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GEORGIA: Le manovre dei filo-russi e gli interessi di Mosca

Il Cremlino non lascia niente di intentato per ristabilire almeno in parte, e talora per interposta persona, la propria influenza sulla Georgia, minata radicalmente dalla guerra del 2008 conclusasi con l’”indipendenza” dell’Abkhazia e della Sud-Ossezia.

Naturalmente Vladimir Putin cerca anche di approfittare della vittoria alle “politiche” dell’ottobre scorso di Bidzina Ivanishvili che non condivide l’intransigenza del presidente georgiano Mikheil Saakashvili sui rapporti con Mosca. Ecco una delle ultime iniziative russe che si avvalgono della collaborazione di un personaggio che in Georgia non gode certamente di un grande favore, ma che, per il suo passato, può avere molti agganci. Si tratta dell’ex ministro georgiano per la sicurezza dello stato Valeri Khaburdzania che, proprio in questo periodo ha deciso di creare in patria una forza politica filo-russa. Egli ha esposto i suoi piani alla radio georgiana “Palitra”. Khaburdzania afferma che in un prossimo futuro ha l’intenzione di tornare in Georgia dalla Russia dove attualmente risiede. Secondo altre fonti l’ex ministro della sicurezza dello stato si troverebbe già nella repubblica caucasica.

Khaburdzania nella sua intervista ha osservato: “Non vedo oggi in Georgia neppure una forza filorussa. Evidentemente i nuovi poteri tendono più verso l’Occidente e l’America. Io credo però che le forze filo-occidentali e filo-russe debbano farsi reciprocamente un’aperta concorrenza”. Khaburdzania ha aggiunto di stare cercando nel paese “forze politicamente affini con le quali sia possibile unirsi”. Khaburdzania ricopriva la carica di ministro per la sicurezza dello stato nel governo di Shevardnadze. Un mese dopo l’arrivo al potere di Saakashvili, nel febbraio 2004, fu trasferito alla funzione di viceprocuratore generale, mentre il ministero della sicurezza fu affidato al 31-enne Zurab Adeishvili, compagno di partito di Saakashvili.

Dopo la “guerra d’agosto” del 2008 il capo dello stato spiegò le ragioni per cui aveva tolto a Khaburdzania la carica ministeriale. Parlando alla Commissione parlamentare provvisoria di inchiesta sull’”aggressione militare e le altre azioni della Russia contro l’integrità territoriale della Georgia”, Saakashvili rievocò il suo primo incontro con Putin, svoltosi nel gennaio 2004. Come disse il leader georgiano, il suo “collega” moscovita gli aveva fatto due richieste: “Non sollevare la questione di un rapido ritiro delle basi russe” allora ancora presenti in Georgia, e “non toccare il capo dei servizi di sicurezza Valeri Khaburdzania”, che, disse Putin, “è un nostro amico”. “Non potevo accettare che in Georgia i ministri, e tanto più il ministro della sicurezza, venissero protetti da una potenza straniera, neppure se fosse stata amica”, sottolineò Saakashvili che in seguito, parlando dell’ex ministro della sicurezza, lo definì spesso “uomo di Putin”. Più tardi il leader georgiano confidò che il “caso” Khaburdzania era stato il primo episodio di “incomprensione” fra lui e il governo russo.

Annunciando adesso il suo ritorno in politica, scrive il quotidiano moscovita “Kommersant”, Khaburdzania ha ricordato la sua conoscenza con l’ex capo dell’FSB russo (ora segretario del Consiglio di sicurezza della Russia) Nikolaj Patrushev ed ha espresso la sua disponibilità a “trovare un linguaggio comune con i leader russi”. La ricomparsa nella politica georgiana di un personaggio come Khaburdzania sembra avere una sua logica. Dopo che in Georgia si è avuto un cambio di maggioranza parlamentare (Saakashvili, rimanendo per ora sulla poltrona di presidente, ha perduto influenza e ormai praticamente non è in grado di resistere ai suoi avversari del “Sogno georgiano”) il nuovo governo ha adottato una linea di avvicinamento alla Russia. Per quanto Ivanishvili continui ad affermare che la priorità per la Georgia rimane l’integrazione nell’Unione Europea e nella NATO, le prospettive di un ingresso in queste organizzazioni rimangono evanescenti. Il conflitto non risolto intorno all’Abkhazia e alla Sud-Ossezia non fa che aggravare la situazione: il nuovo governo georgiano non è stato in grado di spiegare in modo coerente come intende risolvere il problema dei “territori occupati”.

Affermando che l’integrazione euroatlantica non contraddirebbe all’amicizia con la Russia, Ivanishvili (un miliardario che ha accumulato la sua ricchezza in Russia) ha recentemente citato l’Armenia come “un buon esempio per i georgiani”. Questo esempio in realtà sottintende che il paese non aspiri a entrare nella NATO, sia un alleato ufficiale della Russia (nel blocco ODKB/CSTO, “Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva”) e ospiti sul suo territorio truppe russe. Nel partito di Saakashvili che adesso critica con veemenza le attività del nuovo governo, le parole di Ivanishvili sono state giudicate come “una svolta di 180 gradi rispetto alla linea fin qui seguita dalla Georgia”.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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