L'eredità bogomila e l'Islam bosniaco

 


Il bogomilismo era una dottrina cristiana, giudicata ereticale, che affonda le sue radici nello gnosticismo. In sintesi, i bogomili professano la fede in un’ottica dualistica dell’universo che vede la netta contrapposizione tra bene e male. L’eredità culturale dello gnosticismo si diffuse dapprima lungo la costa settentrionale dell’Africa (da cui il Vangelo di Giovanni, d’ispirazione gnostica) e successivamente penetrò in Anatolia e nei Balcani. Qui, secondo la tradizione, il monaco Bogumil diffuse il messaggio gnostico prima in Bulgaria e poi in Serbia e Bosnia. I Bogumili sono il corrispettivo slavo dei Catari, che si diffusero nella Francia meridionale durante il XV secolo.

L’eresia bogumila, come quella catara, fu aspramente combattuta dalla Chiesa poiché ne rappresentava un’alternativa credibile e , quindi, un nemico temibile. A testimoniare quella fase storica, in cui si tentò un rinnovamento purista dell’edificio ecclesiale, sono gli stećci. Si tratta di lapidi, ben cinquantamila nella sola Bosnia, decorate con simboli legati alla terra, al sole, alla famiglia, alla luna, alla guerra. Secondo alcuni studiosi l’iconografia bogumila attinge all’eredità pan-slava, cioè della cultura slava precedente alla cristianizzazione. Per gli slavi della Repubblica Srpska, quindi,si tratta di elementi della loro cultura. Anche per i musulmani, però, li considerano parte della propria tradizione religiosa basata su tolleranza e rispetto dell’altro. Vediamo come grazie alle interviste realizzate dalla giornalista Tanya Mangalakova per Osservatorio Balcani, di cui il paragrafo seguente è un estratto.

L’Islam bosniaco, influenzato dai Bogomili

Anche il dibattito sui Bogomili è stato fortemente influenzato dalla divisione tra le comunità che abitano la Bosnia. Divisione, in merito all’origine degli stećci vi è soprattutto tra la comunità bosniaco-musulmana e croata. Dai miei numerosi incontri in Bosnia Erzegovina ho raccolto l’impressione che la maggior parte dei croati considerano che questi cippi non derivino dalla cultura bogomila mentre i bosniacchi li considerano legati a quest’ultima. I musulmani bosniaci hanno prestato molta attenzione, nei secoli, agli stećci considerandoli simbolo delle relazioni interculturali nei Balcani.

Mustafa ef. Ceric – mufti della comunità isalmica della Bosnia Erzegovina – sostiene che questi ultimi siano parte della peculiarità dell’Islam locale. “Vi è una diferenza tra me, musulmano di Bosnia, ed un musulmano nato e cresciuto in Arabia Saudita. Io ho un’esperienza del tutto bosniaca in merito all’Islam, lui un’esperienza saudita. L’esperienza dell’Islam bosniaco è basata su due principi. Innanzitutto quello di una visione etica della comunità tutta europea basata sulla democrazia ed il rispetto dei diritti umani. In secondo luogo quanto ci deriva dalla cultura Bogomila ha influenzato non solo l’Islam ma la nostra pratica quotidiana. Ad esempio i Bogomili avevano tradizione di riunirsi in luoghi all’aperto per santificare Dio, luoghi che chiamiamo ai nostri giorniDova, Dovista , in lingua serbo-croata Dova significa ora “preghiera musulmana”. Nei mesi di giugno e luglio in Bosnia Erzegovina vi sono molti Dovista e molti musulmani vi si recano, presso le città di Olovo, Kljuc, Lastavica, Zenica. Ed accettiamo, noi musulmani, che questo sia un retaggio bogomilo”, afferma Ceric.

Husein ef. Smajić – mufti di Sarajevo – chiarisce come l’eredità bogomila si sia mescolata con l’Islam locale. “Alcune tradizioni precedenti all’Islam, derivanti dal mondo cristiano, sono rimaste nel nostro Islam che accetta le differenze e non le contraddice. Esistono posti chiamati Dova e Dovistva dove una volta all’anno i musulmani bosniaci si recano per apprendere il Corano. La gente si reca in questi posti aperti, o in caverne, per pregare e raggiungere uno stato spirituale. Questi luoghi sono d’origine bogomila, cristiani che vivevanoi su queste terre prima di noi. I musulmani nonostante questo vi si recano a pregare secondo le usanze islamiche e non bogomili. Non abbiamo mai vietato questo e quindi questi retaggi culturali permangono”

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