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ROMANIA: Passi avanti nella riforma della giustizia

Lo scorso 18 marzo il primo ministro romeno Florin Cîţu, in carica da dicembre 2020, ha dichiarato di aspettarsi presto la fine del Meccanismo di Cooperazione e Verifica (CVM). L’annuncio fa seguito a un colloquio con Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea per le politiche sui valori e la trasparenza.

Tale passo sarebbe legato alla promessa di rispetto dello stato di diritto, interpretato a Bucarest come “un obiettivo europeo”. Occorrerà dunque revocare le leggi sulla giustizia adottate fra 2017 e 2019 dal governo del Partito Social Democratico (PSD) di Liviu Dragnea.

Ultimi momenti per il Meccanismo di Cooperazione e Verifica?

Il Meccanismo di Cooperazione e Verifica (CVM) permette alla Commissione europea di continuare lo scrutinio del rispetto dello stato di diritto (inclusa giustizia e corruzione) in Romania e Bulgaria, anche a seguito dell’adesione dei due paesi all’UE nel 2007. Lo scopo era quello di guidare i due paesi nell’affrontare le lacune ancora presenti al momento dell’adesione. Pensato come soluzione di breve periodo, 14 anni dopo il CVM è ancora attivo.

In particolare, per la Romania è stata invocata la clausola di salvaguardia per il diritto penale e le questioni civili, a causa delle serie criticità nella trasposizione del diritto europeo. Tra i parametri fissati: assicurare un processo più trasparente ed efficiente, in particolare migliorando la capacità e affidabilità del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM); istituire una “agenzia per l’integrità” pubblica per la verifica di potenziali incompatibilità e conflitti d’interesse, con potere di comminare sanzioni; e continuare la prevenzione e lotta alla corruzione, inclusa per i casi di alto livello e nell’amministrazione locale.

Abolire la controversa “Sezione speciale”

L’ultimo rapporto CVM sulla Romania risale a ottobre 2019. Alcuni passi avanti sono stati fatti nel frattempo con la decisione di abolire la Sezione per le Indagini sui Crimini in Giustizia (Sectia pentru Investigarea Infractiunilor din Justitie, SIIJ), la controversa “Sezione speciale” che da ottobre 2018 è chiamata a investigare contro la corruzione all’interno della magistratura. Il timore è che venissero trasferiti alla SIIJ dossier sensibili dalla Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA), come tentativo di bypassare e indebolire l’Anticorruzione.

La Camera dei deputati rumena sta lavorando ad una proposta di legge del ministro della Giustizia, Stelian Ion, per smantellare e abolire la Sezione. Come compromesso, però, il partito di coalizione Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR) ha richiesto che l’atto di accusa contro un magistrato debba ottenere il parere (obbligatorio e vincolante) del Consiglio Superiore della Magistratura, prima di passare in tribunale.

Critiche e questioni costituzionali sorgono dal fatto che verrebbe concessa ai magistrati una “immunità rafforzata”. Il parere del CSM infatti non sarebbe impugnabile, e il Consiglio della Magistratura avrebbe così potere di veto rispetto alla possibilità di processare i magistrati per corruzione – con il rischio di abusi di questo ampio margine discrezionale. Secondo alcuni costituzionalisti, il “previo consenso” del CSM potrebbe fornire gli strumenti giuridici per mettere sotto controllo l’attività dei pubblici ministeri, decidendo quali indagini autorizzare e quali no. Come tale, potrebbe costituire un potenziale pericolo per l’indipendenza della giustizia.

Dal punto di vista politico, il compromesso ha messo in luce tensioni e fragilità all’interno della coalizione di governo, come dichiarato dal ministro Ion: l’UDMR aveva sostenuto in passato l’istituzione della Sezione , e ora ha sì votato per la sua abolizione, ma con pesanti condizioni.

Per il ministro si tratta di una “soluzione infelice” e non “lodevole”, data dalla necessità di sbloccare l’impasse politico interno e trovare un accordo sulla proposta di legge, dato che per abolire la Sezione, era necessario anche il voto dei rappresentanti delle minoranze nazionali. Sempre secondo Ion, “la scelta era fra un pericolo certo e immediato”, la non-abolizione della sezione speciale, e “un possibile pericolo futuro”, il potenziale abuso dell’immunità garantita ai magistrati da parte del CSM.

Mercoledì 24 marzo il progetto di legge è stato approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati; la parola passa ora al Senato per l’approvazione definitiva. Durante il dibattito, il ministro della giustizia Ion ha definito la SIIJ “un errore grande e una grande vergogna per la giustizia in Romania”, aggiungendo che la sezione speciale è stata largamente improduttiva e inefficace – circa seimila casi restano irrisolti e, di fatto, bloccati.

Ion ha affermato che il governo sostiene la versione iniziale del progetto per l’abolizione della SIIJ, “senza altre disposizioni speciali”. Anche diversi pubblici ministeri e giudici si sono schierati contro il compromesso promosso dall’UDMR, e oltre un migliaio di loro hanno firmato un memorandum in cui si afferma che “la magistratura pulita non ha bisogno di filtri di impunità”.

L’opposizione socialdemocratica ha intanto annunciato che farà ricorso alla Corte costituzionale in caso di approvazione del provvedimento. Come dichiarato dal presidente del PSD Marcel Ciolacu: “Ci appelleremo alla Corte costituzionale con o senza questo emendamento, che considero incostituzionale”.

Foto: Pixabay

Chi è Rebecca Grossi

Appassionata di politica e di tutto ciò che sta al di là della ex Cortina di ferro, ha frequentato Studi Internazionali a Trento e Studi sull'Est Europa presso l'Università di Bologna. Dopo soggiorni più o meno lunghi di studio e lavoro in Austria, Grecia, Germania, Romania e Slovenia, abita ora a Lipsia, nell'ex DDR, dove è impegnata in un dottorato di ricerca sul ruolo del Mar Nero nella strategia geopolitica della Romania. Per East Journal si occupa principalmente di Romania e Turchia.

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