Ashkali, minoranza emarginata dei Balcani

A Veliki Hrt, un sobborgo di Novi Sad, in un campo senza elettricità, senza fornitura d’acqua e strade asfaltate, vivono circa duemila profughi dal Kosovo. Il 20% è di etnia rom e gorani, l’80% è composto invece da ashkali, una popolazione che nel IV secolo d.C. ha lasciato l’antica Persia alla volta del continente europeo. La maggior parte degli ashkali si è fermata nei Balcani, soprattutto nel Kosovo, dove tuttora vive; nel 2002 il governo serbo ha ufficialmente annoverato la componente ashkala nell’elenco delle minoranze nazionali, distinguendola così da quella Rom con cui viene spesso confusa.

Gli ashkali hanno una propria lingua (non sono madrelingua albanesi, come si legge spesso sui siti internet a loro dedicati), che si distingue da quella romanì per la presenza di termini e inflessioni arabe; sono musulmani e si riuniscono due volte all’anno, in occasione del giorno della Bandiera ashkala e nel giorno dell’Ashura. Indossano abiti colorati di bianco e di rosa. In Serbia e in Kosovo se ne contano quasi cinquantamila; in Serbia nell’ultimo censimento solo mille persone hanno dichiarato di appartenere alla componente ashkala. In realtà, il numero è sicuramente maggiore, anche se è impossibile stabilire quanti siano gli ashkali presenti sul territorio controllato da Belgrado. Molti di loro, infatti, si stanno a poco poco assimilando ai rom. Il problema è che gli Ashkali – tutti, non solo quelli di Veliki Hrt – vivono in condizione di estrema miseria e lottano quotidianamente per la sopravvivenza, abitano spesso a fianco dei rom di cui a poco a poco fanno propria la lingua e la cultura.

In Kosovo gli ashkali hanno programmi nella propria lingua sulle frequenze delle radio e delle televisioni nazionali e la possibilità di studiare il proprio idioma a scuola. In Serbia, invece, non hanno ancora alcun tipo di riconoscimento concreto, anche se nel 2000 le autorità serbe hanno supportato e promosso la fondazione della “Matica Aškalija”, vale a dire la “Società Letteraria degli Ashkali”, il cui scopo è quello di promuovere la lingua e la cultura di questo popolo sia in Serbia sia all’estero. I rapporti all’interno della “Matica” sono però molto tesi: alla fine del 2011, infatti, la maggior parte dei membri del Consiglio della Società ha nominato un nuovo presidente, Abedin Dino Toplica. Il vecchio presidente, Šemsi Jašari, si è però rifiutato di rimettere il mandato. Dato che la Segreteria per i Diritti Umani e delle Minoranze di Belgrado non ha ancora ratificato la decisione del Consiglio, la “Matica” è di fatto divisa in due, cosa che complica i rapporti all’interno del già debole popolo ashkalo.

La Società, in ogni caso, può dedicarsi poco alla salvaguardia della cultura nazionale: il principale compito a cui entrambi i direttori assolvono è quello di aiutare i profughi ashkali in termini economici e sociali. Il fatto che sia all’estero sia in Serbia gli Ashkali vengano spesso confusi con i Rom, gli albanesi e gli egiziani non può che passare in secondo piano di fronte alla miseria in cui vivono i componenti di questa minoranza. La “Matica” raccoglie fondi e li spedisce ovunque vi siano Ashkali in difficoltà; a Veliki Hrt, però, la Società ha destinato gli aiuti anche ai rom e ai gorani, senza distinzioni etniche.

Foto di Ikuru, Eastbound

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2 commenti

  1. damiano del gigante

    mi intrometto nella discussione perchè credo che ci sia la necessità di correggere alcune affermazioni, palesemente errate, contenute nell’articolo, gli Ashkali non provengono affatto dalla Persia, bensì dall’Egitto, da dove fuggirono per sottrarsi alle persecuzioni contro i cristiani messe in atto dall’imperatore Diocleziano, è quindi da far risalire al III° secolo la loro venuta nei territori balcanici che ora si chiamano Kosovo, erano cristiani copti, infatti nei loro riti religiosi si fa ancora riferimento a due santi della tradizione cristiana, convertiti forzatamente all’islam, come tutti i popoli residenti in quell’area, dai turchi, sonoe restano uno dei misteri nell’etnografia mondiale.
    Va detto che l’area di maggior presenza di questo gruppo etnico è il Kosovo meridionale, intorno alla città di Prizren, dove da sempre sono tollerati dalle altre etnie, in effetti sono emarginati, esclusi, non considrati, da generazioni vivono di elemosina e non riescono a trovare una propria identità, è brutto dirlo ma la verità non è sempre bella.
    cordiali saluti

  2. Christian Eccher

    Caro Damiano,
    molte grazie per il tono cordiale del tuo commento e per la tua precisazione! In realtà, non è così semplice stabilire l’origine degli Ashkali. La maggior parte di loro (fra cui quelli da me intervistati) insistono nel dire di provenire dalla Persia, un dato che ho cercato di verificare ma che non trova precisi riscontri nei libri che ho consultato (così come non si può dimostrare che Ashkali ed Egiziani dei Balcani appartengano allo stesso gruppo etnico. In ogni caso, attualmente vengono considerati separati). Anche per quel che riguarda la lingua ashkala ci sono molto dubbi: è vero che ci sono molte influenze dall’arabo, ma è davvero una lingua a sé stante? Ho interpellato diversi linguisti a Novi Sad che non mi hanno saputo dare risposte precise. Le origini di questo popolo, insomma, si perdono nel mito. Non mi sono addentrato in questo campo perché volevo concentrarmi sul presente; ho riportato le informazioni che ho potuto in qualche modo verificare (gli storici con cui ho parlato ritengono credibile una migrazione dalla Persia) e ho cercato di raccontare quello che ho visto e sentito nel campo di Veliki Rit (e non Hrt, mi scuso per l’errore) cercando di essere il più distaccato possibile di fronte alla povertà che mi si è presentata davanti. Notizie certe sull’origine degli Ashkali, in ogni caso, non ce ne sono.
    Cordialmente,
    Christian

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