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RUSSIA: L’occidente è debole, è tempo di invadere l’Ucraina?

L’occidente si sta mostrando debole e imbelle, per la Russia è venuto il momento di invadere l’Ucraina? Gli obiettivi di Mosca sono chiari: riprendere il controllo delle repubbliche ex-sovietiche.

Era noto da anni che la Russia intendesse riprendere il pieno controllo sulle repubbliche fuoruscite dall’Unione Sovietica: quel che mancava all’Occidente era la comprensione che per ottenere questo scopo Mosca sarebbe stata disposta a qualunque mezzo.

Ora le manovre militari e i toni usati negli ultimi giorni sembrano risvegliare l’Occidente da un lungo letargo, favorito da decenni di sapiente disinformazione, che risale agli anni ’60, quando Chruščiov progettava di impadronirsi dell’Europa con l’uso massiccio dell’arma nucleare, pur agitando la bandiera della pace. Gli slogan pacifici hanno sempre occultato il sostanziale militarismo del blocco orientale; dopo il crollo dell’Urss e i terribili anni ’90 della svendita eltsiniana, è emerso il revanscismo di chi, come l’attuale dirigenza russa, ha dovuto sopportare il lungo declino dell’ex impero.

Ora l’obiettivo dichiarato è quello di recuperare le parti perdute dell’ex Urss, in primis Bielorussia e Ucraina. Per la Bielorussia il processo di riassorbimento sembra avviato e ineluttabile, grazie al desiderio di Lukashenko di terminare i propri giorni al potere, sacrificando così la sovranità del paese ai desideri di Mosca. Per quanto riguarda l’Ucraina si comprende solo ora che l’annessione manu militari della Crimea e la proxy war nel Donbas (che solo l’ingenuità o la mala fede possono far chiamare guerra civile), erano solo l’inizio di un progetto più vasto, che mirava al completo recupero del controllo sul paese.

L’illusione che il neo-presidente Zelensky potesse operare un riavvicinamento a Mosca aveva consentito una pausa di osservazione, nella speranza che il nuovo potere di Kiev si piegasse docilmente ad andare oltre i già pessimi, per l’Ucraina, accordi di Minsk. Avendo l’amministrazione Zelensky compreso che trattare con Mosca significa semplicemente obbedire e sottomettersi ai suoi voleri, riconoscendo i mercenari del Donbas come interlocutori, avviando una federalizzazione utile come cavallo di Troia per disgregare il paese, nonché permettendo elezioni nell’area occupata dal nemico, ove il voto si svolgerebbe in punta di kalashnikov, il processo di riconciliazione con la Russia si è quasi arrestato.

A questo punto, come nel 2014, quando la caduta di Janukovič aveva creato un vuoto di potere a Kiev, la Russia sente che è possibile un colpo di mano, fruendo della inettitudine europea (Unione vista come un covo di rammolliti ed effeminati privi di difesa comune) e sui tentennamenti di Washington, che con il ritiro dall’Afghanistan ha offerto a Russia e Cina, potenze muscolari, un devastante esempio di debolezza e indecisione. Le truppe in grado di effettuare l’invasione dell’Ucraina sono già in posizione.

Mosca vuole tutta l’area a est del Dnepr, collegando così la Crimea al continente, vuole Odessa e tutta la costa del Mar Nero, così da avviare, dopo quella del Mar d’Azov, la riduzione del Mar Nero a un lago russo. Kiev è altrettanto indispensabile, come cuore storico ed economico del paese e dell’antica Rus’.

Le regioni occidentali, prevalentemente ucrainofone e poco industrializzate, possono essere lasciate al loro destino. Le forze per un’azione opportunistica e fulminea, simile a quella del 2014, sono quasi in posizione: ora è compito dell’Occidente, se ne sarà in grado, mostrare a quali conseguenze concrete porterebbe un’azione di questo genere.

A Mosca, da sempre, solo la forza è rispettata e considerata. Il manifesto di Putin sull’Ucraina ha fatto capire in che considerazione tenga il paese “fratello”. Se non sarà certo che il prezzo da pagare  potrebbe essere troppo alto, porrà condizioni capestro all’Ucraina o troverà il pretesto per dare il via alle truppe.

Immagine Pixabay License

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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Un commento

  1. Articolo interessante. Tuttavia, da expat che vive da oltre 10 anni in uno dei Paesi direttamente coinvolti in un possibile futuro conflitto per l’Ucraina, non ne condivido l’allarmismo.
    A prescindere dalle reali motivazioni che spingono la Russia a tutta questa pressione sull’Ucraina (tra l’altro, ai miei occhi simile a quanto la Cina sta facendo con Taiwan), che secondo me – ma non solo – sono soprattutto di origine interna, non vedo come la Russia possa sferrare un attacco contro l’Ucraina senza una reazione della NATO. LA NATO non è l’Europa (che non esiste, non trattandosi di soggetto geopolitico), ed i suoi confini sono stati solidamente piantati al confine occidentale dell’Ucraina. La quale è consapevole che un attacco sul Mar Nero, ad esempio, provocherebbe un’azione immediata. Perchè una cosa è prendersi la Crimea ed il Donbass, altra cosa è puntare su Odessa per creare un corridoio controllato fino alla Transnistria. Ciò non sarebbe tollerato.
    In definitiva, le pressioni secondo me servono ma più per creare negli Ucraini la sensazione che non potranno mai abbandonare veramente la Russia, nè di conseguenza aderire alla NATO. In questo contesto, secondo me rimproverare “l’Europa” per la sua presunta inazione, come se avesse davvero un ruolo determinante in questo contesto geopolitico, è fuori luogo. Concordo tuttavia sulla possibilità che altre porzioni del territorio Ucraino orientale possano essere occupate per una futura annessione alla Russia. Dubito fortemente che ciò possa accadere con Kiev, però.

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