ALBANIA: Il mercato dei media è pluralista ma polarizzato. Giornalisti a rischio autocensura

L’organizzazione internazionale Reporters Without Borders, che vigila sulla libertà di stampa valuta annualmente il livello di libertà di espressione in 179 paesi in tutto il mondo. Nel 2013, secondo Reporters Without Borders l’Albania si è posizionata 102°, subendo un calo significativo di 6 posti, rispetto all’anno precedente. In pratica, l’Albania dovrebbe riformare il sistema dei media. Secondo Olivier Basille, direttore dell’Ufficio dell’UE di ‘Reporter senza frontiere‘, il paese ha un piccolo mercato, che può facilmente essere controllato e a causa delle pressioni, molti giornalisti sono costretti a lasciare la professione o accettare la corruzione.

Secondo il “Barometro balcanico dei Media, Albania 2013”, pubblicato dall’Albanian Media Institute diretto da Remzi Lani, l’Albania ha un panorama mediatico sviluppato per un paese con circa 3 milioni di abitanti. Secondo la ricerca “non ci sono cifre ufficiali sulla vendita della stampa nel paese. Ma ci sono più di 20 quotidiani esistenti. Tuttavia , in assenza di dati pubblici certificati, si ritiene che solo pochi giornali raggiungano un pubblico sostanziale. Secondo l’Autorità dei Media, ci sono 56 stazioni radio locali e due nazionali. Il numero di stazioni televisive registrate è di 71 locali e due nazionali. Inoltre, ci sono 83 TV via cavo che operano in tutto il paese. Mentre l’accesso ai media internazionali è illimitato.

La TV è il mezzo più influente. Molti spettatori guardano stazioni italiane e greche tramite la ricezione terrestre. La BBC (103.9 MHz a Tirana), Deutsche Welle, Radio France Internationale e Voice of America sono trasmesse in FM. Circa 1,4 milioni di albanesi erano on-line entro giugno 2012 (InternetWorldStats.com). Ci sono più di 1 milione di utenti di Facebook (Socialbakers.com). Il contesto generale mostra che vi è un’ ampia varietà di fonti di informazione e i costi sono generalmente accessibili”. Inoltre secondo vari sondaggi di opinione i media godono di  maggiore credibilità nella popolazione rispetto ad altri attori. Tuttavia, la critica sui resoconti dei media è aumentata nel corso degli anni , il che implica che la diversità delle fonti di informazione non garantisce da sola la sua qualità.

Axel Kronholm, un giornalista finlandese che ha condotto studi approfonditi sulla libertà dei media in Albania, ha detto ai giornalisti albanesi che lavorano in un mercato con poca sicurezza del lavoro, che promuove una cultura di autocensura. “Il mercato del lavoro informale contribuisce a questa situazione. La maggior parte dei giornalisti albanesi lavorano senza contratto. Gli editori violano spesso i diritti dei lavoratori in materia di pagamenti e  ferie. I giornalisti in Albania sono costantemente in guardia, applicando autocensura e auto-moderazione, se necessario, non solo per il loro lavoro e la carriera, ma per la propria sicurezza personale”, scrive Kronholm.

Secondo il rapporto annuale di Freedom House pubblicato il 3 ottobre, i media albanesi si basano sul sostegno finanziario da parte dei proprietari e da pochissimi grandi inserzionisti, per cui la cultura di autocensura è funzionale anche a soddisfare gli interessi degli azionisti. Non ci sono dati pubblici sulle dimensioni del mercato pubblicitario in Albania. Tuttavia, in un rapporto interno pubblicato da Balkan Insight, preparato da un’agenzia pubblicitaria si stima il valore della pubblicità televisiva per i primi 11 mesi del 2011 sui 29 milioni di euro. Il mercato dei media in Albania e’ polarizzato e diviso lungo linee politiche e le televisioni che sono più vicine al target pubblicitario governativo vengono spesso premiate dal governo.

Chi è Lavdrim Lita

Giornalista albanese, classe 1985, per East Journal si occupa di Albania, Kosovo, Macedonia e Montenegro. Cofondatore di #ZeriIntegrimit, piattaforma sull'Integrazione Europea. Policy analyst, PR e editorialista con varie testate nei Balcani. Per 4 anni è stato direttore del Centro Pubblicazioni del Ministero della Difesa Albanese. MA in giornalismo alla Sapienza e Alti Studi Europei al Collegio Europeo di Parma.

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