Il mandato quinquennale di Mikheil Saakashvili come presidente della Georgia sarebbe dovuto scadere il 5 gennaio scorso (lo stesso giorno del 2008 egli vinse alle elezioni anticipate). Ma, in base agli emendamenti apportati alla legge elettorale nel 2011, quando il partito del presidente, il “Movimento Nazionale Unito”, aveva ancora la maggioranza in parlamento, le elezioni presidenziali sono rimandate all’ottobre 2013. Per questo il 4 gennaio a Tbilisi e in altre parti della Georgia si sono svolte dimostrazioni di protesta i cui partecipanti chiedevano che Saakashvili si dimettesse entro il 20 gennaio, cosa che naturalmente non è avvenuta.
A Tbilisi la manifestazione si svolse davanti alla residenza presidenziale nello storico quartiere di Avlabari, dove i manifestanti proclamarono un ultimatum per il presidente. Secondo i promotori dell’iniziativa, Saakashvili ha violato il giuramento e ha deluso la fiducia del popolo. I dimostranti hanno accusato il presidente di “usurpare e monopolizzare” il potere, di aver privato la magistratura delle sua indipendenza, di aver creato un sistema corruttivo di governo, di violare i diritti e le libertà e di altre cose che, a loro giudizio, sono motivo sufficiente per le dimissioni. I promotori dell’ultimatum, inoltre, minacciarono di ricorrere a “misure radicali” se Saakashvili non accoglierà le loro richieste.
Intanto la Georgia è imprigionata nel conflitto fra il primo ministro Bidzina Ivanishvili, ricco “oligarca” e capo del partito di maggioranza dal fantasioso nome di Kartuli otsnebi, il “Sogno georgiano” e il presidente Mikheil Saakashvili, sempre più sulla difensiva. A Tbilisi e in altre città del paese è incominciata la “discussione popolare” (un lascito del regime sovietico) degli emendamenti costituzionali che prevedono ls riduzione delle prerogative presidenziali. A questa trafila che si protrarrà fino agli inizi di febbraio, prenderanno parte rappresentanti delle principali organizzazioni non governative (Ong), degli ambienti politici e scientifici e noti esponenti della vita pubblica. Ad alcune manifestazioni parteciperanno anche deputati del parlamento.
Le speranze che Saakashvili e Ivanishvili incomincino a lavorare di conserva si sono praticamente sciolte come neve al sole. Un certo ottimismo a questo proposito è comparso dopo l’incontro, il 13 gennaio, fra Saakashvili e Ivanishvili nella sede del Patriarcato ortodosso in occasione del 90 compleanno e del 35 anniversario dell’”intronizzazione” del Patriarca Ilia II, con la partecipazione anche del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Entrambi, presidente e premier, accompagnati anche dallo speaker del parlamento David Usupashvili, manifestarono una inconsueta, grande cordialità reciproca che diede modo al capo della Chiesa georgiana di osservare che “ha avuto luogo un fenomeno straordinario: due avversari politici hanno parlato dei destini della patria”.
Per ora non si aspettano mutamenti politici immediati, ma essi diverranno possibili nel prossimo aprile, quando si compiranno sei mesi dal momento in cui si è insediato il nuovo parlamento e il presidente, secondo la Costituzione in vigore, avrà il diritto di sciogliere l’assemblea legislativa e di indire nuove elezioni. Il leader del ”Sogno georgiano” ha ricordato a Saakashvili che, secondo una ricerca condotta in novembre dall’istituto americano NDI, il rating della coalizione di governo era al 65%, mentre quello del ”Movimento Nazionale Unito”, guidato dal presidente, arrivava solo al 14% (secondo la stessa fonte Ivanishvili gode del gradimento dell’80% dei cittadini della Georgia, mentre Saakashvili si ferma al 29; una parte degli interpellati mostra di approvare l’attività di entrambi i politici). Nuove elezioni sarebbero dunque sfavorevoli al discusso capo dello stato.
Con tali dati alle spalle, Ivanishvili è pronto non solo ad affrontare nuove elezioni, ma anche a concedere al suo principale rivale lo ”sfizio” di fissarle senza aspettare il mese di aprile. Il 28 dicembre nel parlamento georgiano è effettivamente incominciata la raccolta di firme in favore di una legge che dia al presidente la possibilità di sciogliere il parlamento non sei mesi dopo le precedenti elezioni, ma solo dopo tre, cioè già proprio all’inizio di quest’anno. Per inserire i necessari emendamenti nella Legge fondamentale del paese, i sostenitori di Ivanishvili avrebbero bisogno della ”maggioranza costituzionale” di 100 deputati. Attualmente il ”Sogno georgiano” ha nell’assemblea legislativa 83 seggi, perciò per portare al successo la sua iniziativa, il partito di maggioranza deve poter contare anche su voti del ”Movimento Nazionale Unito”.
Ivanishvili non vede problemi a questo proposito. In un’intervista alla televisione Imedi (”Speranza”) il premier ha detto: ”Penso che far passare questo disegno di legge in parlamento non sarà difficile. Nella minoranza vi sono non poche persone di buon senso che appoggeranno la nostra iniziativa. Per esempio almeno 10-20 deputati dell’altra parte sono disposti a tutto. In questi giorni – ha continuato Ivanishvili – in parlamento incomincerà un processo che ci permetterà di correggere la maggiore mostruosità creata da questo sistema criminale”. Ivanishvili considera una ”mostruosità” le norme sullo scioglimento del parlamento nel loro complesso.
Ma Saakashvili ha subito ”gelato” questi propositi smentendo di avere intenzione di sciogliere il parlamento. Il 19 gennaio, parlando alla televisione, egli dichiarò: ”Non ho alcun piano di questo tipo. Non credo – aggiunse – che essi (i deputati della nuova maggioranza – nda) possano mantenere tutte le promesse, ma lasciamo che il popolo veda tutto da solo. Io veramente voglio dare loro l’opportunità di mantenere tutte le promesse alla popolazione georgiana”.
In realtà la coalizione di governo mira solo ad anticipare il giorno in cui il presidente della Georgia perderà quel che resta delle sue prerogative di potere e si trasformerà, di fatto, in una specie di maestro delle cerimonie. Ciò accadrà inevitabilmente dopo le elezioni presidenziali previste nell’ottobre 2013, quando la Georgia cesserà di essere una repubblica presidenziale per diventare una repubblica parlamentare e il potere passerà completamente al parlamento e al governo. Quest’ultimo diventerà l’organo supremo del potere esecutivo. Il presidente proporrà formalmente le candidature alla carica di premier, ma solo quelle che gli segnaleranno i deputati. Inoltre il capo dello stato non potrà presentare iniziative legislative, convocare riunioni straordinarie del parlamento, sospendere o abolire atti giuridici del governo, ecc.
Ivanishvili non manifesta alcun desiderio di candidarsi alla carica di capo dello stato. Il premier ha affermato: ”Io non ho l’intenzione di diventare presidente. Dopo lo elezioni presidenziali voi sapete quali limitate prerogative e funzioni avrà il presidente. E, più in generale, non ho l’intenzione di cambiare la mia carica”. Per quanto riguarda le possibili nuove elezioni parlamentari, i ”Sognatori” prevedono che il ”Movimento Nazionale Unito” non supererebbe neppure lo sbarramento del 5%. Se Saakashvili alla fine si lascerà tentare dall’idea di sciogliere il parlamento, sarà possibile per i “Sognatori” anche resuscitare l’idea dell’impeachment del capo dello stato accusato di tutta una serie di “crimini”.
In passato essi dovettero rinunciarvi sotto la pressione degli Usa e dell’Unione Europea: lo ha ammesso lo stesso Ivanishvili. “Gli americani e gli europei mi convinsero che non è il caso di sollevare questo problema, e dalle loro parole ho capito che se avessimo avviato la procedura di impeachment del presidente, sarebbe stato complicato spiegarlo alla comunità internazionale”, ha detto il premier. Ma non si può non prendere atto che la richiesta di impeachment ha già raccolto in tutta la Georgia più di 500.000 firme. La situazione è dunque complessa e contraddittoria. Si potrebbe anche dire, con un noto “bon mot” austro-ungarico che “die Lage ist hoffnungslos, aber nicht ernst” (“la situazione è disperata, ma non seria”).