In Bosnia, la deforestazione incontrollata nel paese colpisce anche le simboliche montagne olimpiche con severe conseguenze sull’ecosistema locale. Quando piccoli comuni assecondano grandi investitori, è la società civile a rimetterci.
Contesto
Da tempo in Bosnia-Erzegovina grandi compagnie, specialmente estere, investono e costruiscono nel paese noncuranti dell’ecosistema in cui operano. L’esempio migliore è dato dalle numerose centrali idroelettriche costruite da multinazionali occidentali. Questa politica ha conseguenze devastanti sull’ambiente e aumenta il rischio di eventi come la recente alluvione che ha colpito le aree centro-meridionali del paese.
Secondo Global Forest Watch, dal 2001 al 2023, la Bosnia-Erzegovina ha perso 38,9 kilo ettari di copertura arborea, pari a una diminuzione dell’1,5% rispetto al 2000. In questo quadro, aggiunge l’OSCE, l’edilizia incontrollata compromette la qualità di vita, la salute e la sicurezza della popolazione del paese ed è un ostacolo allo sviluppo sostenibile.
Nemmeno i dintorni della capitale Sarajevo sfuggono a questa tendenza negativa. A distanza di quarant’anni dalle Olimpiadi del 1984, le montagne che ospitarono i giochi invernali sarajevesi, Trebević e Bjelašnica, sono diventate preda di lussuose speculazioni edilizie e di un’urbanizzazione crescente. Entrambe si trovano sul confine tra le due entità del paese: la Republika Srpska (RS) a maggioranza serbo-bosniaca e la Federazione di Bosnia Erzegovina (FBiH), abitata perlopiù da bosniaci di religione musulmana e croati.
Trebević
Nel 2022 nasce il Parco Naturale “Trebević” esteso per oltre cinquemila ettari e reso area protetta dal governo della RS. Ciò non ha impedito che si sviluppassero progetti nelle sue vicinanze oppure in base a permessi rilasciati prima del 2022, come testimoniano le immagini satellitari dell’ultimo decennio. D’altro canto, l’area di Trebević sotto la competenza territoriale della FBiH è “protetta” dal 1954, nonostante i recenti tentativi di privarla di tale status.
Nel 2016, il Comune di Istočni Stari Grad, che comprende gran parte delle aree di Trebević sotto la giurisdizione della RS, chiedeva e otteneva dal Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Gestione delle Acque dell’entità l’autorizzazione alla deforestazione di una superficie di 260.000 metri quadrati.
La deforestazione che ne è conseguita ha coinvolto la piccola località di Brus, dove il sindaco di Istočni Stari Grad ha dichiarato di avere in programma la costruzione di ulteriori strutture ricettive e di una cabinovia. Nel frattempo, riporta la testata indipendente Žurnal, è stato rilasciato un permesso di costruire un complesso di sei piani a un imprenditore straniero, in contrasto con la legge che prevederebbe invece il requisito della cittadinanza bosniaca. Ma questa non è l’unica illegittimità dei titoli edilizi su cui nascono questi progetti.
Per esempio, per la costruzione del Roof Gardens, un mastodontico complesso commerciale e residenziale che da Trebević guarda Sarajevo non è stata nemmeno fatta una valutazione di impatto ambientale. Tuttavia, riporta Žurnal, a settembre 2021 l’Istituto Minerario di Prijedor ha pubblicato un report che sottolinea le criticità dell’impatto che avrà il nuovo complesso sull’ecosistema locale.
Infine, Trebevic Hills: un complesso residenziale che prevede la costruzione di ristoranti, caffè, aree fitness e nuove strade, nonché di un futuristico ponte che collegherebbe la FBiH con la RS. L’opera sorgerà su un’ampia porzione di foresta e causa non poche preoccupazioni. Infatti, lo scorso ottobre la protezione civile accompagnata da una delegazione comunale di Istočni Stari Grad ha visitato il cantiere per valutare il rischio di frane. A ciò si aggiungono i dubbi sull’identità dell’investitore e proprietario del progetto, difficile da individuare con certezza.
Bjelašnica
Anche sulla montagna di Bjelašnica sono in programma ampi progetti di deforestazione e molti dei relativi permessi, rilasciati dal Comune di Tornvo, sono frutto di procedure poco trasparenti. Il sindaco, Ibro Berilo, è attualmente indagato dalla Procura del Cantone di Sarajevo perché avrebbe rilasciato illegalmente titoli edilizi, anche in cambio di regali da parte delle società interessate.
La montagna sorge proprio sopra il Vrelo Bosne, la principale fonte di acqua potabile della città di Sarajevo. Il tema è se la purezza e la quantità di quell’acqua resteranno immutate a fronte dell’antropizzazione che sta interessando l’area sovrastante. Preoccupa perlopiù che il sistema di fognatura di Tornvo, nonostante la recente costruzione di un nuovo depuratore, non sia più sufficiente per i futuri abitanti e visitatori della zona e che le acque reflue raggiungano, attraverso la conformazione porosa del terreno, la fonte idrica sottostante.
Per contro, pare invece che il progetto preveda di allacciare le nuove fognature ad una vicina rete fognaria idonea già esistente. Ciononostante, Nusret Dresković, Rettore della Facoltà di Scienze Naturali e di Matematica di Sarajevo, ha confermato le preoccupazioni in merito al rischio imminente di carenza di acqua potabile e avvertito che le costruzioni su Bjelašnica aumentano la possibilità di frane.
Bilanciare sviluppo ed ecosistema
Il dibattito intorno all’opportunità di queste costruzioni è classico: da un lato c’è chi apprezza lo sviluppo economico e la capacità di attrarre investitori, pur poco trasparenti. D’altro canto, c’è chi si batte contro la deforestazione e per la tutela di queste montagne che sono motivo di orgoglio e ricordo delle mitiche olimpiadi invernali dell’84.
Come sottolinea Dresković, il problema è che a prendere queste decisioni sono spesso comuni molto piccoli insieme ad investitori molto grandi nella cornice di un’organizzazione amministrativa frammentata, mentre la società civile rimane tagliata fuori.
Già nel 2020, Anes Podić, attivista dell’associazione ambientalista Eko Akcija avvertiva che “il vuoto nella vita pubblica sta consentendo la devastazione semi-segreta delle nostre risorse naturali, alla quale non abbiamo modo di partecipare attraverso il dibattito e la comprensione pubblica”.
Per fortuna, gruppi informali di cittadini e associazioni che si battono per la tutela dell’ambiente e del verde urbano nella capitale e nel paese sono molto attivi e hanno pur collezionato qualche vittoria in passato. Vedremo se questa volta sarà sufficiente.
Foto: Miljan Rašević/Pixabay