MACEDONIA: Kezarovski scarcerato, ma solo per un mese. La protesta dei giornalisti

Un gran numero di giornalisti e corrispondenti dei media e altri sostenitori, si sono riuniti martedì 20 gennaio davanti alla Corte d’appello di Skopje per protestare contro la decisione di tenere in carcere per altri tre mesi il giornalista Tomislav Kezarovski. La corte ha infine sospeso per un mese la detenzione per il giornalista macedone, che oggi e’ in libertà, ma ritornerà in carcere il 18 febbraio.

A metà gennaio la Corte d’Appello di Skopje, ha ridotto a due anni di reclusione la condanna di quattro anni nei suoi confronti per aver rivelato l’identità di un testimone protetto in un caso di omicidio. La sproporzionata pena detentiva riguarda un articolo che il giornalista Kezarovski aveva scritto per la rivista Reporter 92, nel 2008.

Dopo questa decisione l’associazione dei giornalisti della Macedonia e il rappresentante OSCE per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, hanno invitato i giudici macedoni a liberare definitivamente Kezarovski. “La privazione della libertà per Kezarovski è inaccettabile. Ho sempre riconosciuto e sottolineato l’importanza dello stato di diritto e il lavoro della magistratura, ma questa sentenza e arresto frettoloso sono molto deludenti e una risposta sproporzionata”, ha detto Mijatovic.

Il processo Kezarovski: è reato rilevare l’identità di un falso testimone?

Il 22 ottobre del 2013 Tomislav Kezarovski, giornalista della rivista macedone “Reporter 92” veniva condannato a quattro anni di carcere dal tribunale di primo grado di Skopje. Kezarovski era giudicato colpevole di aver scritto un articolo in cui rivelava l’identità di un testimone sotto protezione. Ma già prima, nel febbraio del 2013, il testimone protetto Zlatko Arsovski aveva affermato di aver testimoniato il falso, poiché era stato minacciato dalla polizia, contro i fratelli Ordan e Ljupco Gjorgievski, gli imputati dell’omicidio del 57enne Lazar Milosevski nel villaggio di Oreše, vicino Veles, e contro Gjorge Petrovski, estradato dagli Stati Uniti come mandante del crimine. Gli imputati avevano sostenuto fin dall’inizio che un ispettore di polizia li aveva incastrati per l’omicidio.

I pubblici ministeri al processo Kezarovski a Skopje hanno sostenuto che il suo articolo ha permesso ai convenuti al processo per omicidio di scoprire l’identità del testimone protetto e di influenzarlo fino a modificare la sua testimonianza. Kezarovski ha presentato ricorso.

L’ombra del caso Mladenov. La Macedonia non è un paese per il giornalismo d’inchiesta?

Gli avvocati di Kezarovski hanno dichiarato che il giornalista sarebbe stato condannato solo a causa del lavoro investigativo nel caso del misterioso incidente a Veles in cui è morto il direttore di Focus”, Nikola Mladenov.

L’incidente si era verificato nelle ore serali, e alla polizia erano state necessarie 12 ore per trovare l’auto e il corpo. La polizia aveva annunciato che era riuscita a localizzare l’auto attraverso il cellulare della vittima, salvo poi dire che il telefono non è stato trovato sul luogo dell’incidente.

Kezarovski era corso sulla scena, dove aveva notato che le indagini della polizia erano state frettolose. Nel suo reportage, Kezarovski scrisse che la polizia aveva lasciato sul posto dell’incidente alcuni effetti personali di Mladenov, che avrebbero dovuto servire come prova materiale.

“Kezarovski è convinto che tutto ciò sia dovuto alla ricerca di prove sulla morte di Nikola Mladenov”, ha detto il suo avvocato Andrew Rogunovski. Kezarovski nella sua arringa finale davanti alla Corte aveva dichiarato che, nel periodo in cui scrisse il pezzo il testimone non godeva ancora della protezione, e che lui ha solo fatto il suo lavoro giornalistico. “Non ho minacciato la vita di nessuno, ma ho i miei doveri di segnalazione. Nei miei articoli ho mostrato come funzionano le strutture giudiziarie e quelle del ministero dell’interno“, ha detto sempre Kezarovski.

La Macedonia è diventata l’unico paese in Europa sud-orientale con un giornalista incarcerato per il suo lavoro. Il messaggio per i media è molto inquietante – ogni giornalista che rivela gli abusi delle istituzioni pubbliche può finire in prigione.

Chi è Lavdrim Lita

Giornalista albanese, classe 1985, per East Journal si occupa di Albania, Kosovo, Macedonia e Montenegro. Cofondatore di #ZeriIntegrimit, piattaforma sull'Integrazione Europea. Policy analyst, PR e editorialista con varie testate nei Balcani. Per 4 anni è stato direttore del Centro Pubblicazioni del Ministero della Difesa Albanese. MA in giornalismo alla Sapienza e Alti Studi Europei al Collegio Europeo di Parma.

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