TURCHIA: L'UE rimanda a ottobre i nuovi negoziati con Ankara

L’Unione Europea aprirà un nuovo capitolo negoziale con la Turchia, quello sulla politica regionale, ma solo a partire da ottobre 2013, dopo il nuovo rapporto della Commissione europea. E’ il risultato del compromesso raggiunto a Bruxelles martedì 25 giugno. Una conferenza intergovernativa tra l’UE e la Turchia era prevista per mercoledì 26 giugno a Bruxelles, per ufficializzare l’apertura del capitolo negoziale sulla politica regionale, ma è stata rimandata all’autunno.

Da una parte, Germania Olanda e Austria premevano per la non apertura di nuovi capitoli, dopo la repressione del governo turco sulle manifestazioni di Gezi e la dura retorica di Erdogan e degli altri ministri dell’AKP contro l’Europa. Dall’altra parte, la maggioranza degli stati membri e la Commissione volevano andare avanti, consapevoli che solo coinvolgendo maggiormente la Turchia si sarebbe potuto influenzarne la direzione politica.

Il risultato, benchè parziale, permette anche al ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu, di salvare la faccia: “Il capitolo 22 è stato aperto. La questione è risolta”, ha dichiarato.

La presidenza irlandese del Consiglio UE, che scade il 1° luglio, aveva proposto nello scorso semestre di rilanciare la relazione tra Bruxelles e Ankara attraverso l’apertura di alcuni capitoli negoziali, dopo la pausa forzata dovuta alla presidenza di Cipro (con cui la Turchia non parla).

A seguito della repressione di Erdogan sui manifestanti, il mood a Bruxelles sembrava virare piuttosto verso una pausa, almeno fino al prossimo rapporto della Commissione europea, previsto per l’inizio di ottobre. Fautori dello status quo e del “no al dialogo” con Ankara sono i Paesi Bassi, la Germania, e anche l’AustriaSecondo un diplomatico austriaco, sarebbe necessario “un periodo di raffreddamento”, poichè andare avanti con i negoziati subito dopo la dura repressione servirebbe solo a “mandare il segnale politico sbagliato”. Secondo il quotidiano austriaco Der Standard, “L’impertinenza con cui Erdoğan e il suo ministro degli affari europei Egemen Bagis […] attaccano il Parlamento europeo, la Commissione e i governi dell’Ue è stupefacente.”

Del probabile stallo sui negoziati è complice certo anche la stagione elettorale che si apre in Germania: Angela Merkel non ama la prospettiva di una Turchia in Europa, e tantomeno la amano i suoi elettori, che saranno chiamati alle urne il 22 settembre. Inoltre, la repressione di Gezi Park si è trasformata in una disputa bilaterale turco-tedesca, dopo che Merkel si era dichiarata “scioccata” e aveva definito “eccessiva” la reazione delle forze di polizia.Il 21 giugno Berlino ha convocato l’ambasciatore turco per esprimere la sua “profonda incomprensione”, e Ankara ha reagito convocando l’ambasciatore tedesco.

A favore della ripresa e del rilancio dei negoziati con Ankara, al fine di coinvolgere la Turchia anziché lasciarla isolarsi, si erano dichiarati un gran numero di stati membri UE, oltre ad alcune voci importanti come il Financial Times:

Interrompere continuamente il dialogo penalizza enormemente il processo. Umiliati più volte dai rifiuti dell’Europa, i politici turchi mettono in dubbio apertamente la sincerità dell’Europa (…)

L’Ue ha il diritto di esprimere chiaramente le sue riserve sulla gestione della protesta, ma è palesemente ipocrita da parte dei paesi europei che hanno bloccato il cammino della Turchia verso l’adesione (e allentato la pressione per un’ulteriore liberalizzazione) sostenere adesso che il negoziato non può proseguire perché il governo di Ankara è troppo autoritario. Se i governi Ue vogliono davvero (come dicono) una Turchia pluralista come partner, devono scendere dalle barricate e riavviare il dialogo.

A favore della ripresa e del rilancio del negoziato anche la presidente dei Verdi europei, Monica Frassoni:

I negoziati dovrebbero ripartire dai capitoli 23 e 24 della procedura di adesione, ovvero quelli relativi al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali (23) e a giustizia, libertà e sicurezza (24). E’ indubbio che negli ultimi dieci anni la prospettiva di un rapporto molto più stretto con la UE é stato un motore di riforma della democrazia turca. Ed é un fatto che alla UE guardano gli oppositori laici, ecologisti, democratici e libertari contro la progressive islamizzazione della Turchia. Non dobbiamo lasciare cadere l’importanza del ruolo della UE nel rafforzamento della democrazia in Europa: un ruolo oggi nascosto dalla devastante politica di austerità miope e inefficace della Commissione e dei maggiori stati UE, ma a lungo termine molto più rilevante e legittimo”

Il ministro degli esteri svedese, Carl Bildt, aveva posto l’accento sulla necessità di prendere la decisione di aprire il capitolo 22 dei negoziati, anche se la data effettiva di avvio dei negoziati dovesse essere rimandata. Tale posizione è stata infine accettata da tutti gli stati membri.

 

Foto: Ian Usher, Flickr

Chi è Davide Denti

Dottore di ricerca in Studi Internazionali presso l’Università di Trento, si occupa di integrazione europea dei Balcani occidentali, specialmente Bosnia-Erzegovina.

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