Il partito del Sogno Georgiano, al governo nel paese Caucasico dal 2012, ha recentemente perso la maggioranza costituzionale all’interno del parlamento, dopo che sette dei suoi deputati hanno recentemente deciso di lasciare la coalizione.
Con le ultime defezioni, infatti, il gruppo di parlamentari del Sogno Georgiano si è ridotto a 108 membri, cinque in meno del numero minimo (113) necessario per avere la maggioranza costituzionale, che il partito di governo aveva conquistato in seguito alle elezioni parlamentari dell’ottobre 2016, quando ottenne ben 115 seggi su 150.
Il disegno di legge contro la nomina a vita dei giudici
I primi a lasciare la maggioranza, lo scorso 21 febbraio, sono stati Levan Gogichaishvili ed Eka Beselia, quest’ultima tra i fondatori del Sogno Georgiano, i quali avrebbero deciso di abbandonare la formazione di governo dopo la mancata approvazione di un disegno di legge contro il mandato a vita dei giudici di tribunali e corti d’appello. I due sono stati seguiti il giorno successivo da Gedevan Popkhadze, alleato di Beselia.
Il testo in questione, presentato da sette deputati del Sogno Georgiano tra cui appunto i tre fuoriusciti, prevedeva di introdurre una moratoria di cinque anni sull’assegnazione dei mandati a vita; mossa necessaria, secondo gli autori dell’iniziativa, a limitare i poteri del corpo giudiziario georgiano, accusato spesso in passato di avere preso una serie di decisioni a dir poco controverse al fine proteggere l’ex presidente Mikheil Saakashvili.
Una volta in parlamento, la proposta di Beselia ha ricevuto 45 voti a favore e 17 contrari (i restanti deputati, tra cui la maggior parte dei parlamentari del Sogno Georgiano, si sono astenuti). Il numero di consensi non è stato tuttavia sufficiente ai fini dell’approvazione, per la quale era necessario il voto di almeno 76 deputati (la metà dei parlamentari più uno).
Annunciando il proprio addio alla maggioranza, Beselia ha dunque additato la colpa della mancata approvazione del disegno di legge allo stesso Sogno Georgiano, reo di aver voluto sabotare di proposito l’iniziativa. Per la parlamentare, il partito di governo avrebbe così perso la propria autorità morale, abbandonando i propri valori fondanti e sostenendo coloro che per anni avrebbero coperto i misfatti di Saakashvili.
A gettare ulteriori ombre sull’operato della maggioranza è stato il quotidiano Tabula, il quale, citando una fonte anonima, ha rivelato che il presidente del parlamento Irakli Kobakhidze, membro di spicco del Sogno Georgiano, avrebbe inviato appena prima del voto una serie di messaggi ai propri colleghi a nome del leader politico del partito, Bidzina Ivanishvili, invitandoli a non presentarsi in aula, pena l’espulsione dal partito stesso. Il fatto è stato successivamente confermato da diversi deputati, i quali avrebbero effettivamente dichiarato di avere ricevuto messaggi di questo tipo.
Il rapporto di Transparency International
L’iniziativa di Beselia era nata in seguito alla pubblicazione, nel luglio 2018, di un rapporto sui “rischi di corruzione all’interno del sistema giudiziario georgiano” presentato da Transparency International Georgia, ONG dedita alla lotta a ogni tipo di corruzione.
Secondo il rapporto, i principali fattori che contribuirebbero ai sospetti casi di corruzione sono due: le debolezze strutturali del sistema giudiziario georgiano, causate da una legislazione imperfetta, e soprattutto l’indebita influenza sull’amministrazione giudiziaria esercitata da un determinato gruppo di giudici.
Il dibattito politico creatosi intorno a quest’ultimo punto ha finito dunque per spaccare il partito di maggioranza, con alcuni deputati del Sogno Georgiano che hanno apertamente preso di mira le ultime nomine fatte dall’Alto Consiglio di Giustizia, organo responsabile della nomina dei giudici creato proprio per promuovere l’efficienza e l’indipendenza del sistema giudiziario, ma che secondo i parlamentari ribelli sarebbe in realtà controllato da un clan di pochi eletti.
La mancata riforma delle pensioni
Il quarto fuoriuscito in ordine di tempo, Beka Natsvlishvili, membro autorevole del Partito social-democratico, membro della coalizione di governo, ha invece annunciato di voler lasciare la maggioranza il 22 febbraio, dopo la mancata approvazione di un suo disegno di legge riguardante la riforma delle pensioni.
Per lo stesso motivo tra il 26 e il 27 febbraio anche Gia Jorjoliani, presidente dei social-democratici, Zviad Kvachantiradze e Mirian Tsiklauri hanno annunciato la loro imminente fuoriuscita dal Sogno Georgiano, facendo capire che altri colleghi li avrebbero presto seguiti. Nel caso in cui tutti i membri del Partito social-democratico dovessero effettivamente lasciare la maggioranza, la coalizione del Sogno Georgiano perderebbe altri 5 seggi in parlamento, riducendosi a “soli” 103 deputati.
Mentre l’attuale sistema pensionistico cumulativo prevede di versare il 6% del reddito di un individuo su un conto previdenziale personale, il disegno di legge proposto dai social-democratici, basato sul principio di solidarietà intergenerazionale, suggeriva invece di trasferire parte di tale reddito su un conto di solidarietà comune, invece che destinarlo interamente al conto personale.
Secondo Natsvlishvili questi cambiamenti sarebbero stati necessari al fine di emettere pensioni in grado di rispettare il principio di solidarietà. In questo modo, inoltre, il governo sarebbe stato in grado di aumentare progressivamente le stesse pensioni, grazie al continuo accumulo di denaro sul conto di solidarietà.
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Foto: 1tv.ge