Slovenia scandalo
Slovenia's Prime Minister Janez Jansa (L) welcomes Serbia's President Aleksandar Vucic for the EU-Western Balkans summit at Brdo Congress Centre, near Ljubljana on October 6, 2021. - Western Balkan countries can expect reassurances but no concrete progress on their stalled bids for European Union membership when EU leaders meet today. (Photo by Jure MAKOVEC / AFP)

SLOVENIA: Scandalo per le indagini fiscali abusive contro gli avversari di Jansa e Vucic

Un vero e proprio scandalo politico è scoppiato in Slovenia nelle ultime settimane, con la stampa che accusa l’ex premier Janez Janša di aver usato indagini fiscali per gettare discredito sugli oppositori politici. Una pratica che, secondo le accuse, avrebbe coinvolto anche la scena politica della Serbia.  

Il 12 ottobre scorso l’Ufficio nazionale investigativo sloveno (NPU) ha formalizzato le accuse a carico di Damjan Žugelj, ex direttore dell’Ufficio anti-riciclaggio (UPPD). Politicamente legato all’ex premier Janez Janša, Žugelj avrebbe abusato della propria posizione per condurre indagini fiscali a danno di politici d’opposizione e figure note in Slovenia e in Serbia.

La scoperta del caso

Quello che nella stampa della regione è divenuto noto come il “Watergate sloveno” è frutto di un’investigazione partita nel maggio scorso. Al tempo, sia Žugelj che Janša avevano rigettato fermamente ogni accusa. Tuttavia, dopo i recenti sviluppi, la situazione appare piuttosto grave e riguarderebbe non soltanto la Slovenia ma anche la Serbia. Infatti, le indagini potrebbero includere anche lo stretto rapporto tra Janez Janša e il presidente serbo Aleksandar Vučić.

Le indagini condotte dall’Ufficio anti-riciclaggio sotto il mandato di Žugelj sarebbero iniziate nel 2021, a ridosso dell’avvio della campagna per le elezioni slovene dell’aprile 2022. Stando alle informazioni raccolte dalla stampa, Žugelj avrebbe agito per conto di Janša inviando più di 238 richieste a banche slovene, chiedendo di avere accesso a 195 conti, intestati a circa 62 singoli individui e 32 aziende. I principali interessati sarebbero stati giornalisti, politici e proprietari di network e media.

La ricostruzione dei fatti

Lo scopo sarebbe stato quello estromettere dalla corsa potenziali avversari del primo ministro uscente. Un ruolo centrale in questo piano lo avrebbe giocato Simona Kaučič, membro del Partito Democratico Sloveno (SDS) di Janša, e a capo della sezione dell’UPPD che si occupa delle transazioni sospette.

Tra le vittime di questo piano ci sarebbero state figure di spicco come Igor Zorčič, ex presidente del Parlamento sloveno. Al fine di spingere verso la sua rinuncia alla carica, Žugelj avrebbe avviato un’indagine sul conto intestato alla moglie di Zorčič, Nataša Vrečar Zorčič. Nel corso delle indagini sarebbero emersi altri nomi come quelli del vescovo di Novo Mesto Andrej Saje e altri personaggi noti in Slovenia tra cui l’attuale primo ministro Robert Golob, eletto poi nel 2022.

Tutti i controlli sarebbero scaturiti da soffiate anonime sul eventuali frodi finanziarie operate dai sospetti. In Slovenia, fonti interne all’UPPD hanno espresso stupore per l’operato di Žugelj, vista la mancanza di solidità delle prove e la rapidità con cui le indagini bancarie si sarebbero svolte. Lo stesso premier Golob ha dichiarato di essere molto preoccupato, poiché qualora le accuse dovessero rivelarsi fondate ciò rappresenterebbe uno scandalo inedito nella storia della democrazia slovena.

Il coinvolgimento serbo

L’utilizzo improprio dell’UPPD da parte di Žugelj non avrebbe riguardato soltanto cittadini sloveni. Al centro dei controlli ci sarebbe anche Dragan Šolak, cittadino serbo e proprietario dello United Group, all’interno del quale figurano Telemach e altre aziende slovene. Šolak è inoltre proprietario dell’emittente televisiva N1, uno dei pochi media indipendenti in Serbia rimasti fuori dal controllo del presidente Vučić. Un altro bersaglio di spicco sarebbe stato il leader dell’opposizione serba Dragan Đilas, ex sindaco di Belgrado, e principale oppositore di Vučić alle elezioni del 2022. Finora, Vučić non ha rilasciato nessuna dichiarazione in merito alla vicenda.

Gli sviluppi giudiziari in Slovenia sembrerebbero avvalorare l’ipotesi che vedeva Janša e Vučić uniti in un accordo per estromettere i rispettivi rivali. Ciò sarebbe avvenuto utilizzando controlli fiscali per intimidire e raccogliere dati sensibili. Come riferito da Damjan Petrič, investigatore capo dell’Amministrazione generale della polizia, sarà la magistratura slovena a decidere se e quando Žugelj dovrà affrontare il processo. La ricostruzione finora ipotizzata dalla stampa dovrà dunque trovare riscontro anche in sede di processo penale. Qualora i giudici dovessero confermare le accuse, sarebbe stata scoperta una rete criminale che vede il coinvolgimento figure di spicco della politica balcanica.

Foto: N1

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