VIETNAM: Sapa, tra risaie a terrazza e minoranze etniche

A nord ovest del Vietnam, in prossimità della frontiera con la Cina, sorge arroccata sul fianco di una montagna ad un’altitudine di 1.600 metri, la pittoresca cittadina di Sapa.

La città nasce come antica stazione climatica sviluppata dai francesi ad inizio del XX secolo per consentire ai membri dell’élite coloniale di sfuggire al soffocante caldo estivo di Hanoi, godendo di quiete e frescura su queste montagne, tra suggestivi paesaggi caratterizzati da campi di riso a “terrazza”, curati e modellati da tempo immemorabile grazie alla fatica, alla pazienza e alle sapienti mani delle contadine con il tradizionale cappello conico.

Molte abitazioni conservano ancora ai nostri giorni tratti coloniali, eredità della dominazione francese.

Con una popolazione di meno di diecimila abitanti Sapa sta vivendo oggi un notevole boom turistico che ha visto negli ultimi anni il sorgere di numerosi alberghi, ristoranti e locali per il divertimento notturno.

L’economia della zona ne ha tratto sicuri benefici economici ma al tempo stesso non si può negare una “contaminazione” dell’anima e dello spirito del luogo, che ha portato, seppur in parte, a un cambiamento di secolari tradizioni e stili di vita delle popolazioni locali. Le grosse fette della torta sono appannaggio di ricchi imprenditori vietnamiti, cinesi o occidentali che investono nelle enormi potenzialità di una regione dal grande fascino, lasciando alle popolazioni locali le briciole dell’indotto.

Nonostante l’attuale dimensione turistica tolga un filo di magia, camminare nelle incantevoli valli intorno a Sapa, perdersi nei suoi mercati ed entrare a contatto con le numerose minoranze etniche che vivono in questa zona regala grandi emozioni: montagne ricoperte da una lussureggiante vegetazione di bambù e palme, piccoli villaggi di case tradizionali su palafitte, suggestive risaie terrazzate.

Una sottile coltre di nebbia avvolge quasi quotidianamente il paesaggio, regalando un tocco di mistero e rendendo ancor più suggestiva l’atmosfera.

Otto degli oltre cinquanta gruppi etnici del Vietnam abitano queste montagne.

A causa del loro isolamento geografico, i differenti gruppi hanno conservato lingua, abiti e tradizioni autonome.

In questo intricato mosaico di minoranze etniche i gruppi più famosi, e quelli con cui è più facile per un visitatore entrar in contatto, sono i Hmong e gli Dzao.

Popoli con uno stile di vita semplice, basato sull’agricoltura (in prevalenza coltivazione del riso e del mais), con tradizioni seminomadi.

Oggi alcune di queste persone si sono riconvertite ad attività legate al recente avvento del turismo.

Donne Hmong nei loro tradizionali abiti e copricapi neri, adornate con splenditi gioielli d’argento, accompagnano in veste di “guide” i turisti nei trekking alla scoperta delle loro terre; piacevoli escursioni tra paesaggi mozzafiato durante le quali si incontrano donne di etnia Dzao, riconoscibili da copricapi rossi, sopracciglia rasate in segno di bellezza, che vendono ai visitatori piccoli oggetti di artigianato locale, gioielli, braccialetti o tessuti tradizionali.

Al centro della vita quotidiana vi sono i mercati, non solo luoghi di affari ma anche importanti occasioni di incontri, scambi di notizie, grandi mangiate e bevute in compagnia.
Mercati pullulanti di colori, in cui donne con grandi gerle cariche di mercanzia si muovono leggiadre tra le bancarelle, nei loro variopinti abiti tradizionali, composti perlopiù in fibra di marijuana, che viene coltivata, filata, tessuta e poi tinta con l’indaco.

Un profumo d’incenso pervade l’aria dei mercati della città, tra bancarelle di prodotti agricoli, oggetti d’artigianato locale e provenienti dalla vicina Cina, animali in vendita tra cui bovini, uccelli, cani, polli.

Benvenuti a Sapa, nelle incantevoli atmosfere del Vietnam del nord… qui il reportage fotografico

Chi è Luca Vasconi

Nato a Torino il 24 marzo 1973, fotografo freelance dal 2012. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Torino, dopo alcuni anni di vita d’ufficio piuttosto deprimenti decide di mettersi in gioco e abbandonare lavoro. Negli anni successivi viaggerà per il mondo alla ricerca dell'umanità variopinta che lo compone.

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