa l’ala liberal-conservatrice che in Polonia si identifica con PO. Inoltre Orban non è filosoficamente euroscettico, come il PiS, e coltiva oggi (non nel primo ciclo di governo, nel 1998-2002) rapporti discreti – se non proprio cordiali – con la Russia.
    Stefano Bottoni

  2. Ciao Stefano, grazie del commento. Il parallelo con l’Ungheria è stato espresso da Kaczynski stesso, l’ho trovato in un articolo di Gazeta Wyborcza,
    http://wyborcza.pl/1,75515,9003039,Kaczynski_rusza_do_boju_ostatecznego.html; può darsi che si tratti di un paragone politico volutamente distorto da parte del PIS.
    Errore totalmente mio, invece, scrivere che il governo Gyurcsany sia caduto nel 2006.
    A risentirci,
    Davide

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