La minoranza magiara all'indomani delle elezioni slovacche

Riportiamo qui di seguito l’articolo che Aron Coceancig, dell’Università di Modena, ha inviato alla redazione di Economia.hu. Aron Coceaning ha dedicato alle minoranze ungheresi in Slovacchia il suo intervento al Convegno Internazionale di Studi “Il Trianon e la fine della Grande Ungheria”, a Trieste poche settimane fa. Ringraziamo Economia.hu, nella persona della caporedattrice Claudia Leporatti, per averci concesso di pubblicarlo.

Le elezioni slovacche hanno sancito la sconfitta della coalizione che ha governato il paese fino ad ora, ma non la sconfitta di SMER, il partito di maggioranza della stessa, e del suo presidente Robert Fico, ancora  popolari nelle zone rurali del paese soprattutto nel nord e nell’est. SMER infatti rimane il principale partito con quasi il 35% dei voti (6% in più delle ultime legislative del 2006), staccando il secondo partito (SDKU-DS, cristianodemocratici) di quasi venti punti (al 15%, tre punti in meno del 2006). La costituzione slovacca prevede che sia il primo partito ad intraprendere le consultazioni per proporre un nuovo esecutivo, ma oggi sembra altamente improbabile che SMER riesca a trovare i numeri necessari in parlamento. Questo è conseguenza soprattutto del risultato deludente ottenuto dai due alleati, SNS e LS-HZDS (nazionalisti) che nel 2006 avevano raccolto ottimi consensi, rispettivamente l’11,7% e l’8,8%. LS-HZDS di Vladimir Meciar dopo venti anni non è riuscito a superare la soglia del 5% e quindi non godrà di deputati al parlamento, mentre SNS disporrà di solo 9 deputati ottenuti grazie a un risicato 5,07%.

Le nuove alleanze
Non sono solo i numeri quelli che mancano a Fico per proporre un nuovo governo, infatti la famiglia socialista europea avrebbe avvertito lo SMER di diffidare dall’intraprendere nuove “pericolose” alleanze con gli ultranazionalisti, perché questo pregiudicherebbe, nuovamente , le relazioni con i socialisti europei.
Toccherà dunque alle forze del centro-destra guidate da Iveta Radicova, SDKU-DS, formare una coalizione di governo a quattro. SDKU-DS, SaS (liberali), KDH (conservatori), e MOST-HID (il ponte) insieme hanno i numeri per formare un nuovo esecutivo con i loro 79 deputati, quattro in più della maggioranza richiesta. Iveta Radicova, nonostante la leggera flessione del suo partito, può infatti contare a differenza di Fico di alleati che avranno un importante spazio nel futuro parlamento, soprattutto i due neo-partiti Sas e MOST-HID che hanno preso rispettivamente il 12,1% e l’8,1%.

La formazione di una coalizione di centro-destra non è però così scontata come sembra. Sono diversi i temi che dividono i partiti dell’opposizione del precedente governo Fico e i politologi non escludono un periodo di lunghe consultazioni per il raggiungimento di un equilibrio stabile e di posizioni comuni. Il problema non riguarderebbe tanto il partito degli ungheresi (MOST-HID), in quanto i loro leader Bela Bugar e Chmel Rudolf  hanno già partecipato a governi di coalizione con SDKU-DS , ma riguarderebbe piuttosto le differenze fra i liberali del SaS e i cristiano-conservatori del KDH. I due partiti divergono su numerosi punti, dalla politica economica ai diritti sociali, basti pensare ad esempio che il SaS è favorevole ad un progetto di legge sulle unioni omosessuali mentre il KDH lo rifiuta categoricamente.

Le questioni legate ai diritti civili sono state comunque secondarie nella campagna elettorale e alla fine a guidare l’elettorato sono stati principalmente i problemi economici e sociali del paese, con in cima le preoccupazioni per il contributo che i paesi della zona euro devono versare per rimpinguare le casse dello stato greco.
A portare al governo la nuova coalizione è stato soprattutto il voto delle due principali città del paese, Bratislava (nelle foto) e Kosice, dove SDKU-DS e SaS hanno ottenuto ottimi risultati e dove di contrappunto SMER ha raccolto percentuali molto inferiori alla media nazionale, rispettivamente il 24 e 27% contro una media del 35% (in realtà SMER supera ovunque il 40%, tranne nei distretti abitati dagli ungheresi e a Presov).

Il partito ungherese MKP fuori dal Parlamento
L’altro elemento chiave di queste elezioni è il mancato raggiungimento del quorum da parte del partito ungherese MKP che dopo venti anni esce dal parlamento. Il partito di Csaky ha pagato soprattutto la sua alleanza con FIDESZ e il governo ungherese. La crisi del partito, la dirigenza ha annunciato le dimissioni e un nuovo congresso a settembre, è indirettamente imputabile al premier ungherese che ha voluto utilizzare l’MKP come proprio strumento politico. Non solo la legge sulla doppia cittadinanza e gli incontri avuti con Csaky durante la campagna elettorale, ma anche i fondi che il governo ungherese ha concesso direttamente al partito per la gestione delle alluvioni nell’est del paese sono state viste dai più come un ingerenza non gradita, come un prolungamento del partito di Orbán in terra slovacca.

L’influenza di FIDESZ è stata visibile anche dal mutato atteggiamento assunto dal partito nell’ultimo anno. MKP infatti ha sempre più spesso preferito la via dello scontro con le istituzioni slovacche, rivendicando le proprie istanze nazionaliste e il proprio legame con l’Ungheria. Proprio a seguito della svolta nazionalista un anno fa l’ex leader del partito, Bela Bugar , aveva deciso di fuoriuscirne per dare vita a un nuovo progetto, il MOST-HID. Il nuovo raggruppamento politico, secondo i fini di Bugar, non doveva rappresentare esclusivamente gli ungheresi, ma anzi doveva diventare un punto di aggregazione per quei settori della società civile, slovacchi o delle minoranze, che volevano uscire dal vortice nazionalista intrapreso dagli altri partiti politici.
Il progetto di Bugar sembra aver avuto successo, non solo ha raccolto più dell’8% dei consensi ma è riuscito a raccogliere adesioni anche dove la minoranza ungherese non è presente. A testimonianza di questo gli studi degli analisti assegnano il 30-35% dei voti al partito ad elettori non ungheresi (slovacchi, rom, ruteni, etc.). Lo stesso Bugar ha chiarito che numerosi suoi elettori e simpatizzanti posseggono “un’identità variabile” o non certa; sono slovacchi e ungheresi allo stesso tempo, molti provengono da famiglie miste. Ottimo il risultato raggiunto a Bratislava, 8,4%, ma anche nelle regioni nel nord del paese dove il partito supera sempre abbondantemente l’1%, a fronte di MKP che non raccoglie voti in queste zone.
Nei territori meridionali, abitati in prevalenza dai magiari (dove tra l’altro l’affluenza è maggiore che nel resto del paese), MOST-HID vince quasi ovunque la sfida con MKP se si trascura il risultato di Sturovo (vicino Esztergom) che vede il partito nazionalista avanti di 7 punti percentuali.
Il partito ultra-nazionalista slovacco (SNS) invece mantiene le sue roccaforti tradizionali nel nord del paese, Zilina 11,7% e Prievidza 7,5%, ma subisce comunque un indietreggiamento generalizzato. Affermare che le posizioni nazionalisti nel paese abbiano subito una battuta d’arresto appare comunque prematuro anche perché un polo d’attrazione per questi voti può averlo giocato SMER, che nel periodo della campagna elettorale non ha rinunciato a una propaganda schiettamente nazionalista e anti-ungherese, riuscendo così ad incrementare di oltre 200.000 voti il risultato del 2006, mentre i due partiti nazionalisti hanno subito una perdita leggermente superiore in termini di voti.
I due partiti che hanno creato le recenti tensioni fra le due sponde del Danubio escono quindi pesantemente ridimensionati, ma i loro leader non si considerano affatto fuori dai giochi e le loro dichiarazioni post-voto fanno intravedere come non abbiamo alcuna intenzione di modificare le loro posizioni. Pal Csaky ha fatto notare come i voti ungheresi al partito MOST-HID in realtà abbiamo fatto eleggere sette deputati slovacchi  riproponendo come fondamentale la distinzione etnolinguistica.
Jan Slota invece ha dichiarato che la Slovacchia si avvia ad essere governata da omosessuali e ungheresi, e che ora con questo nuovo governo sarà possibile la creazione di una regione autonoma nella Slovacchia meridionale, il peggio che potesse capitare, secondo lui.

Chi è Claudia Leporatti

Giornalista, è direttore responsabile del giornale online Economia.hu, il principale magazine in italiano sull'economia ungherese e i rapporti Ungheria-Italia, edito da ITL Group. Offre tour guidati di Budapest in italiano e inglese. Parla inglese e ungherese, ma resta una persona molto difficile da capire. Scrive racconti e sta lavorando (o pensando) al suo primo romanzo. Nata a Bagno a Ripoli (Firenze) senza alcuna ragione, vive a Budapest, per lo stesso motivo.

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