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UCRAINA: “La primavera sul granito” una protesta ai tempi del coronavirus

Da KIEV – Nonostante l’intero paese sia in piena emergenza Coronavirus e l’ultimo decreto del Ministero della Salute ucraino abbia prolungato la quarantena nazionale fino al prossimo 24 aprile, ci sono attivisti che non si fermano e portano avanti le loro lotte, anche col rischio di mettere in pericolo la propria salute. La paramedica Yaryna Čornohuz ha iniziato la sua protesta “La primavera sul granito” lo scorso 13 marzo, quando il capo dell’amministrazione presidenziale Andriy Yermak ha firmato l’accordo di Minsk che istituisce un “Consiglio di consultazione” tra l’Ucraina e le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. Un accordo che potrebbe conferire uno status quasi legale alle repubbliche auto-dichiarate e assegnare alla Russia il ruolo di semplice osservatore nel conflitto.

“La primavera sul granito” di Yaryna Čornohuz

Yaryna Čornohuz è una giovane paramedica volontaria al fronte che fin dal 2014 fa parte di Hospital’jery, il battaglione medico ucraino coinvolto nella guerra ibrida con la Russia che si combatte, ormai da 6 anni, nei territori del Donbas. Un battaglione impegnato a fornire pronto intervento e assistenza per l’evacuazione dalle zone più calde del fronte di soldati ucraini feriti.

Yaryna è scesa in piazza lo scorso 13 marzo, accampandosi di fronte all’ufficio presidenziale di via Bankova, a Kiev, e dando vita a una protesta in solitaria che ha ribattezzato Vesna na graniti. Il nome “La primavera sul granito” è un omaggio alla “Rivoluzione sul granito” avvenuta in Ucraina nel 1990, quando migliaia di giovani si riunirono in Piazza della Rivoluzione d’Ottobre (oggi Maidan Nezaležnosti – Piazza dell’Indipendenza) per protestare contro la ratifica di un nuovo trattato dell’Unione Sovietica. La “Rivoluzione sul granito” ebbe successo e aprì la strada all’indipendenza ucraina nel 1991. Yaryna spera, quindi, che il nome porti fortuna alla sua causa.

Appostata proprio sui blocchi di granito che troneggiano davanti al palazzo del presidente ucraino, Yaryna segue la quarantena in maniera atipica: se ne sta seduta 24 ore su 24 da ormai due settimane in compagnia di un sacco a pelo, di una scorta minima di prodotti alimentari, nonché di diversi cartelli che riportano frasi quali “Annullare gli accordi di Minsk” e “Dimissioni per Yermak’”.

Numerosi volontari l’hanno raggiunta, ma non volendo mettere a rischio la vita dei suoi amici, l’attivista ha deciso di portare avanti la protesta più o meno da sola e rispettare le norme sulla distanza di sicurezza imposte dalla quarantena per il Coronavirus. “Non siamo mai più di 10 qui. Indossiamo mascherine, abbiamo guanti di protezione usa e getta. Seguiamo tutte le precauzioni di sicurezza. Passiamo la notte all’aperto. Questo è molto importante perché così tutti ci vedono”, afferma Yaryna.

Il manifesto della protesta “La primavera sul granito”

Yaryna ha più di una ragione e una grande motivazione per perseguire questa protesta. Il suo compagno è stato ucciso nel Donbas lo scorso gennaio, da un cecchino russo. E non è l’unico ad aver dato la vita per la patria in questi ultimi 6 anni di conflitto. Solo a gennaio 2020 sono caduti ben 41 soldati ucraini. Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua la sua politica per cercare di porre fine a questo conflitto. I membri della sua squadra, i “servi del popolo”, continuano a sperare in una “riconciliazione“; ma la controparte russa sembra non mostrare alcun intento di far arretrare le sue truppe, né tanto meno di stabilire il cessate il fuoco nelle zone calde.

Yaryna sostiene il Movimento di resistenza alla capitolazione, supportata anche da diverse ONG locali e da alcuni partiti politici all’opposizione. Le sue richieste durante questa protesta sono chiare e precise:

  • Annullare l’accordo di Minsk firmato lo scorso 11 marzo, il quale toglie alla Russia ogni responsabilità per il suo ruolo di “aggressore” in questa guerra e legalizza, di conseguenza, lo status separatista delle repubbliche di Donetsk e Luhansk. (I partecipanti al gruppo di contatto hanno firmato un documento che crea un “Consiglio di Consultazione” i cui rappresentanti sono la parte ucraina e la controparte dei cosiddetti militanti della LNR e DNR. Germania, Francia, Russia e OSCE fungeranno da osservatori esterni.)
  • Chiedere le dimissioni di Andriy Yermak e avviare un processo nei suoi confronti con l’accusa di ‘alto tradimento’, secondo quanto conferito dall’art. 111 della Costituzione ucraina.
  • Allontanare Serhiy Syvocho dal suo posto di consigliere presso il Consiglio di Sicurezza e di Difesa nazionale. (Syvocho, infatti, sostiene apertamente la tesi secondo cui il conflitto nel Donbas è una guerra civile, e non un’aggressione russa.)
  • Fermare il ritiro delle truppe ucraine almeno fino a quando la controparte russa non farà lo stesso.

Le richieste sono state esposte da Yaryna in quattro cartelli, sui blocchi di granito. Un avvertimento li accompagna: “Altrimenti, l’impeachment arriverà presto”. Durante la protesta, altri messaggi e cartelli si sono aggiunti, tra cui la richiesta di licenziare il ministro degli Interni Arsen Avakov, in quanto primo uomo politico corrotto, e di rilasciare Andriy Antonenko, Julia Kuzmenko e Yana Duhar, i tre volontari accusati per l’omicidio del giornalista Pavel Šeremet, agli arresti domiciliari dallo scorso gennaio.

“La primavera sul granito” è una protesta supportata virtualmente, data la situazione di emergenza attuale, e in costante aggiornamento sulla pagina Facebook Vesna na graniti.

 

Foto: Iryna Sajevyč – Hromadske Radio

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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