CECENIA: Attacco terroristico a una base militare russa

Nella notte tra giovedì e venerdì scorso, un gruppo di militanti armati ha attaccato una base militare russa nei pressi del villaggio di Naursky, a nord di Grozny, in Cecenia. Sei soldati della Guardia nazionale russa sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti. Il presidente Putin lo ha definito “un evento raccapricciante” e ha ribadito l’impegno russo nella lotta al terrorismo.

I fatti

Il portavoce della Guardia nazionale ha fatto sapere che un gruppo di “banditi armati” ha provato a entrare nel campo militare approfittando della fitta nebbia. Intercettati dalle pattuglie, è iniziato uno scontro a fuoco nel quale tutti e sei gli assalitori sono morti. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa TASS, due di loro indossavano delle cinture esplosive finte. Nelle ore successive, l’attacco è stato rivendicato dallo Stato Islamico attraverso un messaggio diffuso sul web.

La Rosgvardiya

La Guardia nazionale russa, conosciuta anche come Rosgvardiya, è una forza militare interna della Federazione, separata dalle Forze Armate russe e guidata da Viktor Zolotov, ex guardia del corpo di Putin. Creata dal Presidente nell’aprile dello scorso anno e sotto il suo controllo diretto, ha come obiettivo primario la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, oltre che la sicurezza delle frontiere e l’ordine pubblico. Proprio pochi giorni fa era stato annunciato il primo snap combat readiness check, un test per verificare le prestazioni del nuovo corpo, a seguito del quale Putin si era detto soddisfatto dell’alto livello di preparazione e competenza raggiunto.

La lotta al terrorismo

L’attacco subito dai militari russi in Cecenia dimostra che la guerra al terrorismo dichiarata da Putin e dal suo fedelissimo Kadyrov è tutt’altro che vinta.

Dopo il periodo di apparente stabilità che ha seguito le guerre separatiste degli anni 90, negli ultimi anni le autorità della regione si sono trovate a dover fronteggiare nuove sfide: oltre alla minaccia del terrorismo indipendentista, ben radicato e di natura “regionale”, si è diffusa in Cecenia e non solo una forma di Islam radicale, in contrasto con la confessione confraternale più moderata, e affacciato sin dal principio verso il jihadismo internazionale.

Se da una parte le autorità russe possono vantare numerose vittorie a livello di sicurezza e un effettivo calo dell’attività terroristica nella regione, specialmente dopo Sochi 2014 (secondo una statistica del 2015, hanno virtualmente sconfitto l’Emirato del Caucaso e ucciso 20 dei 26 leader affiliati allo Stato Islamico), episodi come questo continuano a manifestarsi: già nello scorso dicembre dei militanti avevano attaccato un gruppo di poliziotti nel centro di Grozny, il capoluogo ceceno.

Lo stesso presidente Kadyrov ha dichiarato di sentirsi responsabile per l’accaduto, insieme alle altre autorità della repubblica: “ci siamo rilassati troppo; pensavamo di averli neutralizzati, ma a quanto pare non vogliono fermarsi. Ma continueremo a combattere, in Cecenia, in Siria o in altri posti”.

Proprio nel giorno dell’attacco, il presidente Putin stava incontrando Marine Le Pen, con la quale ha commentato i sempre più frequenti attentati terroristici che coinvolgono i due paesi. “Viviamo in un ambiente molto complicato. Dobbiamo essere consapevoli di questo pericolo e cooperare nella battaglia contro il terrorismo”, avrebbe affermato Putin. La Le Pen, che si è detta d’accordo, ha inoltre esternato il suo disappunto verso la mancanza di cooperazione tra l’Unione Europea e la Russia, affermando che “solo attraverso incontri a livello politico si riusciranno a programmare azioni da intraprendere insieme per scongiurare definitivamente la minaccia terroristica”.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association. Le analisi dell’autore sono pubblicate anche su PECOB, Università di Bologna

Chi è Francesca Barbino

Nata in Calabria nel 1993, vive a Forlì dove si è laureata presso il MIREES, Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe. Da maggio 2016 collabora con East Journal, per il quale si occupa principalmente di Caucaso.

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