Zaporizhzhya

Zaporizhzhya: la città simbolo dei profughi ucraini

Mentre l’Europa sta attendendo l’arrivo dell’estate, il popolo ucraino è fermo ancora a quel 24 febbraio del 2022. La guerra continua e la strada per l’accordo di un cessate il fuoco sembra ancora lontana. Tra tutte le città dell’est ucraino, Zaporizhzhya sembra ricoprire un ruolo di grande importanza, quello dell’accoglienza dei profughi all’interno del paese.

Oltre ai superstiti di Mariupol’, che fino al 1 maggio 2022 si trovavano intrappolati nei bunker e sotterranei dell’acciaieria Azovstal – diventata simbolo della resistenza e la fortezza del Battaglione Azov – Zaporizhzhya ospita i civili della propria oblast’ e delle regioni del sud-est ucraino. Ad oggi il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case a Zaporizhzhya è imponente. Zaporizhzhya ha accolto circa 122 mila civili, di cui 33 mila sono i bambini.

Sicuramente, la tragedia di Mariupol’ ha tenuto tutta la popolazione ucraina e mondiale con il fiato sospeso. Per cui, quando – il 3 maggio 2022 – i primi 126 civili nascosti all’interno dell’Azovstal sono riusciti a raggiungere il suolo zaporizhzhiyano, la speranza si è fatta strada nei cuori degli ucraini. Fino al 22 marzo 2022, il rifugio principale di Zaporizhzhya era il Circo statale, uno spazio grande che poteva ricevere molte persone, ma – allo stesso tempo – freddo. Per cui, dal giorno 23 marzo, il centro dei rifugiati principale è stato spostato presso il centro espositivo del «Kozak Palats». Oltre agli rifugi principali, che offrono i beni di prima necessità, cantine e posti letto, è stato aperto un centro di sostegno esclusivamente per i rifugiati di Mariupol. Infatti, i volontari qualificati di «Io sono Mariupol» (Я – Маріуполь) forniscono assistenza psicologica, sociale, legale e medica per i nuovi arrivati.

Il giorno 17 maggio 2022 Mariupol è caduta, ma la sua gente continua a vivere una crisi umanitaria drammatica. Tuttavia, è importante ricordare che non è l’unica città a soffrire le conseguenze dell’occupazione russa. Infatti, in seguito ai costanti bombardamenti degli ospedali, asili, scuole e case, le popolazioni di Polohy, Vasylivka, Melitopol, Dniprorudne, Berdyansk, Energodar, Oryhive, Huliaipol – città e villaggi che fanno parte della Zaporiz’ka oblast’ – sono state evacuate presso i centri di accoglienza nel centro di Zaporizhzhya, dove i volontari cercano di farli sentire a casa con la loro costante presenza.

La vita all’interno di questi rifugi è intessuta di lacrime degli adulti, consapevoli di aver perso tutto, e sorrisi dei bambini, coccolati dai volontari. Sarà il sangue ribelle cosacco o semplicemente voglia di libertà su tutti i fronti, ma gli zaporizhtsi preferiscono agire tramite iniziative proprie, piuttosto che seguire le indicazioni delle organizzazioni internazionali. Così, un noto locale – Beluga – ha trasformato il suo karaoke e night pub in cantina per i militari e rifugiati ucraini. Il proprietario del locale, Oleksandr Beluga, rende noto sul suo account Instagram che lui insieme ai suoi 170 volontari preparano più di 3000 razioni giornaliere. Mentre carica il cibo e i beni di prima necessità nella nuova auto blindata – acquistata grazie agli sforzi dei volontari – Oleksandr ride e afferma: «сытый воин, сильный воин» (guerriero ben nutrito, guerriero forte). Il suo umore è sempre positivo e ottimista, spiega che non c’è tempo per demoralizzarsi.

Nonostante la crisi immane che sta fronteggiando la nazione, l’attuale capo dell’amministrazione militare dell’oblast di Zaporizhzhya, Oleksandr Starukh, in un’intervista ha voluto sottolineare lo spirito libero dei cosacchi. Difatti, sin dal primo giorno della guerra, Zaporizhzhya opera su tutti i campi. I civili cercano di contribuire all’economia locale, sforzandosi di condurre lo stile di vita pre-guerra, i militari combattono difendendo la propria terra, mentre la città fa da rifugio per chi scappa da realtà ancor più crudeli. Riusciranno i «cosacchi contemporanei» a difendere ancora una volta la propria terra? Questa guerra si è dimostrata molto imprevedibile. L’unica cosa è certa: il mito dei cosacchi brucerà nel sangue zaporizhzhiyano fino all’ultima goccia di speranza.

fonte Wikimedia commons

Chi è Sofiya Stetsenko

Laureata al MIREES (Università di Bologna). Nata in Ucraina e cresciuta in Italia, è appassionata di politica e questioni energetiche nello spazio post-sovietico. E' coautrice di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022)

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