Sfilano in nero brandendo l’hashtag #CzarnyProtest – protesta nera per l’appunto – le donne e gli uomini che hanno manifestato lo scorso weekend contro la criminalizzazione e il divieto totale d’aborto proposto dal partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) che dal 2015 guida la Polonia.
L’aborto in Polonia
La nuova legge è frutto di un dibattito nato ad aprile di quest’anno quando, durante le celebrazioni domenicali, molti sacerdoti lessero il documento della Conferenza Episcopale a sostegno di Fundacja Pro, l’organizzazione promotrice della campagna “Stop Abortion”. Allora molte donne abbandonarono le chiese, si scagliarono in diretta contro i preti e riempirono le piazze contro un disegno ora in esame dalla Commissione Giustizia prima di arrivare al voto in aula nella sua versione finale. Attualmente l’aborto è disciplinato da una legge del 1993, tra le più severe in Europa, che ne decreta l’esercizio solo nei casi in cui la vita della madre sia a rischio, la gravidanza sia frutto di stupro o incesto, oppure il feto sia gravemente malformato. La nuova bozza sostenuta dal governo, invece, ne stabilisce l’accesso esclusivamente quando la vita della donna è in serio pericolo. Non sono più contemplate, quindi, le interruzioni di gravidanza frutto di violenze. Per di più, la legge prevede fino a cinque anni di detenzione per donne e dottori che praticano l’aborto al di fuori dell’unica eventualità espressa.
Pro-life vs Pro-choice
Nel frattempo, lo scorso venerdì, con 230 voti contrari, la Camera ha respinto la proposta del comitato “Save Women” che, in linea con altre disposizioni europee più liberali, ne consentiva l’applicazione su richiesta entro le 12 settimane, fino a 18 per abusi sessuali, e 24 per anomalie del feto, oltre a contemplare una maggiore educazione sessuale e contraccettiva. Nobile ma troppo ambizioso un disegno del genere in un paese dove ultimamente si respira aria da bigottismo medioevale e il 42% della popolazione preferirebbe che la legislazione in merito non cambi. Secondo un nuovo sondaggio condotto da TNS Polska, infatti, solo il 25% dei polacchi vorrebbe disposizioni più liberali in merito all’aborto, mentre il 12% più restrittive. E, come volevasi dimostrare, nessun parlamentare – nemmeno il principale partito d’opposizione Piattaforma Civica – ha sostenuto pubblicamente il disegno del comitato.
Le proteste
Non sono mancate le manifestazioni durante il weekend guidate dal neo-partito di sinistra Razem che ha invitato a vestirsi di nero e a utilizzare l’hashtag #CzarnyProtest (protesta nera) su tutti i social in segno di protesta contro la criminalizzazione di un diritto. «Non dico mai che siamo “per l’aborto”. Dico che siamo per il diritto a un aborto sicuro e legale – scrive sul The Guardian Krzystyna Kacpura, direttore della Federation for Women and Family Planning. In un paese dove 150 mila aborti illegali vengono eseguiti ogni anno, non dovrebbe essere un’idea radicale». La vera violenza, di certo, è il rifiuto degli obiettori di coscienza, il loro giudizio e quello di molti familiari che in nome della vita relegano quella delle donne nel ghetto dei finti moralismi e della clandestinità.
Foto: Janek Skarżyński (AFP/Getty Images)