La Russia tiene una pistola puntata alla tempia dell’Ucraina

La Russia tiene ancora puntata la pistola alla tempia dell’Ucraina. Sembra che il numero dei soldati schierati tutt’intorno al paese sia salito a 124.000, con il trasporto recente di migliaia di tonnellate di carburante, necessarie ai mezzi d’assalto. Al numero dei soldati già schierati sul campo, potranno essere aggiunti in tempi brevi i centomila riservisti già preparati ed organizzati. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il Ministro degli esteri russo Lavrov, si sono incontrati il 20 gennaio a Ginevra: la prossima settimana gli Stati Uniti forniranno alla Russia risposte scritte riguardo alle “garanzie di sicurezza” richieste da Mosca. In pratica si deciderà il destino dell’Ucraina.

A Kiev le principali ambasciate stanno iniziando ad organizzare l’evacuazione  dei dipendenti non indispensabili e dei familiari dei diplomatici.

Degno di rilievo l’intervento deciso della Gran Bretagna nella crisi: non soltanto ha inviato a Kiev una fornitura di armi anticarro, ma il ministro della Difesa, Ben Wallace, ha invitato ad un incontro il collega russo Shoigu e la titolare degli Esteri, Liz Truss, dovrebbe incontrare il collega Lavrov. Il 17 gennaio il ministro Wallace aveva indirizzato alla Camera dei Comuni un duro comunicato in cui spiegava la situazione tra Russia e Ucraina, denunciando gli alti rischi della situazione, la minaccia russa e la falsa narrativa che da anni il Cremlino utilizza. Ora in un nuovo comunicato la gran Bretagna comunica i piani della Russia di installare a Kiev un governo “Quisling” al momento dell’invasione dell’Ucraina: si fanno i nomi di ex membri dell’amministrazione Yanukovich, fuggita in Russia nel 2014 dopo aver autorizzato la strage del Maidan. Si tratta dell’ex premier Mikola Azarov, dell’ex Premier Sergei Arbuzov, di Andrei Kliuyev e Vladimir Sivkovich. Il ministro degli Esteri Truss ha dichiarato che “queste informazioni illuminano sull’estensione dell’attività russa volta a sovvertire l’Ucraina, e illustrano il pensiero del Cremlino”.

Ben diverso comportamento rispetto alla timorosa Unione Europea, che pensa più al proprio interscambio commerciale con la Russia e alle forniture di gas russo, temendo di rimanere a corto di combustibile nel cuore dell’inverno. La Germania non intende fornire armi a Kiev, né consentire la riesportazione da parte di terzi, ma solo un ospedale da campo entro febbraio. I paesi baltici invece, solidali con l’Ucraina, trasferiranno a Kiev armi americane, e lo stesso intenderebbe fare l’Olanda. Si ha la sensazione che le richieste russe di ritornare agli equilibri strategici del 1997 (con ritiro delle truppe NATO da Romania e Bulgaria, che già hanno respinto la richiesta) rappresentino, nella loro irrealtà, il puro pretesto per impadronirsi dell’Ucraina, piano da lungo tempo in preparazione. La volontà russa di riappropriarsi dell’Ucraina è assoluta, tale da giustificare una guerra ad elevata intensità.

Ora però questa volontà aggressiva potrebbe portare al rischio di un conflitto planetario. Si annuncia infatti tra pochi giorni la compresenza nel Mediterraneo di navi militari russe, in numero mai visto in precedenza (con capacità da sbarco), e americane; più avanti si svolgerà nel Mediterraneo orientale un’esercitazione con navi americane, francesi e italiane.

L’intenzione è di estendere l’esercitazione occidentale al Mar Nero: le navi russe intendono probabilmente “marcare” le navi occidentali e potenzialmente ostacolarne l’accesso al Mar Nero. Nella base siriana di Tartus sono pronti sottomarini d’attacco russi, e a Cipro si è palesato espressamente un sottomarino  nucleare americano, così come dotate di armamenti nucleari sono le portaerei americana Truman e francese De Gaulle.

Numerosi esperti concordano sul fatto che fornire armi difensive all’Ucraina sia ormai indispensabile: la Russia ha sempre prediletto operazioni militari rapide e per sé quasi indolori; renderle la vita più difficile sul terreno di guerra potrebbe essere l’ultima possibilità rimasta alle democrazie occidentali per salvare l’Ucraina. Ricordiamo che il documento della protezione civile russa che regola l’urgente sepoltura di cadaveri in fosse comuni, entra in vigore il primo febbraio. Una preparazione e un tempismo non casuali.

 

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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