Cina

La Cina sulla soglia. La telefonata tra Pechino e Kiev

La Cina si erge a potenza mediatrice per risolvere il conflitto mosso dall’alleato russo in Ucraina. La tanto attesa telefonata di Xi Jinping a Zelensky è finalmente arrivata, ma qual è la posizione cinese sul conflitto e quali possono essere i suoi obiettivi a lungo termine?

Le incognite sulla posizione cinese

La Cina di Xi Jinping è una superpotenza in ascesa e il suo obiettivo dichiarato è quello di ottenere un ruolo da assoluto protagonista nel palcoscenico internazionale. Lo dimostrano i suoi ingenti investimenti all’estero per la cosiddetta “nuova via della seta”, le mire sul Mar Cinese Meridionale e in particolare su Taiwan e una chiara volontà di influenzare sempre più le vicende globali.

Ad oggi la Cina è l’alleato più importante della Russia e si è rifiutata di condannare l’invasione mossa da Putin in Ucraina, optando per una posizione vaga e ambigua, espressa dal suo piano in dodici punti per la risoluzione del conflitto, il quale però non fa esplicito riferimento a un ritiro delle forze armate russe dal territorio ucraino. Oltre a ciò, la Cina condivide con la Russia le critiche alla NATO, colpevole secondo il governo cinese di “infiammare” il conflitto.

In aggiunta, al margine dell’incontro tenutosi tra Xi e Putin al Cremlino nello scorso marzo, il leader cinese ha pronunciato parole che rivelano la sua determinazione nel perseguire un nuovo ordine mondiale, da proporsi in contrasto con l’egemonia occidentale: “Al momento sono in atto cambiamenti come non se ne sono mai visti da 100 anni a questa parte e noi siamo coloro che guidano insieme questi cambiamenti”.

Anche Xi Jinping infatti potrebbe definirsi un leader “ideologico” (alla pari di Putin), il quale confida in un’inevitabile vittoria finale del sistema economico e politico cinese sul resto del mondo. È per tali motivi che appare difficile considerare la Cina una potenza super-partes, in grado dunque di mediare con neutralità e guardando anche alle esigenze e alle richieste dell’aggredito.

Quale pace?

È vero, una pace si fa in due e tende al compromesso, ma la situazione richiederebbe un occhio di riguardo per chi subisce da mesi e mesi crimini di guerra e contro l’umanità e per chi ha messo in campo ingenti risorse economiche e morali per difendere la propria terra. In verità, il contributo cinese per la risoluzione del conflitto appare alquanto scarso e forse ciò che si può sperare dai funzionari cinesi è al massimo un cessate il fuoco (ma a chi gioverebbe?). Inoltre, quali sono al momento gli spiragli per un negoziato? A molti una sconfitta russa può apparire difficile, ma anche una via di uscita diplomatica sembra alquanto improbabile.

E quando la Cina parla di rispetto della sovranità quanto è credibile? Ci risulta infatti che Taiwan, che per la Cina è parte integrante del suo territorio, sia uno stato indipendente e sovrano, nonostante sia riconosciuto da pochissimi paesi al mondo per non danneggiare le relazioni con la Cina.

Il Presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel ha avvisato in questi giorni che sarebbe un errore considerare la Cina come un paese in grado di guidare Russia e Ucraina verso una risoluzione pacifica. Pavel, ex-generale Nato, ritiene che sia nell’interesse cinese prolungare un non ben definito status quo, in modo da ottenere vaste concessioni dalla controparte russa (i legami economici tra i due paesi sono destinati a essere sempre più forti).

Per di più, il neo-presidente ceco, si spinge a dire che la Cina ottenga benefici dal conflitto perché si starebbe impegnando ad “apprendere delle lezioni”, osservando il modo in cui la Russia si sta muovendo e al modo in cui l’Occidente reagisce alle mosse e alle dichiarazioni di Mosca.

La (tarda) telefonata del leader cinese

L’Ucraina ha accolto con favore gli sforzi cinesi per presentarsi come una potenza mediatrice. Se il governo di Kiev avesse rifiutato non solo avrebbe perso un partner che potrebbe risultare importante, ma avrebbe attirato molte critiche, rischiando di compromettere la propria reputazione a livello mondiale.

La Cina ha senza dubbi interesse a mantenere buone relazioni con i partner europei, i quali con l’aggressione russa hanno rinsaldato le relazioni con gli US e la NATO. Inoltre, il contatto telefonico arriva qualche giorno dopo le controverse dichiarazioni dell’ambasciatore cinese a Parigi, il quale ha descritto i paesi appartenenti all’ex blocco sovietico come Stati senza “status effettivo” ai sensi del diritto internazionale, mettendo così in dubbio la loro sovranità. La Cina ha cercato di chiudere le polemiche prendendo le distanze dalle parole del suo ambasciatore e la telefonata potrebbe essere un tentativo di rimediare all’indignazione che tali affermazioni hanno scatenato.

Zelensky ha presentato la telefonata come “lunga e significativa”, un primo passo per stabilire un possibile collaborazione per una pace giusta e sostenibile, una pace che agli occhi del leader ucraino non può e non deve prevedere “compromessi territoriali”. Xi ha invece richiamato le due nozioni di sovranità e integrità territoriale, rimarcando che la missione cinese è quella di promuovere la “pace e il dialogo” tra le parti e che “non ci sono vincitori in una guerra nucleare”.

Il leader cinese ha fatto sapere che invierà in Ucraina e in altri paesi un “inviato speciale”, Li Hui (ex ambasciatore cinese a Mosca), che avrà il compito di sviluppare un dialogo costruttivo per giungere a un accordo politico concreto. Zelensky ha invece deciso per la nomina di un ambasciatore a Pechino.

Relativamente al ruolo che potrà giocare la Cina il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha ricordato le condizioni che il suo paese richiede per avviare dei negoziati: “per ogni sforzo di mediazione è importante che siano basati sull’idea che l’Ucraina riprenderà i propri territori. Il secondo principio è non congelare il conflitto. Se i due principi saranno rispettati, saremo felici di qualunque iniziativa per la pace”.

La Cina mira a una posizione di primo piano nello scacchiere mondiale e ha ragioni per farlo (si muove come una superpotenza), ma il suo ruolo come mediatore nel conflitto in Ucraina solleva tanti interrogativi. Inoltre, una domanda sorge spontanea; se la Cina si presenta come neutrale, perché la telefonata a Zelensky è arrivata solo dopo più di un mese dall’incontro con Putin?

Che leader europei come Scholz, Macron e Sanchez cerchino il dialogo con i vari attori della scena internazionale è assolutamente normale e la Cina ha tutto l’interesse a presentarsi come una forza in grado di risolvere una crisi che (ai suoi occhi) l’Occidente rischia solo di peggiorare, la sua immagine e il suo soft power ne uscirebbero rafforzati. Allo stesso tempo è fondamentale esercitare un distacco critico rispetto il paese guidato da Xi Jinping per capirne le reali intenzioni.

 

Chi è Lorenzo Fraccaro

Classe 1998, ha una laurea in scienze politiche presso l’università di Padova. Successivamente ha conseguito il suo titolo magistrale in relazioni internazionali all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sui totalitarismi del Novecento. Grande appassionato di storia e politica internazionale, negli anni ha approfondito eventi e dinamiche riguardanti l’Europa Orientale. Per East Journal è il responsabile dell’area che si occupa di Russia, Ucraina, Bielorussia, Caucaso e Asia Centrale.

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