Droni e missili israeliani dietro la riconquista azera del Nagorno Karabakh

L’arma segreta nella riconquista azerbaigiana del Nagorno Karabakh è arrivata a Baku via cargo dalla base israeliana di Ovda. Si tratta dei droni-suicida Harop prodotti dalla Israel Aerospace Industries, già utilizzati durante l’offensiva del 2020.

I rapporti tra Baku e Tel Aviv passano dalle armi

L’Azerbaijan importa armi soprattutto da Israele – il 60%, secondo i dati del SIPRI di Stoccolma, tra il 2017 e il 2020 – e non ne nasconde l’uso. Si tratta dei droni-suicida Harop, ma anche degli Hermes-450 e dei droni da ricognizione Orbiter-1K, Orbiter-2, e Orbiter-3, tutti di produzione israeliana. Si tratta di un appalto da 5 miliardi di dollari, firmati tra i due paesi nel 2016.

Ma non ci sono solo i droni. C’è il sistema antimissile Barak-8, dal 2011. E dal 2017, secondo i dati SIPRI, Israele esporta verso l’Azerbaigian anche i missili LORA. A ottobre 2020, proprio un missile LORA venne sparato dall’esercito azero contro un ponte per distruggere il passaggio attraverso il corridoio di Lachin, fortunamente causando danni solo limitati.

Il regime di Aliyev è uno dei principali acquirenti dell’industria militare israeliana, coprendo il 13% delle esportazioni di sistemi d’arma dallo stato ebraico. Tra il 2010 e il 2020, l’Azerbaigian ha acquistato un’ampia varietà di droni, missili e mortai da Israele. Ma i dettagli non sono pubblici. “Abbiamo informazioni fino al 2020, poi si sono fermate”, ha detto alla CNN il ricercatore del SIPRI Pieter Wezeman.

I cargo dei droni da Israele a Baku

La compravendita di armi tra i due paesi è stata particolarmente intensa appena prima che l’Azerbaigian passasse all’attacco. Un rapporto investigativo di Haaretz del marzo 2023 ha rilevato come i voli di una compagnia aerea azera tra Baku e la base aerea di Ovda, l’unico aeroporto in Israele attraverso cui possono essere trasportati esplosivi, sono aumentati nei mesi immediatamente precedenti l’attacco dell’Azerbaigian al Nagorno Karabakh nel settembre 2020.

“Ogni volta che si verifica un’escalation nella nostra regione, dalla seconda guerra del 2020 fino al 19 settembre, sappiamo che la Silk Way Airlines dell’Azerbaigian effettua voli frequenti verso Israele per importare armi. Prima di quest’ultima escalation, un volo andava direttamente da Israele alla città di Ganja, situata appena a nord del Nagorno-Karabakh”, ha detto al Jerusalem Post l’ambasciatore armeno Arman Akopian.

Haaretz ha riferito anche come a metà settembre  2023 la stessa compagnia volasse tra Baku e Ovda, meno di una settimana prima che l’Azerbaigian iniziasse il suo ultimo assalto al Nagorno Karabakh. “Non sappiamo cosa ci fosse a bordo, ma molto probabilmente è legato agli armamenti che Israele ha già fornito in precedenza all’Azerbaigian”, ha affermato Wezeman.

Impronte digitali sulla pulizia etnica

In una recente intervista al Jerusalem Post, l’ambasciatore armeno in Israele Arman Akopian ha sottolineato le vendite miliardarie di armi israeliane all’Azerbaigian, denunciato come le armi israeliane vengono utilizzate contro “civili pacifici”. E ciò nonostante la società civile israeliana sia “molto filo-armena nel caso del Nagorno-Karabakh e nel riconoscimento del genocidio armeno” (le autorità israeliane continuano a negare tale qualifica al genocidio del 1915).

E oggi, con gli oltre 100.000 armeni fuggiti dal Nagorno Karabakh prima dell’ingresso a Stepanakert dell’esercito azero, le relazioni tra Israele e Azerbaigian sono messe sotto esame. Un editoriale di Haaretz, tra i principali quotidiani di Tel Aviv, denuncia “le impronte digitali di Israele sulla pulizia etnica” in Nagorno Karabakh.

Ma le relazioni tra Israele e Azerbaigian si estendono oltre alla complicità sull’espulsione degli armeni dal Nagorno Karabakh. Come ricorda la CNN, un dispaccio diplomatico statunitense le paragonava a “un iceberg, di cui nove decimi restano sotto la superficie”. Nonostante decenni di cooperazione bilaterale, infatti, l’Azerbaigian ha aperto un’ambasciata in Israele solo quest’anno.

Una stretta relazione in chiave anti-Iran

I due paesi hanno inoltre una stretta cooperazione in chiave anti-Iran, nemico giurato di Israele e vicino scomodo per Baku (vive in Iran una popolazione azera stimata tra i 12 e i 20 milioni di persone, ben più che nella stessa Repubblica d’Azerbaigian), oltre che vitale alleato per l’Armenia. Il regime di Aliyev avrebbe permesso al Mossad di utilizzare Baku come hub di spionaggio anti-iraniano. Dati OEC mostrano inoltre che Israele ha acquistato il 65% del suo petrolio greggio dall’Azerbaigian nel 2021.

E da Israele arrivano a Baku anche strumenti informatici per la repressione interna, come i sistemi Verint e lo spyware Pegasus di NSO Group – poi utilizzati dal regime di Aliyev contro giornalisti, attivisti per i diritti umani e la comunità LGBT.

Come affermato alla CNN da Efraim Inbar, presidente del Jerusalem Institute for Strategy and Security, i legami tra i due paesi si sono rafforzati dal 2020. “La vendita di petrolio e armi continua. L’Azerbaigian sente una maggiore pressione da parte dell’Iran, la cui posizione internazionale sta migliorando. Non c’è grande simpatia (in Israele) per l’Armenia che è vista come un alleato iraniano”.

“Le vendite di armi non ricevono molta pubblicità”, ha aggiunto Inbar. “Tuttavia, il contributo dei droni israeliani alla guerra in Azerbaigian è ben noto. Gli israeliani sono orgogliosi delle loro armi. Le vendite di armi sono considerate positive per Israele. E per Israele l’Azerbaigian è molto più importante dell’Armenia”.

Foto: President of Azerbaijan

Chi è Andrea Zambelli

Andrea Zambelli è uno pseudonimo collettivo usato da vari membri della redazione di East Journal.

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