Il 13 e il 14 giugno, il governo azero ha incontrato diverse delegazioni dell’Unione Europea nell’ambito della negoziazione di un nuovo “accordo di partenariato strategico”, che dovrebbe rinnovare il dialogo tra le due parti e potenziare la collaborazione in settori specifici, tra cui sicurezza e commercio. In particolare, il nuovo accordo sostituirebbe l’accordo di partenariato e cooperazione (PCA) del 1996, sulla base dei principi sanciti dal riesame della politica europea di vicinato (ENP) del 2015 . In passato un accordo di associazione era già stato discusso, ma infine rifiutato dall’Azerbaigian nel 2010; adesso è stata invece la repubblica caucasica a proporne il rinnovo; strategia che sottolinea la volontà azera di instaurare delle relazioni “più eque” rispetto al passato.
Lo stato dei lavori
Dopo il via libera del Consiglio dell’Unione Europea, che lo scorso novembre aveva dato mandato alla Commissione per iniziare le negoziazioni riguardanti il nuovo accordo, il dialogo continua senza intoppi. Lo scorso febbraio, Aliyev ha accolto l’invito del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e si è recato a Bruxelles, per sancire l’inizio ufficiale delle negoziazioni. Da allora, entrambe le parti si dicono soddisfatte dell’avanzamento dei dialoghi, che continueranno con una nuova tornata di incontri previsti per luglio. Tuttavia, il viceministro degli Esteri azero Mahmud Mammadguliyev ha fatto notare che il processo non è semplice, e che difficilmente sarà ultimato entro il summit del Partenariato orientale (EaP) del prossimo novembre (al contrario dell’Armenia, che in questa occasione potrebbe già firmare l’altrettanto agognato accordo di associazione).
Si apre una nuova era?
Nonostante i segnali positivi degli ultimi mesi, il dialogo tra le due parti è stato tutt’altro che pacifico lo scorso anno, specialmente dopo la risoluzione 2015/2840 del settembre 2015, con la quale il Parlamento Europeo condannò il paese per le costanti violazioni dei diritti umani e intimò il governo azero di rilasciare i numerosi prigionieri politici, sottolineando inoltre che ogni negoziazione sarebbe stata sospesa in attesa di vedere dei progressi sulla questione. La reazione azera fu altrettanto dura: visite cancellate, attività dell’Euronest sospese, e gravi accuse lanciate dalle autorità azere ai colleghi europei.
Dopo questo episodio, 17 prigionieri vennero rilasciati e la situazione gradualmente normalizzata, al punto da lasciar pensare che oggi, con un accordo in via di definizione, il peggio sia passato, e che un nuovo corso di relazioni tra l’Azerbaigian e l’Unione Europea sia pronto ad aprirsi.
Tuttavia, alcuni episodi dimostrano che gli strappi, specialmente quelli con il Parlamento europeo legati al processo di democratizzazione, non sono ancora stati del tutto ricuciti. Infatti, durante la visita dello scorso febbraio a Bruxelles, Aliyev ha incontrato tutte le alte cariche europee, tranne il neoeletto Presidente Tajani: secondo alcune ONG, l’incontro, inizialmente previsto, sarebbe stato infatti cancellato per via di una conferenza sulle violazioni dei diritti umani organizzata dai Verdi in concomitanza all’evento.
Inoltre, proprio nei giorni scorsi il Parlamento europeo è intervenuto sul caso Mukhtarli, con la risoluzione del 15 giugno dove ha chiesto all’Azerbaigian di liberare immediatamente il giornalista, sequestrato e condotto illegalmente in Azerbaigian dalla Georgia. Inoltre, il testo intima allo stesso governo georgiano di continuare ad indagare sul trasferimento illegale di cui lo stato sembra essersi reso complice, pur negando ogni responsabilità.
Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.