Gli ingranaggi della storia si stringono sulla Bielorussia, mentre ancora i suoi coraggiosi cittadini cercano di opporsi pacificamente a un potere ottuso. Le lancette del tempo, intanto, ruotano vorticose all’indietro e preparano il ritorno del paese all’interno di un’entità dissolta: l’Unione Sovietica. La Russia di Vladimir Putin persegue instancabile nel suo tentativo di riassorbire i perduti frammenti dell’antica unità; e la Bielorussia si prepara, per prima, a cadere in questa ferrea tela di ragno.
Verso Mosca?
La visita del premier russo Michail Mišustin a Minsk ha rappresentato il primo passo della capitolazione bielorussa, in attesa della prossima visita del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko a Mosca, che sancirà la resa definitiva di fronte alle pretese del paese fratello. Per salvare il proprio potere, il capo di stato bielorusso ha scelto di cedere alle richieste di Mosca sulla via di un sostanziale e progressivo riassorbimento del suo paese da parte della Russia.
Paradossalmente, le proteste legittime e civilissime del popolo bielorusso stanno facilitando la caduta del paese sotto un giogo ben più ferreo e definitivo di quanto non rappresenti il potere di Lukashenko. Per l’occidente – il cosiddetto mondo libero – sarebbe ora auspicabile un rafforzamento del presidente, per evitare, finché possibile, l’abbraccio mortale e definitivo da parte della Russia. Le mancate sanzioni da parte dell’Unione Europea a Lukashenko sono forse l’estremo tentativo di trattenere la Bielorussia sull’orlo del baratro. Ma un sinistro destino attende comunque il paese: un’immediata e brutale repressione subito, e ben presto la quasi inevitabile caduta verso l’unificazione con la Russia.
Anschluss la chiamano senza mezzi termini molti conoscitori di questa regione. Ai bielorussi è data la scelta tra la brutale repressione già in corso, che inizia a vedere coinvolte milizie in borghese armate di manganello, e una possibile ancor più sanguinosa repressione, di tipo militare, da parte di milizie irregolari, in parte a disposizione del presidente e in parte già confluite dalla Russia.
L’occidente non può quasi nulla: i principi di Yalta sono ancora in vigore, almeno per una delle parti in causa, e certo la presidenza Trump non ha né la possibilità né l’intenzione di contrapporsi alla Russia. Resta solo una domanda: quanto potrà durare il potere di Lukashenko dal momento in cui si troverà ad essere formalmente vassallo di Mosca? Chissà che questo dubbio lo visiti, nei giorni in cui decide una sorte comunque infelice per il proprio paese.
Per saperne di più: Cosa succede in Bielorussia, tutti gli articoli. E in ordine
Immagine: planeta.press