Occidente

UCRAINA: L’Occidente non deve aver paura di vincere la guerra

Nel breve volgere di pochi giorni, la guerra in Ucraina ha mostrato un’evoluzione in senso favorevole ai difensori. Nonostante la Russia abbia mostrato la propria volontà di colpire indiscriminatamente anche obiettivi civili, causando morte e distruzione nel centro della città di Vinnitsa, uccidendo mamme e bambini innocenti, colpendo poi la città di Dnipro e la vicina Nikopol, obiettivi lontani dal fronte e non raggiungibili da possibili conquiste, quindi tentando di intimidire le popolazioni, questa tattica terroristica può essere un segnale di impotenza. Come già visto nel corso della guerra, questi missili assassini sono forse l’unica cosa che funzioni veramente nell’esercito aggressore. La decisione di colpire Londra nella Seconda guerra mondiale fu pagata poi molto cara dai nazisti, e certo la crudeltà degli aggressori di oggi si rivolgerà contro di loro.

L‘offensiva nel Donbass, che ha portato alla limitata conquista di Severodonetsk e Lysichansk sembra già esaurita, e la spinta propulsiva già arenata contro le difese ucraine. Nel contempo, l’efficacia dei lanciamissili Himars appare elevatissima nei confronti dei depositi di munizioni russi, e la loro precisione ha permesso di distruggerne numerosi. Un primo risultato è stato quello di una netta riduzione di intensità nei bombardamenti russi sui territori ucraini, e un secondo effetto molto importante è quello di costringere gli aggressori a stoccare le munizioni molto più lontano, appesantendo e rallentando i rifornimenti. Questo salverà molte vite innocenti.

Una gran parte della flotta russa è stata anche spostata da Sebastopoli a Novorossijsk, per il timore evidente che gli Stati Uniti possano concedere all’Ucraina non più solo missili con gittata da 80 chilometri, ma bensì anche quelli da trecento chilometri. A quel punto, non un solo centimetro del territorio ucraino occupato illegalmente dal 2014 sarebbe più al riparo, compresa la Crimea, tanto cara agli invasori, insieme al suo ponte di Kerch, che sarebbe un obiettivo privilegiato.

Sulla stampa anglosassone si dice senza mezzi termini che ora l’Occidente può aver paura di vincere la guerra: una preoccupazione del tutto eccessiva, visto che sarebbe ora possibile realisticamente la riconquista del sud e di Cherson in particolare, assolutamente importante per allontanare gli aggressori da Odessa e recuperare terreni fertilissimi per l’agricoltura, nonché il controllo sul Dnepr, il canale di Crimea e importanti centrali elettriche. Sembra che questi territori siano caduti in mano al nemico senza colpo ferire, e che gravi omissioni e tradimenti si siano verificati nei giorni dell’invasione: sarebbero stati segnalati al nemico i campi minati e non sono stati fatti saltare i ponti sul Dnepr che hanno consentito la rapida occupazione della città.

Il tempo mostrerà la vere responsabilità, ma già sono in corso avvicendamenti locali all’interno dell’SBU e sono stati rimossi il procuratore generale Irina Venediktova e il capo dell’ SBU Ivan Bakanov. Temere una reazione insensata dell’aggressore è prematuro e ingiustificato, dato che non ha mostrato sinora alcuno scrupolo nel distruggere e nell’assassinare. Un quarto dell’esercito russo è stato distrutto e la sua capacità di reclutamento è ormai ridotta: si ricorre a galeotti, pensionati e nuove reclute della Wagner, ma questo non basta a creare forze in grado di combattere efficacemente.

Sarebbe un suicidio non permettere adesso agli ucraini di riconquistare territori fondamentali per la propria sicurezza e sopravvivenza futura: significherebbe concedere all’aggressore il tempo necessario per aggredire nuovamente, o peggio stabilire un nuovo confine come tra le due Coree, in grado di concedere al nemico territori fondamentali, che possono invece essere in breve riconquistati.

Le garanzie richieste dagli Stati Uniti di non colpire il territorio russo sono già un favore sufficiente all’aggressore. La qualità e la precisione dell’artiglieria, insieme al coraggio dei difensori ucraini, stanno facendo la differenza in modo sostanziale: un incremento nel numero e nella gittata degli Himars possono davvero rovesciare il corso della guerra; perdere questa occasione per paure ingiustificate sarebbe insensato: le speranze in un avversario affidabile sono tramontate il 24 febbraio, è molto più realistico ottenere ora che l’avversario non sia in grado di perseguire i propri obiettivi.

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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