L’ex presidente ucraino è accusato di alto tradimento per aver finanziato illegalmente i separatisti del Donbass nel 2014 e nel 2015
Mentre la guerra devasta il paese, l’ex presidente Petro Porošenko lancia messaggi di sfida a Putin, mostrandosi in un video che sembra rivolto più a conquistare il consenso degli ucraini che a minacciare il Cremlino. L’invasione russa, tesa a decapitare l’élite politica di Kiev, ha sospeso un procedimento legale a carico di Porošenko, accusato di alto tradimento. Ora tutto è rinviato ma le divisioni all’interno dell’élite politica ucraina potrebbero essere un ulteriore elemento di destabilizzazione per il paese.
Prima della guerra
Il viceprocuratore generale ucraino aveva avviato un’inchiesta nei confronti di Porošenko per alto tradimento e, il 6 gennaio, il tribunale di Kiev aveva congelato gli asset finanziari dell’ex presidente. L’accusa aveva infine chiesto la custodia cautelare di Porošenko, ma il giudice ucraino ha recentemente rigettato tale opzione, limitandosi alla confisca del passaporto dell’oligarca.
Un “processo politico”?
Tra gli uomini più ricchi ed influenti dell’Ucraina, Porošenko non è certamente nuovo a scandali politici. Già nel 2020, il deputato ucraino Andrij Derkač accusò Porošenko di sottomissione al “controllo esterno” statunitense. Negli audio rilasciati alla stampa, infatti, appariva che il finanziamento di un miliardo di dollari da parte dell’amministrazione Obama fosse stato condizionato al licenziamento del procuratore generale ucraino. Inoltre, il parlamentare accusò Porošenko di collusione con il vice-presidente Joe Biden per l’affaire Burisma, ma senza avanzare prove inconfutabili e chiare. Questa volta, però, il nuovo scandalo sembra calzare a pennello l’odierno contesto di crisi internazionale. Infatti, secondo l’accusa, nel 2014-2015, l’allora presidente ucraino Petro Porošenko avrebbe stretto legami economici illegali con i separatisti del Donbass vendendo loro carbone per 48 milioni di euro, nonostante Kiev fosse in guerra contro di essi.
Secondo i sondaggi politici ucraini, l’ex presidente Porošenko – che aveva perso le ultime elezioni del 2019 contro l’attuale capo di Stato ucraino, Volodymyr Zelensky – rimane il principale rivale politico del presidente. Sin dal suo insediamento, Zelensky non ha mai nascosto la sua antipatia nei confronti di Porošenko e aveva avviato una vasta campagna per combattere la corruzione delle alte cariche dello Stato. In questo contesto, non appare una coincidenza che, dalla salita al potere di Zelensky, siano stati intentati più di venti processi nei confronti di Porošenko, nonostante nessuno di questi abbia alla fine mai condannato l’oligarca. Agli occhi di Porošenko, quindi, l’accusa di alto tradimento non appare altro che l’ultima tappa di un “processo politico” ordito nei suoi confronti e che Zelensky stia sfruttando l’attuale crisi ucraino-russa per rinforzare la sua leadership interna.
Un tempismo tutt’altro che favorevole
Da una prospettiva internazionale, il processo nei confronti di Porošenko rischia di avere due conseguenze particolarmente pericolose nel prosieguo della crisi con la Russia poiché, piuttosto che rafforzare la leadership di Zelensky, potrebbe dividere ulteriormente il Paese.
Le divisioni interne non farebbero altro che il gioco di Putin, riducendo drasticamente la coesione politica e la forza negoziale dell’Ucraina. Vale la pena ricordare che è stato proprio Porošenko a guidare il paese dopo la rivolta di Maidan e l’inizio delle tensioni in Crimea e nel Donbass, e soprattutto è stato lui a firmare gli accordi di Minsk del 2014 e 2015, unico punto di incontro raggiunto tra Mosca e Kiev sulla crisi nel Donbass, oggi vanificato dalla guerra.
In una condizione di crisi internazionale quale quella odierna, l’Ucraina ha la necessità di apparire forte e unita e, da questa prospettiva, il tempismo dell’accusa di alto tradimento a Porošenko non è apparsa molto azzeccata poiché ha spaccato il fronte politico in un momento in cui occorre unità. Allo stesso modo, la ricerca di visibilità da parte di Porošenko appare un modo per guadagnarsi un po’ di ribalta, insidiando più che sostenendo il presidente Zelensky. Una mossa cinica in un contesto di guerra.
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Immagine tratta da un frame del video