Il livello di corruzione percepita ad Atene e dintorni è il più alto dell’Unione Europea. Lo evidenzia l’indice di corruzione riferito al 2012 che il think tank Transparency International ha stilato su 176 paesi nel mondo. La Grecia si posiziona al 94esimo posto in una classifica che mette ai primi posti i paesi più ‘sani’, ovvero in cui la corruzione percepita è minore, andando verso i paesi in cui la bustarella è routine. Tra i primi a pari merito vediamo, senza troppo stupore, Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda; il trio di coda è composto invece da Afghanistan, Corea del nord e Somalia.
Crisi e corruzione: un intreccio indistricabile
Che la Grecia abbia un alto tasso di corruzione non risulta una novità per il mondo, ancor meno per il ridente stivale che tanto ha in comune con il vicino ellenico. Ciò che preoccupa, tuttavia, è l’avanzata della discesa verso il basso, verso un posto in classifica sempre più lontano da legalità e trasparenza. Rispetto al 2011, in cui si collocava all’80esimo posto, Atene ha perso ben 14 posizioni.
La crisi economica di cui ancora non si vede la fine sembra essere la spiegazione più plausibile e più immediata al consolidamento di un sistema particolaristico, anziché democratico. In un contesto così instabile dal punto di vista economico e sociale, laddove un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà e un quarto è disoccupato, per sopravvivere si può arrivare alla legge della giungla.
Si dice che un sistema radicato di corruzione rischi di prolungare gli effetti disastrosi di questa crisi. Verissimo. Ad oggi, tuttavia, è più aderente alla realtà affermare che, con la crisi, la corruzione diventa un fenomeno pressoché inevitabile. Per accedere a determinati servizi pubblici non basta compilare un modulo o effettuale una richiesta formale.
Cure pubbliche? Denaro sottobanco
L’esempio più lampante viene dalla sanità pubblica. Nel 2010 il governo socialista di Papandreou annunciò fieramente l’inizio della lotta al ‘fakelaki‘, corrispondente ellenico dell’italico termine ‘mazzetta’. Contemporaneamente, però, una pesante scure precipitava sui fondi destinati alla sanità pubblica. Negli ospedali oberati, con posti letto insufficienti e liste d’attesa interminabili, i pochi medici e infermieri rimasti hanno dovuto fare i conti con stipendi decurtati e una mole di lavoro insostenibile. Va da sé che ottenere delle cure o sottoporsi a delle analisi in tempi accettabili sia diventata, ancor più di prima, una questione di bustarelle.
Sebbene la sezione greca di Transparency International abbia evidenziato una diminuzione della ‘piccola corruzione’, altri dati riferiti al 2012 non fanno ben sperare. Uno su tutti, la corruzione negli ospedali, è in continuo aumento. Nell’anno passato, il 45% degli episodi di corruzione è avvenuto proprio negli istituti ospedalieri pubblici. Il denaro mobilitato complessivamente dal fenomeno, in compenso, è calato di quasi un quinto, attestandosi a 420 milioni. Purtroppo però non si può dire che la lotta alla corruzione sia giunta a traguardi significativi. Il problema rimane legato alle condizioni dettate dalla sopravvivenza. E per i cittadini greci sopravvivere, oggi, è la priorità.
Lotta alla corruzione si, ma in tempi idonei
In generale, difficilmente i tempi di crisi sono i più propizi per combattere la corruzione. La trasparenza e la legalità non sono di casa nei palazzi del potere ad Atene, non potrebbero esserlo nei sobborghi dove non batte il sole.
Ci sarà però un’occasione propizia per affrontare il problema a fondo e sarà essenziale coglierla. Il momento giusto per dare un taglio alla corruzione sarà quando gli altri tagli saranno solo un ricordo del passato. Nel momento della rinascita, sarà fondamentale ripartire su basi diverse, politiche quanto economiche, e diffondere una cultura che renda la corruzione disprezzabile, ma soprattutto non necessaria.
Uno stato che funziona e che supporta i bisogni dei cittadini è uno stato in cui non serve corrompere chicchessia.
Sarà bene che tali principi fondamentali li ricordino anche i vicini, a partire da quelli dell’altra sponda dell’Adriatico. La classifica di Transparency International restituisce un’immagine impietosa anche dell’Italia. Il regno di tangentopoli si colloca al 72esimo posto nella classifica mondiale dellivello di corruzione percepita. Con lo stesso punteggio troviamo la Bosnia-Erzegovina. In posizioni più dignitose figurano la Georgia, la Turchia, la Romania e la Macedonia.
Altre due maglie nere nel fornito guardaroba di Roma e Atene.