Fiala

REPUBBLICA CECA: Il premier Fiala sospende le consultazioni con la Slovacchia

Dopo l’incontro tra i ministri degli Esteri di Russia e Slovacchia, il governo della Repubblica Ceca sospende le consultazioni bilaterali con Bratislava.

“Non è possibile ignorare le differenze fondamentali di opinione su questioni chiave di politica estera”. Questo probabilmente il passaggio più forte del comunicato dello scorso 6 marzo, con cui il Primo ministro della Repubblica Ceca Petr Fiala ha deciso di sospendere fino a data da destinarsi i regolari colloqui con l’omologo slovacco. Un caso scoppiato proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali slovacche e che acuisce divisioni già in essere nel gruppo di Visegrad.

Lo scontro e le reazioni dalla politica slovacca

La causa del malumore di Praga va ritrovata all’interno del Forum Diplomatico di Antalya, giunto alla sua terza edizione e andato in scena nella metropoli turca tra venerdì 1 e domenica 3 marzo. Proprio durante la seconda giornata di questo evento era avvenuto l’inaspettato incontro tra Lavrov e Blanar, commentato poi positivamente da entrambe le parti: Mosca come un isolato ma apprezzabile segnale di apertura dal campo occidentale, mentre il Premier slovacco Robert Fico lo aveva definito la dimostrazione di una politica estera sovrana all’insegna dell’equilibrio.

Il breve faccia a faccia avrebbe riguardato soprattutto il conflitto in Ucraina, nello specifico l’auspicio di aprire presto negoziati di pace in Svizzera e di scongiurare una nuova cortina di ferro sul suolo europeo. Argomenti in realtà coerenti con la comunicazione del governo Fico fin dal suo insediamento, ma ancora mai espressi direttamente in un summit di così alto livello con la controparte Russa. Da qui la reazione di Fiala, tra i più convinti sostenitori del supporto militare a Kiev e delle sanzioni contro Mosca, che ha cancellato le consultazioni intergovernative in programma interrompendo una prassi cordiale che proseguiva ininterrottamente dal 2012. Immediata la risposta di Fico, che ha accusato a sua volta la Repubblica Ceca di mettere a repentaglio le relazioni bilaterali in nome del proseguimento della guerra, oltre a ribadire che questa decisione non influenzerà la politica estera del suo paese.

L’eco dello scontro tra i due vicini si è poi rapidamente trasferito nel dibattito interno alla Slovacchia, già animato dalla campagna elettorale per le presidenziali. Numerose voci indignate si sono levate dall’opposizione: il presidente del partito Slovacchia Progressista (PS) Michal Simecka ha definito il fatto un’enorme vergogna, nonchè il momento peggiore tra i due paesi dalla divisione del 1993; la presidente della repubblica uscente Zuzana Caputova (PS) si è detta rattristata per l’accaduto e disposta a fare il possibile per mantenere buone relazioni con il governo ceco fino al termine del suo mandato; lo stesso candidato a succederle Ivan Korcok ha dichiarato il governo in carica colpevole di aver isolato la Slovacchia bruciando progressivamente i ponti con i suoi alleati. Sensazioni opposte invece da parte della nutrita minoranza ungherese (circa l’8% della popolazione), che ha poi garantito il suo supporto al neoeletto Presidente Peter Pellegrini sulla scia dell’avvicinamento di Robert Fico alla politica estera di Viktor Orban.

Il blocco centro-orientale tiene 

L’insolita impasse tra i governi di Repubblica Ceca e Slovacchia ha riprodotto quello emerso pochi giorni prima all’interno del gruppo di Visegrad, altro esempio di compattezza lungo la sua esistenza ormai più che trentennale. Nel summit svoltosi a Praga il 27 febbraio, infatti, il sostegno all’Ucraina e la postura nei confronti della Russia hanno diviso nettamente i quattro capi di governo (e poi ancora i rispettivi ministri degli esteri riuniti nella stessa sede il 21 marzo). Da una parte Polonia e Repubblica Ceca decise a supportare Kiev con ogni mezzo e a chiudere qualsiasi rapporto con Mosca, dall’altra Ungheria e Slovacchia contrarie all’invio di armi e favorevoli al mantenimento del dialogo con la Federazione.

Si tratta senza dubbio di una criticità da monitorare e che non va sottovalutata, specialmente in un’area dell’Europa dove questi temi suscitano ancora fortissime sensibilità legate alla sicurezza e alla storia recente.  Allo stesso tempo però va ricordato che i punti condivisi nell’agenda Visegrad sono ancora numerosi, dalle politiche agricole all’energia nucleare, passando per la gestione dei flussi migratori. Così come a margine della polemica tra Praga e Bratislava vanno registrate le dichiarazioni del ministro degli esteri ceco Jan Lipavski, che ha parlato di amici onesti in grado di dirsi anche cose spiacevoli. Lo stesso comunicato di Petr Fiala del 6 marzo si apriva sull’importanza della cooperazione con la Slovacchia, un legame che nonostante tutto entrambi i governi continuano a ritenere fondamentale.

Foto dal profilo Facebook di Petr Fiala 

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