LETTONIA: Riga ricorda le barricate del gennaio 1991 e la lotta per l’indipendenza

Da RIGA Le barricate che i lettoni eressero dal 13 al 20 gennaio 1991 a Riga e in altre città lettoni sono uno degli eventi più drammatici e importanti allo stesso tempo nella lotta per l’indipendenza della Lettonia e dei paesi baltici dal regime sovietico.

Riga anche quest’anno celebra il ricordo di quelle giornate con una serie di appuntamenti a partire dalle 10 in Doma laukums, con un falò, simbolo delle barricate, che verrà acceso, alla presenza della presidente della Saeima Ināra Mūrniece. Altre celebrazioni sono previste a Jelgava, Liepāja e Dobele.

La storia delle barricate di Riga

Ventuno anni fa, il 13 gennaio 1991, i cittadini di Riga erigevano le barricate nel centro della città e nei luoghi sensibili, come le sedi della radio e della televisione pubblica, per la lotta di indipendenza dall’Urss.

Alle 4.45 della mattina del 13 gennaio 1991 un annuncio alla radio lettone da parte del Fronte Popolare chiamava la popolazione a riunirsi in Doma Laukums. Da Vilnius giungevano le prime notizie degli scontri fra la popolazione lituana e le forze di polizia sovietiche. Alle 14 circa 700 mila lettoni erano scesi in strada. Cominciava la lotta finale dei paesi baltici per l’indipendenza dall’Urss.

Dal 13 al 20 gennaio 1991 si formarono barricate ovunque, a presidiare i luoghi nevralgici del paese, a Riga, a Kuldiga, a Liepaja. Lo stesso avveniva in Lituania. A Riga in particolare furono erette barricate a difesa della sede del Soviet Supremo lettone, nell’attuale edificio della Saeima, che era diventata l’istituzione che difendeva le aspirazioni dello stato lettone all’indipendenza. Altre barricate difendevano la radio lettone in Doma laukums, la sede della televisione nell’isola di Zaķusala, e i ponti sulla Daugava.

Sulle barricate si ritrovarono gli studenti, i lavoratori, intere famiglie, persino i bambini. La radio trasmetteva continuamente, per dare informazioni, tenere sveglia la gente, sostenere il morale. Artisti, cantanti, musicisti si esibivano in strada. Camionisti arrivavano coi loro automezzi a sbarrare le vie di accesso a Riga, i forestali procuravano la legna da accatastare e da ardere per scaldarsi nelle sere gelide. Si usavano le scuole per dormire.

Il cineoperatore Gvido Zvaigzne, ferito a morte in Bastejkalns mentre filmava gli  scontri con gli Omon

Il cineoperatore Gvido Zvaigzne colpito in Bastejkalns mentre filmava gli scontri con gli Omon

Gli Omon, i reparti speciali antisommossa sovietici, non stettero a guardare. Gorbaciov dal Cremlino diede ordine di reprimere la rivolta. A Vilnius i reparti speciali attaccarono in forze. A Riga gli Omon all’inizio si limitarono ad azioni di sabotaggio, a far esplodere bombe, poi iniziarono la repressione violenta. La prima vittima, il 16 gennaio, fu un autista del ministero dei trasporti, Roberts Murnieks, ucciso nei pressi del ponte di Vecmīlgrāvis.

Ma fu il  20 gennaio il giorno più sanguinoso. Gli Omon cercarono di riprendere con la forza l’edificio del ministero degli interni che era stato occupato dai lettoni e negli scontri coi reparti speciali sovietici cadono altre cinque vittime, lo studente Edijs Riekstiņš, due impiegati del ministero degli interni – Vladimirs Gomonovičs e Sergejs Konoņenko e due operatori degli studi cinematografici Rīgas kinostudija, Andris Slapiņš e Gvido Zvaigzne.

Il Cremlino riuscì a riportare l’ordine sulle strade solo alcuni giorni dopo, quando molti di coloro che difendevano le barricate tornarono a casa. Ma il culmine della “singing revolution” iniziata nell’estate del 1990 con il Baltijas ceļš, era ormai avviato. Sette mesi dopo, nell’agosto del 1991, la Lettonia ritornava libera e indipendente, dopo cinquant’anni di occupazione sovietica.

Chi è Paolo Pantaleo

Giornalista e traduttore, Firenze-Riga. Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi

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