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UNGHERIA: Il progetto South Stream andrà avanti

La guerra energetica fra Unione Europea e Russia si è recentemente arricchita di un nuovo, significativo, colpo di scena.

Durante una conferenza stampa tenuta il 1° luglio con il suo omologo serbo, Viktor Orbán, attuale Premier Ungherese, ha manifestato tutta la sua contrarietà alla sospensione del progetto South Stream, gasdotto patrocinato da Gazprom e destinato al trasporto di gas naturale russo dalle rive del Mar Nero fino ai paesi dell’Europa Occidentale, aggirando l’Ucraina.
Un progetto, questo, “alternativo” al gasdotto europeo Nabucco, volto a collegare, invece, la Turchia all’Austria, dando così vita a una rotta d’importazione di gas metano proveniente dal Caucaso, dal Caspio e dal Medio Oriente in grado di bypassare le rotte moscovite, ma i cui lavori d’inizio sono stati più volte posticipati.
Sulla questione, lo stesso Orbán ha affermato che «l’Ungheria costruirà South Stream perché vuole mettere in sicurezza il proprio approvvigionamento energetico» e che «non permetteremo che ci si possa ritrovare in una situazione in cui dipenderemo dall’Ucraina per l’approvvigionamento di gas».
In merito alla questione ucraina, infine, Orbán ha espresso tutto il suo sostegno alle autorità di Kiev, ma ha sostenuto che: «siamo responsabili nei confronti dei nostri concittadini in termini di forniture energetiche».

QUADRO DI RIFERIMENTO

Per quanto si cerchi di ridurre l’intera questione a una banale scaramuccia commerciale fra due semplici attori, la faccenda è delle più delicate: Gazprom, infatti, autentico gigante energetico di scala mondiale, con una capacità esportativa di gas naturale pari a 63 miliardi di metri cubi annui, è in grado di soddisfare oltre il 30% della domanda di metano dell’intero continente europeo raggiungendo, in alcuni paesi, picchi addirittura superiori all’80%, come nel caso della Bulgaria o della Polonia.
La Russia, dal 2008 al 2010, ha inoltre siglato diversi accordi bilaterali con vari i stati implicati nel progetto, come Austria e Ungheria, dopo che lo stesso era stato approvato nel 2007, a Roma, in modo da facilitare la realizzazione dell’intera rete infrastrutturale.
Si parla, dunque, non solo di una complessa partita geopolitica, ma anche di un sottile gioco economico, capace di muovere annualmente decine di miliardi di euro, e di un altrettanto difficile tentativo, messo in piedi dall’UE (e indirettamente da Washington), di legare i destini politici dei suoi partner orientali, più sfrontati e diretti di quanto “lei” desideri, alle strutture dell’Unione.
Non a caso, nel 2009, è entrato in vigore il c.d. Terzo Pacchetto Energetico Europeo, un insieme di disposizioni atte a modificare l’assetto normativo relativo al mercato interno europeo dell’energia, quasi ad arginare gli interessi russi.

BUDAPEST E MOSCA

Nel frattempo, ciò che sorprende l’osservatore disattento è l’inaspettato riavvicinamento fra la cancelleria ungherese e quella russa.
Si tratta di un rapporto ancora troppo acerbo da poter essere definito come “maturo”, ma che – nel frattempo – ha iniziato a generare notevoli risultati, come la decisione presa da Gazprom di costruire in Ungheria una sua nuova centrale, in partnership con la magiara Electrical Works.
Dal 2010 a oggi, infatti, i rapporti fra Orbán e Putin sembrano essersi fatti più cordiali e distesi, con il conferimento dell’ordine al merito d’Ungheria a Viktor Zubkov, ex Primo Ministro russo e vertice proprio di Gazprom, per il suo contributo al miglioramento delle relazioni fra Budapest e Mosca.
Quella di Orbán, insomma, sembra essere una sfida di diversificazione non solo energetica, ma anche politica, a 360° gradi e la convinzione sempre più diffusa, ormai, è che più l’Europa si accanirà contro il Premier magiaro più la sua amicizia con Mosca, un tempo macchiata dall’odio verso l’usurpatore sovietico, metterà radici profonde.

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6 commenti

  1. Ma allora la posizione di Orbán è schizofrenica? Da una parte una apparente cordialità di rapporti con Putin e la sua Russia (tramite l’onnipresente Gazprom) d’altra parte un reiterato e senza tentennamenti ripudio di tutto ciò che è sovietico (segno evidente, poco tempo fa il governo ungherese dona un milione di dollari per il museo delle vittime del comunismo sovietico)?
    Stranamente nell’articolo non viene citato che la centrale nucleare di “Paks” di progettazione sovietica produce oltre il 40% dell’elettricità totale del paese e che l’Ungheria costruirà delle nuove unità elettrogene, per garantire il fabbisogno di elettricità del paese.
    Tra Ungheria e Russia continuano i negoziati finanziari per la costruzione di due nuove unità: la Russia è disposta a garantire per la loro costruzione un credito di 9/10 miliardi di euro. Oltre il 40% dei lavori è previsto in Ungheria.
    Quindi è la Russia schizofrenica? Da una parte aiuta l’Ungheria a rendersi meno dipendente dal suo stesso gas e dall’altra vuole a tutti costi far passare il South Stream in quel paese?
    La monodipendenza della bilancia dei pagamenti russa dalle esportazioni di gas, ha trasformato la politica estera putiniana nella cura degli interessi della Gazprom e questo condiziona ormai pesantemente ogni mossa del Cremlino: il prezzo del gas ai clienti europei va da 230 ai 530 $ e non in base a differenti costi, ma esclusivamente all’uso politico che del gas fa il governo russo.
    Nessuno ormai ricorda “Nabucco” il gasdotto che avrebbe dovuto, almeno per la parte europea, avere lo stesso percorso del South Stream, mentre sarebbe arrivato dal Caucaso via Turchia. Naturalmente avrebbe rappresentato una sorta di alternativa sia di impianti che di produttori a questo gasdotto tutto russo, e naturalmente è naufragato complice il fatto che i finanziamenti erano pochi e che la Russia si è assicurata a suon di dollari e prezzi di favore l’adesione degli stati attraversati dal suo gasdotto.
    La tattica della Gazprom è sempre la stessa: trattative separate con piccoli stati facilmente ricattabili o felici di vedere grandi investimenti nei propri confini e un prezzo di favore per i propri fabbisogni energetici.
    Per quanto riguarda l’Italia (e l’ENI), pochi hanno rilevato che, nonostante le piagnucolose telefonate di Renzi a Putin e gli incontri della “volitiva” Mogherini, il terminal del South Stream. in un primo tempo previsto in Italia, verrà realizzato in Austria, escludendo dalle commesse la nostra ENI.
    Le linee guida dell’UE, in un raro sprazzo di strategia a lungo termine, sono che uno non può essere contemporaneamente proprietario e degli impianti e del gas che viene trasportato (e questo mi sembra elementare prudenza) e che le commesse per la costruzione degli stessi dovrebbero essere attribuite con un minimo di decenza e trasparenza: sembra che le ottenga tutte un caro amico dell’AD di Gazprom, caro amico a sua volta del nostro Putin…
    Quindi, lasciando perdere i soliti tarantolati abbacinati sulla via del Cremlino, bisognerebbe muoversi con grande prudenza sull’argomento South Stream.

  2. più sono le fonti di approvigionamento meglio sarà per noi acquirenti anche se vedremo più in la quante di queste pipeline sopravviveranno alla prova dei fatti. (anche se più probabile del nabucco sarà il Tap). per quanto riguarda gli ungheresi questa presa di posizione sarebbe stata più gradita se accompagnata da una decisa rinuncia ad ogni rivendicazione sulla rutenia ucraina, di destabilizzatori in europa cominciano ad essercene troppi.

    • In verità la rivendicazione sulla Rutenia transcarpatica è l’unica che si può permettere… La Slovacchia meridionale, la Transilvania romena o il Banato serbo sono semplicemente fuori della sua portata. Paradossalmente gli ungheresi in Rutenia sono appena il 12% e adeguatamente protetti.
      D’altronde all’inizio della crisi ucraina, politici e esperti russi invitarono Polonia, Ucraina e Romania alla spartizione dell’Ucraina nella migliore tradizione imperialista!

  3. Correzione: “invitarono Polonia, UNGHERIA e Romania”. Scusate.

    • Gian Angelo è stato un certo zhirinovsky un politico nazionalista Russo, con trovate pubblicitarie alla Bossi per intenderci ( prendiamo i mitra etc) che spesso fan ridere tutta la Russia, non prenda sul serio certe frasi, per i suoi interessi.
      Tra parentesi lo stesso zhirinovsky aveva pronosticato l’abbattimento di un aereo civile in ucraina da parte degli ucraini, anche se questo non le darà piacere.

  4. Il primato politico dell’economia (o dell’economia sulla politica se volete). Il potere economico prevale sulle ragioni pratiche, ideali o idiologiche, giuste o sbagliate che siano. Corrompe, piega, conquista, afferma in tutti i settori la sua logica del profitto in modo da ottenere un plusvalore, vantaggio o privilegio spesso personale. E quando un fine e’ cosi’ importante in molti casi si giustifica i mezzi, non importa se etico, se per tutti o solo una parte.

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