di Pietro Acquistapace
La Mongolia è uno dei paesi al mondo con la più bassa densità abitativa. In un territorio grande quasi 5 volte l’Italia vivono circa 2,8 milioni di persone, di cui due terzi nella capitale Ulaan Baatar, comunemente detta UB. Proprio questo squilibrio rischia in futuro di diventare fonte di gravi problemi per la sovranità mongola.
Un disequilibrio che continua ad aumentare, con UB in costante espansione nel contesto di una crescita demografica nazionale in attivo (+2,6% nei primi 8 mesi del 2011). Per rendere l’idea dell’accentramento nella capitale basti pensare che UB ha circa 100 corsi universitari ed il resto del paese solo 4. Inoltre il boom del settore edilizio sta attirando un gran numero di immigrati (spesso cinesi) contribuendo così all’aumento del numero dei “poveri inurbati”, incidendo anche sul tasso di violenza e prostituzione. E’ significativo della problematica il fatto che l’ultimo dato disponibile segni un aumento della percentuale di disoccupati (+2%).
Il territorio fuori dalla capitale si sta spopolando con gravi danni per l’allevamento, insieme al minerario settore trainante dell’economia mongola, rendendo il paese sempre piu’ dipendente dalle importazioni. Va ricordato che in Mongolia, anche per motivi culturali, l’agricoltura è quasi inesistente. L’allevamento mongolo aveva già attraversato negli anni scorsi una mutazione dovuta alla sempre più diffusa abitudine di ridurre i capi destinati alla susssistenza in favore di scelte finalizzate al commercio estero come l’aumento del numero delle pecore da cashmire.
Lo spopolamento delle campagne rende ulteriormente disabitati immensi territori che suscitano l’interesse di numerose compagnie estrattive straniere; non e’ un caso che specie nell’est del paese stiano aumentando le concessioni a societa’, in particolar modo cinesi, finalizzate allo sfruttamento di giacimenti (tra i piu’ estesi del mondo) di rame, oro, carbone e altri minerali. La concorrenza per accaparrarsi le concessioni fa la Mongolia oggetto delle mire di diversi attori geopolitici, come ben mostrato da Luca Troiano in un recente articolo su EastJournal.
Il settore estrattivo è inoltre fonte di un grave dissesto ecologico in quello che è uno dei pochi paesi ancora “incontaminati”, con l’eccezione di UB che risulta una delle città piu’ inquinate al mondo. Questa “colonizzazione strisciante“, ben visibile nella stessa Ulaan Baatar sommersa da negozi di vendita al dettaglio, ristoranti e karaoke cinesi e coreani, è una delle questioni principali, che la Mongolia dovrà affrontare nell’immediato futuro, insieme alla costruzione di un’identità in un contesto non più di isolamento, nonostante la ancora pressochè totale assenza di infrastrutture.
Un commento
Pingback: Dall'Italia alla Mongolia in Panda: Intervista a Pietro (Seconda Parte)