MONTENEGRO: Quegli affari poco puliti con l'Italia. Intervista a Milka Tadic

da Glob 011

Milka Tadic, giornalista a la direttrice del settimanale montenegrino Monitor con sede a Podgorica, racconta gli anni Novanta, la situazione attuale, i controversi rapporti con l’Italia.

La Tadic appartiene a un gruppo di intellettuali e giornalisti che si è opposto fortemente al conflitto nella ex Jugoslavia e ai nazionalismi che l’hanno determinata.

Il giornale è stato la risposta al forte nazionalismo che si è diffuso nella ex Jugoslavia all’inizio del deccenio scorso. Ci eravamo concentrati a scrivere di crimini che sono stati commessi per il nostro bene, dalla parte dello stato. Come allora scrivendo dei crimini e del nazionalismo, anche oggi ci occupiamo del tema della criminalità organizzata. La questione nazionale rimane il problema, ma si strumentalizza sovente per nascondere i problemi reali. Nel nostro focus così si trova il problema delle privatizzazioni non trasparenti, il rapporto tra il potere politico-economico e le mafie.

Rispetto al passato, oggi l’opinione pubblica pare anestetizzata. Non vuole sapere, oppure fa finta di non sapere come stanno le cose? La cittadinanza contribuisce in un certo senso a questo sistema corrotto e illegale?

Durante la guerra, più del 30% della popolazione si è opposto al nazionalismo di Milosevic. Oggi invece, tante persone dell’opposizione si trovano vicine ai luoghi che rappresentano il potere. E’ successo un qualcosa che ha spento, ha inghiottito la rivolta e le idee di una società’ democratica. Molte persone dopo venti anni di incertezze, si sono stancate. Molti sono stati zittiti. Oggi abbiamo delle difficoltà per scrivere e per accedere ai dati sulla corruzione e sulla criminalità organizzata.

Nella stampa Italiana, il Montenegro e’ stato a lungo raccontato come uno spazio dove governano le attività illegali. Oggi invece prevalgono i servizi turistici che descrivono le bellezze naturali. Come vede questo cambiamento?

Il rapporto tra L’Italia e il Montenegro è interessante. Negli anni ’90 la mafia e le strutture statali, facevano contrabbando di sigarette. Il nostro ex presidente è sottoposto ad indagine dalla Procura di Bari. I legami tra Berlusconi e l’ex primo ministro Djukanovic, oggi sono tesi. L’Italia si definisce da tempo come il costruttore delle centrali idroelettriche sul fiume Moraca. Parallelamente i politici italiani parlano positivamente degli investimenti. Non ci si preoccupa, pare, per la criminalità organizzata. Se l’Italia per fini economici ad esempio, iniziasse a tollerare azioni che violano le leggi, non servirebbe a nessuno. La realizzazione del progetto delle centrali idroelettriche sul fiume Moraca, danneggerebbe uno dei canyon più belli d’Europa. E’ importante che i grandi progetti siano ecologicamente sostenibili e pensare alla cooperazione, partendo anche dagli interessi di sviluppo delle piccole realtà.

E’ possibile lottare contro la criminalità economica transnazionale, a patto che questo non diventi il compito principale della stessa comunità europea?

E’ molto difficile sconfiggere la corruzione in uno spazio geografico cosi piccolo. Non dobbiamo però idealizzare l’Europa. Uno dei problemi del mondo è la criminalità finanziaria. Se così non fosse la crisi non sarebbe stata tanto devastante. Quello che vediamo nel Montenegro si potrebbe dire, è un problema planetario. I problemi dei governatori del mondo sono fondamentalmente la corruzione, il legame tra la politica, l’ economia e i gruppi che operano illegalmente. Le nostre fabbriche non si sono mai riprese, il turismo non fiorisce, il deficit è enorme, ma la gente sopravvive nonostante tutto. Come nel passato, la parte dei fondi statali è stata sin dall’origine poco trasparente. Anche oggi è cosi. A volte ho l’impressione che questo sistema possa scoppiare da un momento all’altro. Resta da vedere cosa succederà nei prossimi mesi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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