POLONIA: Una legge contro la pillola del giorno dopo

Dopo un iter legislativo di settimane, all’inizio di giugno entrambe le camere del parlamento polacco hanno approvato una legge sulla restrizione delle vendite di farmaci per la contraccezione di emergenza, o più comunemente, le “pillole del giorno dopo”.

Una questione politica

Il disegno di legge prevede che la controversa pillola per la contraccezione venga venduta solo con prescrizione medica. In un dibattito che ha infuocato la seduta parlamentare, il ministro della salute Konstanty Radziwiłł ha difeso la legge, sostenendo che: “permette alle donne di avere un parere medico, un consiglio, per capire se queste sostanze abbiano effetti negativi per la salute.”

Il governo di Diritto e Giustizia (PiS), che guida il paese dal 2015, non è nuovo a queste prese di posizione. Infatti, lo scorso anno aveva proposto una legge che restringeva la possibilità di abortire alle sole circostanze in cui la madre fosse a serio rischio di salute. Tuttavia, dopo le proteste delle donne vestite di nero, accompagnate dall’hashtag #CzarnyProtest (protesta nera), la legge era stata ritirata. Anche stavolta le “donne in nero” hanno guidato le proteste e 91 associazioni per i diritti umani hanno firmato una petizione per fermare la legge.

Una questione scientifica

Nel 2014 L’Associazione europea per i medicinali (EMA) ha dichiarato EllaOne, il contraccettivo di emergenza più comune, un farmaco sicuro per il quale non è necessaria alcun tipo di prescrizione. Da quel momento, in Polonia le vendite del prodotto sono cresciute da 10.000 a 240.000 all’anno.

I contraccettivi di emergenza modificano l’attività ormonale naturale ritardando l’ovulazione. Nello specifico EllaOne, se assunto entro 24 ore dal rapporto, si è rivelato più efficace del 98% rispetto alle classiche “pillole del giorno dopo”. Ciononostante il farmaco può essere utilizzato entro 120 ore dal rapporto, e si è così guadagnato il soprannome di “pillola dei 5 giorni dopo”.

In questo contesto le tempistiche sono fondamentali, obbligare a una visita medica non necessaria può causare una dilazione dei tempi e una conseguente gravidanza indesiderata. Se la legge fosse definitivamente approvata potrebbe esserci un aumento delle richieste di aborto, situazione paradossale vista e considerata la posizione del governo in merito.

Una questione di diritti

Solo nel 1979, con la convenzione internazionale per l’eliminazione di tutte le discriminazioni contro le donne (CEDAW), la comunità internazionale ha legalmente riconosciuto l’esistenza di diritti riproduttivi, ovvero l’accesso a metodi sicuri di pianificazione familiare, libertà dalla violenza sessuale e dalla coercizione nell’ambito della famiglia e della società. Questa legge, oltre ad essere in contrasto con l’orientamento giurisprudenziale del Consiglio d’Europa, è una chiara violazione della CEDAW che la Polonia ha ratificato nel 1980.

A prescindere da come la si pensi sul tema, un minore accesso alla contraccezione aumenterà le gravidanze indesiderate, così come una minore possibilità di abortire legalmente porterà ad un incremento degli aborti illegali e non sicuri. La legge dovrebbe proteggere i propri cittadini, non danneggiarli. Venerdì 23 giugno, con la firma del presidente della repubblica Andrzej Duda, la legge è stata definitivamente promulgata.

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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