LETTONIA: La minoranza russa è discriminata. Ma bisogna pur difendersi

Qualcuno si ricorderà dell’Unione Sovietica. Un regime sanguinario che ha affamato, vessato, tolto la libertà alle nazioni finite sotto il suo dominio alla fine della Seconda guerra mondiale. Tra queste la Lettonia e i paesi baltici, la cui occupazione fu considerata dagli alleati occidentali un pegno a Stalin per il suo intervento bellico contro la Germania nazista. La resistenza all’oppressione russa è di vecchia data, fin dal 1918, da quando alla dissoluzione dell’impero russo i baltici dichiararono l’indipendenza. La Lettonia, come gli altri paesi baltici e la Polonia, è stata vittima di violenti tentativi di russificazione, prima e durante la dominazione sovietica. Dal 1991 la Lettonia e gli altri paesi baltici hanno riacquistato la libertà dando rapida origine a democrazie avanzate, a dispetto di molti altri Paesi dell’ex blocco comunista ancora oggi impantanati in un’eterna transizione tra socialismo e democrazia.

In Lettonia, però, c’è una legge da molti definita “liberticida”. I russi residenti in Lettonia, immigrati dopo il 1940, non sono riconosciuti come cittadini lettoni. Non possono votare né ricoprire cariche pubbliche (ma possono isciversi a partiti), hanno limiti al diritto alla pensione, non possono ricoprire ruoli di dirigenza nella pubblica amministrazione. Lo stesso vale per i loro discendenti. Per diventare cittadini lettoni occorre superare un iter formativo e un esame di lingua lettone. La lingua lettone non è propriamente delle più facili.

Si sono formati in Lettonia partiti russofoni, che difendono le istanze della minoranza russa nel Paese. Il principale è il Saskaņas centrs (Centro per l’Armonia), centrista e moderato, ha raccolto nel 2006 il 15% dei voti e ben il 26% alle elezioni del 2012. Pur essendo partito di maggioranza relativa non sono riusciti a entrare nella coalizione di governo. La situazione però si complica con la nascita, nel 2012, del Par dzimto valodu (La lingua madre), movimento radicale russofono e filorusso, guidato dall’attivista Vladimirs Lindermans.

Lindermans (nome da tenere a mente), già arrestato in Russia e estradato in Lettonia dove era accusato di detenzione di esplosivi e attività sovversive, è stato il promotore del referendum per il russo lingua ufficiale. In caso di successo la discriminazione su base linguistica dei russofoni sarebbe decaduta e la lingua russa avrebbe affiancato quella lettone come lingua di Stato. Il referendum, fallito, ha dato il via al progetto politico: il programma di Lindermans è la secessione delle regioni a più alta densità di popolazione russofona. Anzitutto il Latgale.

Secondo il capo della Polizia di sicurezza lettone, Jānis Reiniks, intervistato durante un’inchiesta della televisione nazionale, dietro a Vladimirs Lindermans ci sarebbero finanziatori provenienti sia dall’area russofona moderata lettone che da associazioni russe vicine al Cremlino. Che la politica estera russa sia interessata a (ri)mettere le mani sul Baltico non è un segreto per nessuno. Come non lo sono i metodi (si è visto in Ucraina, con la diffusione di passaporti russi alla minoranza russofona della Crimea, o in Georgia con la minoranza russa dell’Ossezia, dove operano molte Ong russe). La conquista, oggi, lungi dall’applicare metodi militari, passa dai media: un intreccio di interessi lega magnati della televisione privata lettone al Cremlino. Jānis Kažociņš, direttore dell’Ufficio per la difesa della Costituzione lettone ha poi recentemente affermato:Il sistema dei flussi di denaro a sostegno delle organizzazioni non governative russe all’estero è regolato dalle Ambasciate del Cremlino“.

Quanto basta per mettere sul chivalà la Lettonia, la cui legge sulla cittadinanza rappresenta una timida difesa dall’ingerenza russa. La lotta per i diritti di una minoranza (lotta legittima, poiché quella lettone è effettivamente e giuridicamente una discriminazione) quando si mischia a interessi geopolitici, crea confusione. I lettoni hanno diritto a difendere la propria libertà e autonomia nazionale dopo più di un secolo di dominio russo. Ed è comprensibile, viste le persecuzioni che hanno subito, che ciò avvenga anche tramite leggi discriminatorie che è necessario cambiare. Ma se l’interesse effettivo di gente come Lindermans è riportare il Paese nella sfera d’influenza di Mosca, anziché tutelare la minoranza di cui è parte, allora l’umanitarismo deve lasciar posto al buon senso. I lettoni hanno il diritto di difendersi dall’ingerenza russa e in questo andrebbero aiutati dall’Europa, non biasimati.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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6 commenti

  1. articolo estremamente di parte e decisamente poco obbiettivo… l’unione sovietica come regime sanguinario affamato che vessa, oppressione russa… e poi l’ultima frase, su cui si richiama al buon senso per non finire sotto l’influenza di mosca. se invece è l’influenza occidentale e dell’ue, allora è bene? se poi queste “democrazie avanzate” come vengono definite non hanno portato pari diritti ai russofoni, non fa niente? chiunque abbia scritto l’articolo è stato troppo di parte ed ha espresso troppe opinioni. dovrebbe essere più oggettivo.

    • Cero Anton
      perché dovrei essere più oggettivo? Ho riportato dei dati corretti quando parlo della legge e la definisco “giuridicamente discriminatoria” e ho espresso un’opinione in merito. Perché non potrei? E infine, l’influenza occidentale non esiste in occidente. E il Baltico è occidente.
      un saluto

      Matteo

    • daniele salmelli

      Solo un’informazione. La Lettonia prima dell’arrivo dello zio baffone era composta dal 77% di Lettoni mentre nel 1991 la percentuale di Lettoni era scesa al 52%. Ti sei mai chiesto perchè? Hai mai sentito parlare della russificazione degli stati dell’est? (con obbligo tra le altre cose dello studio della lingua russa nelle scuole ma anche i “trasferimenti” delle popolazioni locali, sostituite da cittadini russi -appunto dopo il 1940). Come possono i lettoni non aver paura del vicino russo (a cui fa molto gola il porto di Riga)? Sono 1, 5 milioni contro i 150 e passa milioni del vicino russo. Si difendono come possono anche perchè accettare la lingua russa come seconda lingua ufficiale vorrebbe dire far sparire il lettone nel giro di pochi anni. Rifletti!!

  2. ma sentivo ogni tanto qualche notizia dalla letonia… piu che altro in ati di violenza contro i citadini russi… ma ritornando al articolo nn capisco una cosa perche la Letonia e in pericolo da questa russificazione mentre estonia e lituania, no ??
    Concordo poi con l’articolo quando si parla di nuove mosse dell cremlino per russificare o influenzare varie parti del suo ex impero.. vedessi in Ucraina per esempio con la nuovissima lege della lingua ufficiale.. ma anche in Bielorussia la situazione ormai e quasi completata il bielorusso si sta quasi estinguendo, saluti

    • E’ vero che ci sono anche atti di violenza nei confronti della minoranza russa. E’ anche vero che esiste un forte sentimento filo-nazista in Lettonia. Ma questo non c’entra, sono problemi di altro ordine. Il pericolo russo, in Lettonia, passa dalle Ong, dai media, dalla politica e rischia di riportare il paese nell’orbita di Mosca. Solo che la Lettonia, sotto l’orbita di Mosca, non ci vuole stare. Stessa cosa vale per gli latri paesi baltici, anche se è minore la presenza russa. Anche in Ucraina ci sono problemi di ingerenza russa nella politica locale. E’ un problema che tocca un po’ tutte le repubbliche nate dopo il 1991. Io penso che sia un pericolo. Altri magari no.

  3. Io continuo a pensare che i diritti delle persone vadano prima di ogni altra cosa e che qualunque paese discrimini una persona perchè di lingua o cultura diversa da quella di maggioranza compia un atto sbagliato. I russi in Lettonia esistono, e continuare a considerarli non pienamente cittadini non farà altro che avvicinarli sentimentalmente e culturalmente alla Federazione Russa. Una loro integrazione nella vita politica e amministrativa a mio modo di veder le cose può invece favorire la mentalità che uno può essere un lettone pur parlando una prima lingua slava (perchè nella stessa condizione, se non erro, sono anche le minoranze ucraine e bielorusse). I fondi alle formazioni politiche russofone arrivano dal Cremlino? Vero, e questa è sicuramente una mossa geopolitica che può mettere in pericolo la sovranità dello stato baltico… come lo erano però i soldi del Vaticano a Solidarnosc, finanziamenti fatti di certo non per carità cristiana. Per questo trovo giusto che l’Europa biasimi, perchè isolando si fa solo il gioco del governo russo… ovviamente non può e non deve limitarsi a questo, ma dovrebbe – senza ovviamente delegittimare la sovranità lettone – aiutare a fornire alla Lettonia gli strumenti necessari per combattere avviare una reale integrazione. Detto questo, nonostante stavolta mi trovi non del tutto d’accordo con lui, ringrazio Matteo Zola per i suoi preziosi contributi.

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