Varsavia Bellotto

POLONIA: A Varsavia una mostra di Bernardo Bellotto per i suoi trecento anni

Il 23 settembre è stata inaugurata a Varsavia una grande mostra dedicata ai 300 anni della nascita di Bernardo Bellotto, noto anche come Canaletto, venuto al mondo il 20 maggio 1722 a Venezia. Nella circostanza hanno unito le forze la Staatliche Kunstsammlungen di Dresda e il Castello Reale di Varsavia, sede dell’esposizione, ovvero i due musei che dispongono della maggior parte delle opere dell’artista. Del resto nel Castello Reale di Varsavia sono presenti in maniera stabile ventidue dipinti del Canaletto, che rappresentano in assoluto la collezione più importante del pittore.

La mostra ha l’ambizione di mettere assieme per la prima volta tutte le fasi della pittura dell’artista: dalla gioventù veneziana, con i viaggi in direzione di altre città italiane come Firenze, Milano e Roma, fino all’approdo a Dresda e il soggiorno alla corte dei Wettin per circa vent’anni. Nell’ultima parte della sua vita, lungo un viaggio che avrebbe dovuto portarlo in Russia, il Canaletto approda definitivamente a Varsavia, dove lavora per il re Stanislao II Augusto e per l’aristocrazia cittadina.

Il significato dell’esposizione polacca dedicata al Canaletto trascende, però, il valore (eccezionale) delle sue opere pittoriche. A Varsavia l’artista dipinge 57 tele ed una trentina sono vedute della città; di queste, per l’appunto, se ne sono conservate ventidue. In virtù di una tecnica pressoché foto-realistica, ancora oggi possiamo farci un’idea oltremodo chiara di come fosse la Varsavia dell’epoca. La precisione e la nitidezza della sua pennellata sono perfette al punto tale, che le opere del Canaletto sono state utilizzate anche per la ricostruzione della Capitale al termine della Seconda guerra mondiale, da cui il centro di Varsavia esce completamente raso al suolo. Ebbene, per ricostruirlo come in precedenza si adoperano anche le tele del pittore veneziano. Grazie ad esse, e alla collaborazione tra architetti, storici dell’arte e sovrintendenti dell’epoca, già nel 1955 molti lavori di rifacimento sono completati.

“Uno degli studiosi calcolò che in quel tempo i varsaviani inalavano l’equivalente di quattro mattoni ogni anno. Dovevano amare la loro città sopra ogni cosa per volerla ricostruire anche a costo della loro respirazione. Fu forse per questo motivo che, dai campi di battaglia di macerie e detriti, Varsavia divenne ancora una volta la vecchia Varsavia, l’eterna Varsavia… I varsaviani la riportarono in vita, riempiendo i suoi mattoni del loro caldo respiro”, scrisse in proposito Leopold Tyrmand.

Chi è Alessandro Ajres

Alessandro Ajres (1974) si è laureato all’Università di Torino con una tesi su Gustaw Herling-Grudziński, specializzandosi nello studio della lingua e letteratura polacca. Nel 2004 ha conseguito il dottorato di ricerca in Slavistica con un lavoro sull’Avanguardia di Cracovia, da cui scaturirà poi il volume Avanguardie in movimento. Polonia 1917-1923 (Libria 2013). Attualmente è professore a contratto di Lingua Polacca all’Università di Torino.

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